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Interesse ad impugnare: vincere non basta per ricorrere

Un proprietario, dopo aver vinto sia in primo grado che in appello una causa per il riconoscimento della proprietà di un immobile, ha presentato ricorso in Cassazione. Il motivo? Non era soddisfatto di come la Corte d’Appello aveva descritto l’immobile nella motivazione della sentenza. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per mancanza di interesse ad impugnare, sottolineando che, essendo il ricorrente risultato totalmente vittorioso, non aveva il diritto di contestare una decisione a lui interamente favorevole.

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Interesse ad Impugnare: Quando il Vincitore non Può Fare Ricorso

Nel mondo del diritto, non sempre una vittoria processuale mette fine a ogni malcontento. A volte, pur avendo ottenuto una sentenza favorevole, una parte può essere insoddisfatta di alcuni aspetti della motivazione. Ma questo è sufficiente per continuare la battaglia legale? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ci ricorda un principio fondamentale: per contestare una decisione, è necessario avere un interesse ad impugnare, che nasce solo da una sconfitta, anche parziale. Analizziamo insieme questo interessante caso.

I Fatti di Causa: Una Proprietà Contesa

La vicenda ha origine da una causa civile in cui un proprietario chiedeva al tribunale di accertare la sua esclusiva proprietà su un annesso agricolo e l’area circostante, acquisiti sia tramite un atto di compravendita sia per usucapione, avendo posseduto l’immobile per oltre quarant’anni. I convenuti si opponevano, rivendicando a loro volta la proprietà del bene.

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda del proprietario, dichiarandolo legittimo titolare dell’immobile. La controparte, insoddisfatta, proponeva appello.

La Decisione in Appello e il Ricorso in Cassazione

La Corte d’Appello rigettava il gravame, confermando integralmente la decisione di primo grado. La vittoria per il proprietario era quindi totale. Tuttavia, un dettaglio nella motivazione della sentenza d’appello ha spinto quest’ultimo a ricorrere in Cassazione. Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello aveva erroneamente descritto l’annesso agricolo come composto da un solo vano, mentre egli sosteneva che il Tribunale gli avesse riconosciuto la proprietà di due vani.

Pur essendo risultato vincitore in entrambi i gradi di giudizio, il proprietario lamentava questa discrepanza nella descrizione del bene, temendo che potesse limitare di fatto il suo diritto di proprietà. Il suo ricorso in Cassazione si basava quindi sull’errata interpretazione, a suo dire, della sentenza di primo grado da parte dei giudici d’appello.

Le Motivazioni della Cassazione sul Mancato Interesse ad Impugnare

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La motivazione è netta e si fonda su un pilastro del diritto processuale: la mancanza di interesse ad impugnare da parte del ricorrente.

I giudici hanno spiegato che una parte può contestare una sentenza solo se ne è uscita, almeno in parte, “soccombente”, ovvero sconfitta. Nel caso di specie, il proprietario era risultato “totalmente vittorioso”. La Corte d’Appello aveva respinto l’impugnazione della controparte senza apportare alcuna modifica al “decisum” (la parte dispositiva e vincolante) della sentenza di primo grado.

La Cassazione ha chiarito che le osservazioni contenute nella parte motiva della sentenza d’appello sulla composizione dell’immobile (un vano anziché due) non alteravano la sostanza della decisione. Il bene di cui era stata riconosciuta la proprietà era esattamente quello oggetto della domanda giudiziale iniziale. Poiché la decisione finale era interamente favorevole al ricorrente, non sussisteva alcun presupposto per un’ulteriore impugnazione. L’eventuale correzione di una descrizione nella motivazione non costituisce un interesse giuridicamente tutelato che giustifichi un ricorso, se il risultato pratico è una vittoria completa.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale: non si può impugnare una sentenza solo perché non si gradisce la motivazione. L’interesse ad agire in giudizio, e in particolare l’interesse ad impugnare, richiede un pregiudizio concreto derivante dalla decisione del giudice, ovvero una “soccombenza”. Essere totalmente vittoriosi, come nel caso esaminato, preclude la possibilità di proseguire il contenzioso. La sentenza insegna che l’obiettivo del processo è risolvere una controversia, e una volta ottenuta una vittoria piena, non è possibile utilizzare gli ulteriori gradi di giudizio per semplici precisazioni o per correggere elementi della motivazione che non incidono sulla statuizione finale.

È possibile impugnare una sentenza se si è risultati completamente vittoriosi?
No. Secondo la Corte di Cassazione, per poter impugnare una decisione è necessario essere “soccombente”, anche solo parzialmente. Una parte totalmente vittoriosa non ha un interesse giuridicamente protetto a contestare una sentenza che le è interamente favorevole.

Qual è la differenza tra motivazione e “decisum” di una sentenza ai fini dell’impugnazione?
Il “decisum” è la parte della sentenza che contiene la decisione finale del giudice e risolve la lite, stabilendo chi ha torto e chi ha ragione. La motivazione spiega le ragioni logico-giuridiche che hanno portato a quella decisione. L’interesse ad impugnare nasce da un “decisum” sfavorevole, non da un’insoddisfazione per la motivazione, se questa non incide sulla vittoria finale.

Cosa significa mancanza di “interesse ad impugnare”?
Significa che la parte che propone il ricorso non ha un interesse concreto e attuale a ottenere una riforma della sentenza impugnata, perché quella sentenza non le ha causato alcun pregiudizio. Come nel caso di specie, chi ha vinto la causa su tutta la linea non subisce alcun danno dalla decisione e quindi non ha l’interesse necessario per contestarla.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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