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Interesse ad agire e dimissioni: sì al risarcimento

Un dirigente medico impugna un trasferimento ritenuto illegittimo. Durante la causa si dimette, ma la Cassazione conferma il suo diritto a proseguire l’azione. La Corte stabilisce che l’interesse ad agire sussiste se il lavoratore, sin dall’inizio, ha formulato una riserva di agire per il risarcimento dei danni. La dichiarazione di illegittimità del trasferimento diventa così un presupposto necessario per la futura richiesta di risarcimento, anche dopo la cessazione del rapporto di lavoro.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Interesse ad agire dopo le dimissioni: la Cassazione fa chiarezza

Un lavoratore che si dimette nel corso di una causa contro un trasferimento illegittimo perde il diritto a ottenere una sentenza? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1157/2024, ha fornito una risposta chiara, sottolineando l’importanza della riserva di azione per il risarcimento del danno. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: l’interesse ad agire non svanisce con la fine del rapporto di lavoro, se la pronuncia richiesta è la premessa per far valere un futuro diritto, come quello al risarcimento.

I fatti del caso: il trasferimento e le dimissioni

La vicenda riguarda un dirigente medico di un’azienda sanitaria pubblica, il quale aveva impugnato un ordine di servizio che ne modificava la sede lavorativa e le mansioni, privandolo dell’attività chirurgica. Il lavoratore sosteneva l’illegittimità del provvedimento e ne chiedeva l’annullamento.

Durante il giudizio di primo grado, il medico rassegnava le dimissioni per giusta causa. Il Tribunale, a quel punto, dichiarava la domanda inammissibile, ritenendo che, con la cessazione del rapporto di lavoro, fosse venuto meno l’interesse ad agire del ricorrente. In appello, la decisione veniva ribaltata: la Corte territoriale riconosceva la persistenza dell’interesse, dato che il lavoratore si era riservato di agire per il risarcimento dei danni subiti a causa del trasferimento illegittimo. Nel merito, l’ordine di servizio veniva dichiarato illegittimo.

La questione dell’interesse ad agire dopo la cessazione del rapporto

L’azienda sanitaria ha quindi proposto ricorso in Cassazione, basando il suo motivo principale proprio sulla presunta carenza di interesse ad agire del lavoratore a seguito delle dimissioni. Secondo il datore di lavoro, una volta estinto il rapporto, una sentenza che accertasse l’illegittimità del trasferimento non avrebbe prodotto alcun effetto utile per il lavoratore, che non aveva formulato una specifica domanda di risarcimento nel giudizio in corso.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso dell’azienda, confermando integralmente la sentenza d’appello. I giudici hanno chiarito che l’estinzione del rapporto di lavoro non determina automaticamente la scomparsa dell’interesse ad agire.

Le motivazioni: la riserva di azione risarcitoria è decisiva

Il punto cruciale della decisione risiede nella distinzione tra una domanda di mero accertamento fine a se stessa e una domanda di accertamento che funge da presupposto per una futura azione. La Cassazione ha ribadito il suo orientamento consolidato (richiamando, tra le altre, l’ordinanza n. 4410/2022): quando il lavoratore, sin dal ricorso introduttivo, fa espressa riserva di agire per il risarcimento dei danni derivanti dall’inadempimento del datore di lavoro, l’interesse a ottenere l’accertamento di tale inadempimento persiste.

In questo caso, l’accertamento dell’illegittimità del trasferimento non era un obiettivo fine a se stesso, ma la premessa logica e giuridica indispensabile per poter, in un secondo momento, chiedere il risarcimento per i danni (professionali, morali, etc.) subiti. Senza una pronuncia che stabilisse l’illegittimità del comportamento del datore di lavoro, qualsiasi successiva azione risarcitoria sarebbe stata priva di fondamento.

Le conclusioni: implicazioni pratiche per lavoratori e datori di lavoro

La pronuncia ha importanti implicazioni pratiche. Per i lavoratori, sottolinea l’importanza strategica di formulare, sin dal primo atto del giudizio, una chiara e inequivocabile riserva di agire per il risarcimento dei danni, qualora intendano tutelare i propri diritti anche in prospettiva futura. Questa accortezza procedurale garantisce la persistenza dell’interesse ad agire anche in caso di eventi che pongano fine al rapporto di lavoro, come le dimissioni o il licenziamento. Per i datori di lavoro, la decisione è un monito: non si può contare sulla cessazione del rapporto per far venir meno le conseguenze di un comportamento potenzialmente illegittimo. L’accertamento dell’inadempimento può essere sempre richiesto dal lavoratore se propedeutico a una futura richiesta di risarcimento.

Un lavoratore può continuare una causa per trasferimento illegittimo anche se si è dimesso?
Sì, può continuare la causa a condizione che, sin dall’atto introduttivo del giudizio, abbia formulato una espressa riserva di agire per ottenere il risarcimento dei danni derivanti da tale trasferimento. In questo caso, l’interesse ad agire per l’accertamento dell’illegittimità persiste anche dopo la fine del rapporto.

Cosa significa “riserva di agire per il risarcimento del danno”?
È una dichiarazione formale inserita nell’atto giudiziario con cui una parte comunica di riservarsi il diritto di avviare, in un momento successivo, una causa separata per chiedere il risarcimento dei danni. In questo modo, si evita che l’azione in corso (ad esempio, per l’annullamento di un atto) precluda future richieste economiche collegate allo stesso fatto.

Perché la Corte ha ritenuto che il trasferimento del medico fosse illegittimo?
La Corte d’Appello, la cui decisione è stata confermata dalla Cassazione, ha ritenuto il trasferimento illegittimo perché era stato disposto in via definitiva e al di fuori delle ipotesi di mobilità d’urgenza previste dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL), che ammette trasferimenti temporanei solo in presenza di precise condizioni e nel rispetto di limiti come la rotazione tra i dirigenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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