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Interessi moratori compensi professionali: la Cassazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione stabilisce principi fondamentali sugli interessi moratori compensi professionali. Viene chiarito che gli interessi decorrono dalla messa in mora, non dalla liquidazione giudiziale, e si applica il tasso più elevato previsto per le transazioni commerciali dal D.Lgs. 231/2002. Inoltre, le spese per la fase istruttoria sono sempre dovute.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Interessi Moratori Compensi Professionali: la Cassazione detta le regole

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali in materia di interessi moratori compensi professionali, stabilendo principi fondamentali sulla loro decorrenza, sul tasso applicabile e sul rimborso delle spese legali. La decisione interviene su una controversia tra una professionista legale e una società sua cliente, ridefinendo aspetti pratici di grande importanza per tutti gli avvocati e i loro assistiti.

I Fatti di Causa

Una avvocata si rivolgeva al Tribunale per ottenere il pagamento dei compensi maturati per l’attività di difesa, recupero crediti e consulenza legale svolta in favore di una società. Il Tribunale, pur riconoscendo la fondatezza del credito, emetteva un’ordinanza che la professionista riteneva lesiva dei suoi diritti per tre ragioni principali:

1. Gli interessi sul credito venivano fatti decorrere dalla data della decisione e non dalla precedente richiesta di pagamento (messa in mora).
2. Il tasso di interesse riconosciuto era quello legale ordinario, anziché quello, più elevato, previsto per i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali.
3. Dal rimborso delle spese di lite venivano esclusi i compensi relativi alla fase istruttoria del giudizio.

Ritenendo l’ordinanza ingiusta, l’avvocata decideva di presentare ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso e gli Interessi Moratori Compensi Professionali

La Corte di Cassazione ha esaminato i quattro motivi di ricorso presentati dalla professionista, accogliendoli integralmente. Vediamo nel dettaglio i punti chiave della decisione.

Decorrenza degli Interessi: dalla Messa in Mora, non dalla Sentenza

Il primo motivo di ricorso contestava la decisione del Tribunale di far decorrere gli interessi dalla data della liquidazione giudiziale. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: gli interessi di cui all’art. 1224 c.c. sono dovuti a partire dalla data della messa in mora, che può coincidere con la richiesta stragiudiziale di pagamento o con la notifica dell’atto giudiziario. Il fatto che il giudice liquidi un importo inferiore a quello originariamente richiesto non esclude la mora. Nel nostro ordinamento, infatti, non vige il principio in illiquidis non fit mora (la mora non si produce sui debiti non ancora liquidi). Pertanto, l’atto di costituzione in mora produce i suoi effetti sull’importo che viene poi effettivamente riconosciuto come dovuto.

Tasso d’Interesse: si applica la disciplina delle Transazioni Commerciali

Con il secondo e terzo motivo, l’avvocata lamentava l’applicazione del tasso legale ordinario anziché quello speciale previsto dal D.Lgs. 231/2002 per i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali. La Corte ha dato piena ragione alla ricorrente, affermando che la disciplina contro i ritardi di pagamento si applica anche ai contratti d’opera professionale stipulati tra un professionista e un’impresa. La prestazione di servizi legali rientra a pieno titolo nel concetto di “transazione commerciale”, dando quindi diritto al creditore di ottenere gli interessi moratori compensi professionali al saggio maggiorato previsto dalla normativa speciale.

Compenso per la Fase Istruttoria: sempre dovuto

Infine, la Cassazione ha accolto anche il quarto motivo, relativo all’esclusione del compenso per la fase istruttoria. La Corte ha chiarito che, ai fini della liquidazione delle spese processuali, il compenso per la fase di trattazione e/o istruttoria è previsto come unitario dal D.M. 55/2014. Tale compenso è dovuto anche se nel corso del giudizio non si sono svolte attività di istruzione in senso stretto (es. audizione di testimoni), poiché la fase comprende una pluralità di attività, come la redazione di memorie e le richieste di prova. Escluderlo a priori costituisce una violazione delle tariffe professionali.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato. In primo luogo, ha sottolineato come la liquidità del debito non sia una condizione necessaria per la costituzione in mora. L’atto di intimazione del creditore è sufficiente a far scattare gli effetti del ritardo sulla parte di credito che risulterà fondata. In secondo luogo, ha interpretato estensivamente la nozione di “transazione commerciale” del D.Lgs. 231/2002, includendovi esplicitamente le prestazioni d’opera intellettuale, in linea con la finalità della direttiva europea di contrastare i ritardi di pagamento a tutela di tutti gli operatori economici, inclusi i liberi professionisti. Infine, per quanto riguarda i compensi, ha evidenziato la natura onnicomprensiva della fase istruttoria/trattazione secondo le tariffe forensi, che non può essere svuotata del suo contenuto economico solo perché il rito processuale non ha richiesto complesse attività probatorie.

Conclusioni

L’ordinanza in commento rappresenta un punto fermo a tutela dei crediti professionali degli avvocati. Afferma con chiarezza tre principi fondamentali: 1) gli interessi moratori decorrono sempre dalla richiesta di pagamento; 2) il tasso da applicare è quello, più vantaggioso, previsto per le transazioni commerciali; 3) il compenso per la fase istruttoria è sempre dovuto in quanto copre l’intera gestione della trattazione della causa. La Corte ha quindi cassato l’ordinanza impugnata, rinviando la causa al Tribunale che dovrà decidere nuovamente la controversia attenendosi a questi importanti principi di diritto.

Da quando decorrono gli interessi sui compensi professionali non pagati a un avvocato?
Gli interessi decorrono dalla data della costituzione in mora (cioè dalla richiesta formale di pagamento, anche stragiudiziale) e non dalla data successiva in cui il giudice liquida l’importo.

Quale tasso di interesse si applica ai crediti per compensi professionali degli avvocati?
Si applica il tasso di interesse previsto per i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali (D.Lgs. 231/2002), che è superiore al tasso legale ordinario, poiché anche il contratto d’opera professionale è considerato una “transazione commerciale”.

Il compenso per la fase istruttoria è sempre dovuto al difensore anche se non vengono assunte prove?
Sì, il compenso per la fase di trattazione/istruttoria è unitario e spetta sempre, anche in assenza di attività istruttorie in senso stretto, poiché ricomprende tutte le attività difensive svolte in quella fase del giudizio, come la redazione di memorie o le semplici richieste probatorie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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