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Interesse ad agire condominio: quando è impugnabile?

Un condomino impugna una delibera assembleare che gli ordina di rimuovere una struttura dal proprio balcone. La Corte d’Appello dichiara l’impugnazione inammissibile per carenza di interesse ad agire. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5129/2024, ribalta la decisione, affermando che sussiste l’interesse ad agire del condomino quando la delibera, asserendo diritti su una proprietà privata, crea una situazione di incertezza e un pregiudizio concreto, legittimando così l’impugnazione.

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Interesse ad agire in condominio: la Cassazione chiarisce quando si può impugnare una delibera

L’interesse ad agire in condominio rappresenta un presupposto fondamentale per poter contestare giudizialmente una delibera assembleare. Senza un interesse concreto e attuale, l’azione legale rischia di essere dichiarata inammissibile. Con la recente ordinanza n. 5129 del 27 febbraio 2024, la Corte di Cassazione è tornata su questo tema cruciale, stabilendo un principio chiaro: una delibera che lede i diritti di un condomino, creando una situazione di pregiudizio e incertezza, è sempre impugnabile.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla delibera di un’assemblea condominiale che ordinava a un condomino la rimozione immediata di una struttura realizzata sul balcone di sua proprietà. Secondo il condominio, tale opera era stata costruita su un’area comune (un terrazzino) e ledeva i diritti degli altri condomini, oscurando il vano scala. La delibera dava inoltre mandato all’amministratore di inviare una raccomandata e, in caso di inadempimento, di denunciare la situazione all’autorità competente.

Il condomino interessato ha impugnato la delibera davanti al Tribunale, che gli ha dato ragione. Tuttavia, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, dichiarando l’impugnazione inammissibile per difetto di interesse ad agire. Secondo i giudici di secondo grado, la delibera non era idonea a determinare un mutamento pregiudizievole della posizione del condomino, configurandosi quasi come un atto preparatorio o meramente consultivo.

L’Impugnazione e la questione sull’Interesse ad Agire del Condomino

Il condomino ha quindi presentato ricorso in Cassazione, contestando la decisione della Corte d’Appello. Il nodo centrale della questione era stabilire se una delibera di quel tenore potesse effettivamente generare quel pregiudizio concreto e attuale che fonda l’interesse ad agire del condomino, come previsto dall’art. 100 del codice di procedura civile.

La difesa del ricorrente sosteneva che non si trattava di un atto privo di efficacia vincolante, ma di un deliberato con un contenuto sostanziale ben preciso: affermava un diritto del condominio su una proprietà privata, imponeva un’azione specifica (la rimozione) e minacciava conseguenze legali. Una simile decisione, secondo il ricorrente, creava un danno diretto, immediato e concreto, legittimando pienamente la sua azione in giudizio.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del condomino, ritenendo fondata la censura relativa al difetto di interesse ad agire. Gli Ermellini hanno chiarito che, per valutare la sussistenza di tale interesse, è necessario distinguere tra delibere meramente programmatiche e delibere che, come in questo caso, hanno un immediato valore organizzativo e un impatto concreto sulla sfera giuridica dei singoli.

La delibera in questione non era affatto un atto preparatorio. Al contrario, essa:
1. Affermava una pretesa concreta: Sosteneva che il terrazzino fosse di proprietà condominiale, contestando il diritto del singolo condomino.
2. Imponeva un obbligo di fare: Ordinava la rimozione della struttura e il ripristino dello stato dei luoghi.
3. Era obbligatoria: Ai sensi dell’art. 1137 c.c., la delibera era vincolante per tutti i condomini se non impugnata tempestivamente.

Secondo la Cassazione, una delibera con queste caratteristiche genera una “situazione di obiettiva incertezza” sul contenuto dei diritti e degli obblighi delle parti. Il condomino si trovava di fronte a una decisione assembleare che metteva in discussione il suo diritto di proprietà e lo esponeva a ulteriori azioni da parte dell’amministratore. Questa situazione configura una lesione individuale di rilievo patrimoniale, che giustifica pienamente l’utilità concreta derivante dall’accoglimento della domanda di annullamento. Di conseguenza, l’interesse ad agire era palese.

Le Conclusioni

La sentenza della Corte di Cassazione ha cassato la decisione della Corte d’Appello, rinviando la causa per un nuovo esame del merito. Il principio affermato è di fondamentale importanza pratica: un condomino ha sempre interesse ad agire quando una delibera assembleare, anche senza disporre direttamente un’azione esecutiva, affermi pretese su beni di proprietà esclusiva o imponga obblighi che creino un pregiudizio giuridico ed economico. Non è necessario attendere l’azione esecutiva del condominio per potersi difendere in giudizio. La semplice esistenza di una delibera che generi incertezza e leda una posizione giuridica è sufficiente a radicare il diritto di chiederne l’annullamento.

Quando un condomino ha interesse ad agire per impugnare una delibera assembleare?
Un condomino ha interesse ad agire quando la delibera produce una lesione individuale di rilievo patrimoniale o genera una situazione di obiettiva incertezza sui suoi diritti, come nel caso di una delibera che affermi diritti del condominio su una proprietà privata o imponga obblighi di fare al singolo.

Il pagamento delle spese legali dopo una sentenza di primo grado impedisce di presentare appello?
No. Secondo la giurisprudenza consolidata citata dalla Corte, il pagamento delle spese processuali liquidate in una sentenza, anche se eseguito senza riserve e a seguito di intimazione di precetto, non costituisce acquiescenza e quindi non preclude il diritto di impugnare la sentenza.

Cosa rende una delibera condominiale immediatamente pregiudizievole e quindi impugnabile?
Una delibera è immediatamente pregiudizievole quando ha un valore organizzativo concreto e non meramente consultivo. Lo è, ad esempio, quando afferma una pretesa del condominio (es. su una parte di proprietà privata), impone un obbligo specifico (es. la rimozione di un’opera) e diventa obbligatoria per tutti i condomini se non viene impugnata nei termini di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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