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Interessi moratori e usura: la decisione della Corte

Una recente sentenza della Corte d’Appello affronta un complesso caso di diritto bancario, riesaminando una decisione di primo grado su rapporti di conto corrente e mutui. Il cliente aveva contestato la legittimità di diverse clausole, con particolare attenzione agli interessi moratori, ritenuti usurari dal primo giudice. La Corte d’Appello, applicando i principi della Cassazione, ha riformato la decisione, stabilendo che gli interessi moratori non superavano la soglia dell’usura. Ha inoltre confermato l’obbligo della banca di restituire somme indebitamente addebitate sui conti correnti, ma ha ridotto l’importo sulla base di un’attenta analisi della prescrizione, chiarendo la natura ‘solutoria’ dei versamenti in assenza di fido scritto.

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Pubblicato il 26 giugno 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Interessi Moratori e Usura: La Corte d’Appello Riforma la Sentenza di Primo Grado

Una recente sentenza della Corte d’Appello di Torino offre importanti chiarimenti in materia di diritto bancario, con un focus specifico sulla verifica dell’usura relativamente agli interessi moratori e sulla corretta applicazione della prescrizione nei rapporti di conto corrente. La decisione riforma parzialmente una sentenza di primo grado, delineando con precisione i criteri da seguire in queste complesse controversie.

I Fatti di Causa

La vicenda giudiziaria ha origine dall’azione legale di un cliente contro un istituto di credito. L’attore contestava la legittimità delle condizioni applicate a svariati rapporti bancari, tra cui tre conti correnti, un finanziamento e diversi contratti di mutuo. Le doglianze principali riguardavano l’applicazione di interessi, commissioni e spese ritenute illegittime, con particolare riferimento all’usurarietà degli interessi moratori pattuiti in alcuni contratti di mutuo.

La Decisione di Primo Grado

Il Tribunale, in prima istanza, aveva parzialmente accolto le domande del cliente. Aveva accertato la nullità di alcune clausole dei contratti di conto corrente, condannando la banca alla restituzione di oltre 116.000 euro. Per quanto riguarda i mutui, il giudice aveva dichiarato l’usurarietà degli interessi moratori pattuiti in tre specifici contratti. Tuttavia, aveva rigettato la domanda di restituzione delle somme, motivando che non era stato provato l’inadempimento del cliente, presupposto necessario per l’applicazione di tali interessi. Questa specifica motivazione è stata poi oggetto di appello per vizio di ultrapetizione.

L’Appello e la Posizione delle Parti

La banca ha impugnato la sentenza, contestando la declaratoria di usurarietà degli interessi moratori e sostenendo che il Tribunale non avesse applicato correttamente i principi stabiliti dalla giurisprudenza di legittimità. A sua volta, il cliente ha proposto appello incidentale, lamentando, tra le altre cose, il vizio di ultrapetizione della sentenza e contestando le risultanze della Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) di primo grado.

L’Analisi della Corte d’Appello sugli Interessi Moratori

Il punto cruciale della decisione d’appello riguarda la questione degli interessi moratori. La Corte ha disposto una nuova CTU, incaricando il consulente di applicare rigorosamente i principi sanciti dalle Sezioni Unite della Cassazione (sent. n. 19597/2020). Secondo tale orientamento, la verifica dell’usura deve essere condotta separatamente per gli interessi corrispettivi e per quelli moratori. Per questi ultimi, il tasso soglia va calcolato aumentando il TEGM di una specifica maggiorazione media (pari al 2,1%) e applicando poi gli ulteriori correttivi previsti dalla legge.

Sulla base di questa metodologia, la CTU ha accertato che i tassi di mora pattuiti nei contratti in esame erano, in realtà, tutti inferiori alle rispettive soglie di usura. Di conseguenza, la Corte d’Appello ha revocato la declaratoria di usurarietà, riformando integralmente la sentenza di primo grado su questo specifico punto.

La Questione della Prescrizione e dei Conti Correnti

Un altro aspetto fondamentale analizzato dalla Corte è la prescrizione dell’azione di ripetizione delle somme indebitamente addebitate sui conti correnti. La CTU ha accertato che per i conti in questione non risultavano aperture di credito formalizzate per iscritto. In assenza di un fido, la giurisprudenza consolidata qualifica ogni versamento effettuato dal cliente su un conto con saldo negativo come ‘rimessa solutoria’, ovvero un pagamento che estingue un debito.

Questo ha un’implicazione diretta sul calcolo della prescrizione decennale: il termine inizia a decorrere dalla data di ogni singolo versamento e non dalla chiusura del conto. Applicando tale principio, la Corte ha rideterminato le somme che la banca era tenuta a restituire, riducendo l’importo da circa 116.000 euro a circa 79.000 euro, poiché molte delle rimesse più datate erano ormai coperte da prescrizione.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la propria decisione sulla base di consolidati principi giuridici. In primo luogo, ha ribadito che la verifica dell’usura per gli interessi moratori richiede un’analisi autonoma e l’applicazione di una soglia specifica, distinta da quella prevista per gli interessi corrispettivi. L’accertamento tecnico, condotto secondo i criteri dettati dalle Sezioni Unite, ha dimostrato l’assenza di usura nei contratti esaminati. In secondo luogo, riguardo alla prescrizione, la Corte ha sottolineato che spetta al cliente provare l’esistenza di un contratto di fido scritto; in sua assenza, le rimesse su conto scoperto sono sempre solutorie, con conseguente decorrenza immediata del termine prescrizionale. Infine, la Corte ha respinto l’eccezione di ultrapetizione, chiarendo che il semplice riferimento narrativo a rapporti estranei al giudizio non costituisce una statuizione nel merito, che è invece contenuta esclusivamente nel dispositivo della sentenza.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte d’Appello ha parzialmente accolto l’appello principale della banca e ha rigettato l’appello incidentale del cliente. Ha revocato la declaratoria di usurarietà degli interessi moratori, confermando però l’obbligo della banca di restituire le somme indebitamente addebitate sui conti correnti, sebbene in misura ridotta a seguito della corretta applicazione delle regole sulla prescrizione. La sentenza fornisce un’importante guida pratica per operatori e clienti su come affrontare le controversie bancarie, in particolare per quanto concerne la complessa materia dell’usura e della prescrizione.

Gli interessi moratori pattuiti in un contratto di mutuo sono risultati usurari in questo caso?
No. La Corte d’Appello, applicando i criteri stabiliti dalla Cassazione a Sezioni Unite, ha accertato che, sebbene in primo grado fossero stati ritenuti usurari, un’analisi più corretta basata su una nuova perizia tecnica ha dimostrato che i tassi di mora erano inferiori alle soglie di legge pertinenti.

Come si calcola la prescrizione per la restituzione di somme indebitamente addebitate su un conto corrente senza fido scritto?
La Corte ha stabilito che, in assenza di un’apertura di credito formalizzata per iscritto, ogni versamento effettuato dal cliente su un conto con saldo negativo (‘scoperto’) ha natura solutoria. Di conseguenza, il termine di prescrizione decennale per chiederne la restituzione inizia a decorrere dalla data di ogni singolo versamento.

Il giudice può pronunciarsi su rapporti contrattuali che non sono oggetto specifico della domanda?
No. La Corte ha chiarito che il vizio di ultrapetizione si verifica solo quando il giudice emette una decisione su una domanda non proposta. Il semplice richiamo descrittivo, nella parte narrativa della sentenza, a rapporti estranei alla causa (ma magari menzionati dalle parti) non costituisce una statuizione e non viola il principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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