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Interessi moratori appalti: quando si fermano?

In una controversia sugli interessi moratori in appalti pubblici, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’obbligo della stazione appaltante cessa non con l’effettivo accredito delle somme, ma con l’emissione e l’invio del titolo di pagamento all’organo deputato a eseguirlo (es. Tesoreria). Questo principio ribalta la decisione della Corte d’Appello, distinguendo la responsabilità della stazione appaltante da quella dell’ente pagatore.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Interessi Moratori Appalti Pubblici: Fino a Quando Sono Dovuti?

La gestione dei pagamenti nei contratti pubblici è una questione cruciale che incide sulla salute finanziaria delle imprese e sull’efficienza della Pubblica Amministrazione. Un recente intervento della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale sul calcolo degli interessi moratori negli appalti pubblici, definendo con precisione il momento in cui l’obbligo di pagamento della stazione appaltante si estingue. Questa ordinanza risolve un dubbio interpretativo che spesso ha generato contenziosi, stabilendo un principio di responsabilità chiaro.

Il Fatto: Il Ritardo nei Pagamenti della Pubblica Amministrazione

Una società appaltatrice, dopo aver eseguito lavori per conto di un Ministero, si trovava a subire un ritardo nel pagamento dei corrispettivi pattuiti. Di conseguenza, l’impresa agiva in giudizio per ottenere il riconoscimento degli interessi di mora. La controversia non verteva sull’esistenza del diritto agli interessi, ma sulla sua estensione temporale. Secondo la tesi del Ministero, gli interessi avrebbero dovuto cessare di maturare al momento dell’emissione del mandato di pagamento e del suo invio all’organo pagatore, la Tesoreria dello Stato. L’impresa, invece, sosteneva che gli interessi fossero dovuti fino al giorno dell’effettivo accredito delle somme sul proprio conto corrente.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia in primo grado che in appello, i giudici avevano dato ragione all’impresa. La Corte d’Appello, in particolare, aveva confermato che il termine finale per il calcolo degli interessi coincidesse con la data dell’effettivo pagamento, ritenendo irrilevante il momento in cui la stazione appaltante avesse emesso l’ordine di pagamento. Secondo i giudici di merito, l’inerzia dell’organo pagatore non poteva scaricarsi sul creditore, e l’obbligazione della Pubblica Amministrazione si estingueva solo con la materiale disponibilità delle somme da parte dell’appaltatore.

Interessi moratori appalti pubblici: Il Principio della Cassazione

La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso del Ministero, ha ribaltato completamente questa visione. Gli Ermellini hanno affermato un principio consolidato nella loro giurisprudenza, basato sull’interpretazione degli articoli 35 e 36 del d.P.R. 1063/1962 (Capitolato generale d’appalto per le opere pubbliche). Secondo la Suprema Corte, il termine ad quem per la decorrenza degli interessi moratori non è il momento del pagamento materiale, ma quello in cui l’ordine di pagamento viene inviato all’organo che deve eseguirlo. L’atto che interrompe la mora della stazione appaltante è l'”emissione” del titolo di spesa, intesa non come mera redazione, ma come invio dello stesso all’organo pagatore.

Le Motivazioni

La decisione si fonda su una distinzione netta tra la figura della stazione appaltante (il Ministero, in questo caso) e quella dell’organo pagatore (la Tesoreria). La responsabilità per il ritardo, che giustifica l’applicazione degli interessi moratori, presuppone un inadempimento colpevole del debitore. La stazione appaltante adempie alla sua parte dell’obbligazione quando, completate le procedure di liquidazione, emette il mandato di pagamento e lo trasmette a chi deve materialmente erogare le somme. Da quel momento in poi, la sua condotta non è più causa del ritardo. Qualsiasi ulteriore ritardo nell’accredito delle somme non è imputabile alla stazione appaltante, ma a un soggetto diverso. Pertanto, far gravare sulla prima le conseguenze di un ritardo causato dalla seconda sarebbe contrario ai principi di responsabilità.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Per le imprese che lavorano con la Pubblica Amministrazione, significa che il diritto a percepire gli interessi di mora si ferma prima dell’effettivo incasso. Questo sposta l’onere di sollecitare il pagamento, una volta emesso il mandato, direttamente sull’organo pagatore. Per le stazioni appaltanti, questo principio definisce chiaramente i confini della propria responsabilità, limitandola al corretto e tempestivo svolgimento delle procedure amministrative di propria competenza. La decisione, quindi, non nega la tutela del creditore, ma la indirizza correttamente, distinguendo le responsabilità all’interno della complessa macchina burocratica dello Stato.

In un appalto pubblico, fino a quando sono dovuti gli interessi moratori per un pagamento in ritardo?
Gli interessi moratori sono dovuti fino al momento in cui la stazione appaltante emette il titolo di spesa (mandato di pagamento) e lo invia all’organo deputato al pagamento (es. la Tesoreria), e non fino all’effettivo accredito delle somme a favore dell’appaltatore.

Perché la Corte di Cassazione distingue tra la stazione appaltante e l’organo pagatore?
La distinzione è fondamentale perché si tratta di due soggetti diversi. La responsabilità della stazione appaltante per il ritardo cessa quando ha completato i suoi adempimenti, ovvero con l’invio dell’ordine di pagamento. Eventuali ritardi successivi sono imputabili all’organo pagatore, non più alla stazione appaltante, il cui comportamento colpevole si è esaurito.

Cosa si intende per “emissione” del titolo di spesa ai fini dell’interruzione della mora?
Per “emissione” non si intende la semplice redazione materiale del documento, ma la sua redazione seguita dall’effettivo invio all’organo destinato al pagamento. È questo invio che rende il titolo idoneo a produrre i suoi effetti e che segna la fine del periodo di mora imputabile alla stazione appaltante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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