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Interessi moratori sanità: sì a D.Lgs. 231/2002

La Corte di Cassazione ha stabilito che i contratti tra strutture sanitarie private accreditate e le Aziende Sanitarie rientrano nella nozione di “transazione commerciale”. Di conseguenza, in caso di ritardato pagamento, gli interessi moratori sanità scattano automaticamente secondo le regole del D.Lgs. 231/2002, senza necessità di una specifica messa in mora. La Corte ha cassato la decisione d’appello che aveva negato tale diritto, riaffermando un principio fondamentale a tutela delle imprese che operano con la Pubblica Amministrazione.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Interessi Moratori Sanità: La Cassazione Conferma i Diritti delle Strutture Accreditate

La questione dei ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione è un tema cruciale per la stabilità finanziaria delle imprese. Questo problema assume contorni ancora più delicati nel settore sanitario, dove la regolarità dei flussi di cassa è essenziale per garantire la continuità dei servizi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di interessi moratori sanità, chiarendo in modo definitivo i diritti delle strutture private accreditate. La Corte ha confermato che i contratti stipulati con le Aziende Sanitarie Provinciali (ASP) rientrano a pieno titolo nelle “transazioni commerciali” disciplinate dal D.Lgs. 231/2002.

I Fatti del Caso

La controversia nasceva dalla richiesta di pagamento di una società a responsabilità limitata, gestore di una residenza sanitaria assistenziale, nei confronti di un’Azienda Sanitaria Provinciale. La società aveva ottenuto un decreto ingiuntivo per circa 20.000 euro, a saldo di fatture non pagate per prestazioni erogate in esecuzione di un contratto.

L’Azienda Sanitaria si opponeva, sostenendo che il credito non fosse esigibile e che, pertanto, non fossero dovuti gli interessi moratori previsti dal D.Lgs. 231/2002. Secondo l’ente pubblico, il pagamento era subordinato a un complesso iter di validazione delle prestazioni, e la società non aveva mai formalmente messo in mora l’Azienda.

Il Tribunale di primo grado aveva dato ragione alla struttura sanitaria, ma la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, accogliendo la tesi dell’Azienda Sanitaria. La questione è quindi giunta all’esame della Corte di Cassazione.

L’Applicazione del D.Lgs. 231/2002 e gli interessi moratori sanità

Il cuore della questione giuridica risiedeva nell’interpretare la natura del rapporto contrattuale tra la struttura sanitaria accreditata e l’ente pubblico. La Corte d’Appello aveva escluso l’applicazione automatica dei termini di pagamento e degli interessi previsti dalla legge, valorizzando una presunta specificità del contratto che avrebbe derogato alla normativa generale.

La società ricorrente, invece, ha sostenuto dinanzi alla Cassazione che, in assenza di un termine di pagamento esplicito e certo nel contratto, dovesse applicarsi il termine legale di 30 giorni stabilito dall’art. 4 del D.Lgs. 231/2002. Di conseguenza, gli interessi moratori sarebbero dovuti scattare automaticamente dal giorno successivo alla scadenza, senza necessità di alcun atto di costituzione in mora.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della struttura sanitaria, cassando la sentenza d’appello e riaffermando la sua consolidata giurisprudenza. Ha chiarito che le prestazioni sanitarie erogate da strutture private accreditate in favore degli assistiti del Servizio Sanitario Nazionale costituiscono a tutti gli effetti una “transazione commerciale”.

Questi contratti, se stipulati in forma scritta dopo l’8 agosto 2002, sono soggetti alla disciplina contro i ritardi di pagamento. La normativa, di derivazione europea, ha lo scopo di proteggere le imprese, garantendo loro flussi di cassa regolari e sanzionando i ritardi della controparte, sia essa privata o pubblica.

La Corte ha anche sottolineato la differenza tra queste strutture e le farmacie, per le quali le Sezioni Unite avevano raggiunto conclusioni diverse data la specificità del loro rapporto con il SSN. Per le strutture sanitarie, invece, prevale la natura imprenditoriale e la qualificazione del rapporto come transazione commerciale.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda sulla necessità di dare piena attuazione alla normativa europea e nazionale volta a contrastare la morosità nei pagamenti. Esonerare la pubblica amministrazione, in un settore così cruciale come quello sanitario, dall’applicazione di queste regole significherebbe neutralizzare l’effetto della legge e creare una disparità ingiustificata.

Il rapporto tra la struttura accreditata e l’ASL, sebbene inserito in un contesto pubblicistico, mantiene la sua natura di contratto a prestazioni corrispettive: la struttura eroga un servizio e l’ente pubblico è tenuto a pagarne il corrispettivo. Il ritardo in questo pagamento genera automaticamente il diritto al risarcimento, forfettariamente individuato negli interessi moratori. La Corte ha quindi ritenuto che la Corte d’Appello avesse errato nel non applicare questi principi consolidati, basando la sua decisione su un’interpretazione del contratto non conforme alla legge.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un’importante conferma per tutte le strutture sanitarie private che operano in regime di accreditamento. Viene ribadito con forza che esse hanno diritto al riconoscimento automatico degli interessi moratori in caso di ritardato pagamento da parte delle Aziende Sanitarie. Questo principio rafforza la posizione contrattuale degli operatori privati, garantendo maggiore certezza nei rapporti economici con la Pubblica Amministrazione e disincentivando pratiche di pagamento dilatorie che possono compromettere la sostenibilità finanziaria delle imprese del settore.

I contratti tra strutture sanitarie private accreditate e ASL sono considerati “transazioni commerciali”?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che questi rapporti contrattuali rientrano pienamente nella nozione di “transazione commerciale” ai sensi del D.Lgs. 231/2002, in quanto prevedono la prestazione di servizi in cambio di un corrispettivo.

Gli interessi per ritardato pagamento sono dovuti automaticamente?
Sì. Una volta superato il termine di pagamento (legale o contrattuale), gli interessi moratori scattano automaticamente senza che sia necessario un atto formale di costituzione in mora da parte del creditore.

È necessario che il contratto preveda un termine specifico di pagamento per far scattare gli interessi?
No. Se il contratto non stabilisce un termine di pagamento diverso, si applica il termine legale previsto dal D.Lgs. 231/2002 (generalmente 30 giorni). Gli interessi decorrono dal giorno successivo a tale scadenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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