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Interessi moratori sanità: la competenza di Sezione

Una struttura sanitaria privata ha richiesto gli interessi moratori per ritardati pagamenti da parte dell’amministrazione sanitaria regionale. Le corti di merito hanno negato la richiesta per assenza di un contratto scritto. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, non ha deciso nel merito ma ha rimesso la causa alla Prima Sezione Civile, competente per materia, al fine di assicurare uniformità giurisprudenziale sul tema degli interessi moratori sanità.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Interessi moratori sanità: la Cassazione fa chiarezza sulla competenza

L’applicabilità degli interessi moratori sanità nei rapporti tra strutture private accreditate e Servizio Sanitario Nazionale è un tema complesso, specialmente quando manca un contratto scritto. Con un’ordinanza interlocutoria, la Corte di Cassazione non entra nel merito della questione ma stabilisce un punto fermo procedurale, rimettendo la decisione alla Sezione specializzata per garantire uniformità interpretativa.

I Fatti di Causa

Una casa di cura privata conveniva in giudizio l’Assessorato alla Salute di una Regione, chiedendo la condanna al pagamento di oltre 1,2 milioni di euro a titolo di interessi moratori. Tali interessi erano maturati, secondo la struttura, a causa dei ritardi nei pagamenti delle prestazioni sanitarie di alta specialità erogate in regime di accreditamento tra il 2004 e il 2007.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello rigettavano la domanda. La motivazione dei giudici di merito si fondava su un presupposto formale: per le prestazioni rese in quegli anni, non era stata prodotta alcuna convenzione scritta stipulata dopo l’entrata in vigore del D.Lgs. 231/2002. Di conseguenza, secondo le corti territoriali, non era applicabile il regime degli interessi previsto per le transazioni commerciali.

Il Motivo del Ricorso in Cassazione

La struttura sanitaria ha impugnato la decisione della Corte d’Appello, denunciando la violazione degli articoli 1 e 2 del D.Lgs. 231/2002. Secondo la ricorrente, la corte territoriale avrebbe errato nel non condannare la Regione al pagamento degli interessi. Si sosteneva che, per i rapporti sorti dopo l’agosto 2002, la normativa comunitaria non richiederebbe, come presupposto indefettibile per il riconoscimento degli interessi, la stipulazione di un contratto in forma scritta tra l’ente pubblico e la struttura accreditata. L’esistenza del rapporto, secondo la tesi difensiva, sarebbe dimostrata dall’insieme degli atti e dalla condotta delle parti, riconducibili agli accordi contrattuali previsti dalla normativa di settore.

Le motivazioni della decisione: una questione di competenza

La Terza Sezione Civile della Corte di Cassazione, investita del ricorso, ha emesso un’ordinanza interlocutoria, scegliendo di non pronunciarsi sul merito della controversia. Il Collegio ha rilevato, in via preliminare, che l’oggetto del contendere riguarda i rapporti di convenzionamento tra strutture sanitarie private e il Servizio Sanitario pubblico. Questa materia, per le sue implicazioni con il diritto amministrativo e i contratti con la Pubblica Amministrazione, rientra nella ‘competenza tabellare’ di un’altra sezione della Corte: la Prima Sezione Civile.

La Corte ha sottolineato che la Prima Sezione è già intervenuta di recente su questioni analoghe, in controversie tra le medesime parti. Al fine di prevenire possibili disarmonie o contrasti interpretativi su una materia così specifica e delicata, per la quale la Terza Sezione non ha una competenza specifica, si è ritenuto opportuno rimettere il ricorso alla sezione tabellarmente competente.

Le conclusioni: il rinvio per una giurisprudenza uniforme

In conclusione, la Corte ha disposto la trasmissione del ricorso alla Prima Sezione Civile. Questa decisione, pur essendo di natura procedurale, ha un’importante implicazione pratica: assicura che a decidere sulla debenza degli interessi moratori sanità in assenza di contratto scritto sia la sezione con la maggiore specializzazione in materia di contratti pubblici. Ciò mira a garantire una maggiore coerenza e prevedibilità delle decisioni giudiziarie, consolidando un indirizzo interpretativo univoco su un tema di grande rilevanza economica per il settore sanitario.

Qual era l’oggetto principale della controversia?
La richiesta di una struttura sanitaria privata di ottenere il pagamento di interessi moratori, ai sensi del D.Lgs. 231/2002, per ritardi nei pagamenti da parte dell’amministrazione sanitaria pubblica per prestazioni erogate in regime di accreditamento.

Perché i giudici di primo e secondo grado hanno rigettato la domanda?
Perché hanno ritenuto che, in assenza di un contratto scritto specifico per il periodo in questione (2004-2007), non fosse applicabile la disciplina sugli interessi di mora nelle transazioni commerciali.

Qual è stata la decisione della Corte di Cassazione e perché?
La Terza Sezione Civile della Cassazione non ha deciso il merito, ma ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui ha trasmesso il ricorso alla Prima Sezione Civile. La ragione è che la materia dei contratti con la pubblica amministrazione rientra nella competenza tabellare della Prima Sezione, e questa scelta mira a prevenire contrasti giurisprudenziali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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