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Institutio ex re certa: quando un bene è eredità

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 15387/2024, ha stabilito che l’assegnazione di un singolo bene, se rappresenta la quasi totalità del patrimonio del defunto, configura una ‘institutio ex re certa’, rendendo il beneficiario un erede universale e non un semplice legatario. Di conseguenza, i creditori dell’erede possono contestare la sua rinuncia all’eredità per soddisfare i propri crediti, ai sensi dell’art. 524 c.c. Il caso riguardava la rinuncia di un nipote all’eredità della zia, composta quasi esclusivamente da un immobile. La Corte ha ritenuto la rinuncia inefficace nei confronti della banca creditrice.

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Pubblicato il 22 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Institutio ex re certa: Un solo bene può valere un’intera eredità?

L’istituto della institutio ex re certa è uno dei concetti più affascinanti e complessi del diritto successorio. Quando un testamento lascia a una persona un bene specifico, come una casa, quella persona è considerata erede o semplice legatario? La risposta non è sempre immediata e le conseguenze sono enormi, specialmente se ci sono dei creditori di mezzo. La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 15387 del 3 giugno 2024, torna a fare chiarezza su questo punto cruciale, confermando un orientamento consolidato.

I Fatti del Caso: La Rinuncia all’Eredità

La vicenda ha origine quando un istituto di credito conviene in giudizio un uomo e sua sorella. L’uomo aveva rinunciato all’eredità della zia defunta, la quale gli aveva lasciato con testamento pubblico l’unico bene immobile di sua proprietà. Successivamente alla sua rinuncia, l’eredità era stata accettata dalla sorella.

La banca, creditrice dell’uomo, ha agito in giudizio chiedendo di dichiarare inefficace tale rinuncia. Secondo l’istituto di credito, il lascito dell’immobile non era un semplice legato, ma una vera e propria istituzione di erede. Pertanto, la banca chiedeva di essere autorizzata ad accettare l’eredità in nome e per conto del rinunciante, al fine di potersi soddisfare sui beni ereditari.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione alla banca, qualificando la disposizione testamentaria come institutio ex re certa.

La Questione Giuridica: Erede o Legatario?

Il nipote ha quindi proposto ricorso per Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse errato nell’interpretare il testamento. A suo dire, l’attribuzione di un singolo bene immobile, per quanto importante, doveva essere considerata un legato. Questa distinzione è fondamentale:

* Il legatario riceve solo beni specifici e non risponde dei debiti ereditari.
* L’erede succede in tutti i rapporti attivi e passivi del defunto (o in una quota di essi) e risponde dei debiti, anche con il proprio patrimonio.

L’azione della banca (prevista dall’art. 524 c.c.) è esperibile solo se il debitore ha rinunciato alla qualità di erede, non a un semplice legato.

L’interpretazione della volontà del testatore e l’institutio ex re certa

Il ricorrente insisteva sul fatto che mancasse nel testamento una chiara volontà di nominarlo erede. La Corte, tuttavia, ha ribadito che per distinguere tra erede e legatario non ci si deve fermare al dato letterale. Bisogna indagare la reale volontà del testatore, applicando i principi dell’interpretazione contrattuale (art. 1362 e ss. c.c.).

L’articolo 588 del Codice Civile stabilisce che l’indicazione di beni determinati è di regola un legato. Tuttavia, il secondo comma dello stesso articolo precisa che, se risulta che il testatore ha inteso assegnare quei beni come quota del patrimonio, si ha una istituzione di erede. Questa è, appunto, l’institutio ex re certa.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. Le motivazioni si basano su una serie di elementi logici e giuridici che hanno permesso di ricostruire la volontà della testatrice:

1. Valore del Bene: L’immobile lasciato al nipote non era un bene qualsiasi, ma l’unico bene immobile e il cespite di maggior valore dell’intero asse ereditario. Questo elemento è stato ritenuto fondamentale per considerare il lascito come rappresentativo dell’universalità del patrimonio.
2. Valore Affettivo: Si trattava della casa in cui la defunta viveva, un fatto che ne sottolinea l’importanza non solo patrimoniale ma anche affettiva, e la volontà di affidarla alla persona a lei più legata.
3. Forma del Testamento: La scelta di un testamento pubblico, con la contestuale revoca di ogni precedente disposizione, è stata interpretata come un segnale della particolare importanza che la testatrice attribuiva a quella specifica volontà.
4. Comportamento del Beneficiario: La stessa condotta del nipote, che dinanzi al notaio aveva formalmente “rinunciato all’eredità” e non a un legato, è stata vista come una conferma che anche lui si era percepito come erede.

La Corte ha inoltre chiarito che la presenza di altri beni mobili di valore inferiore non era sufficiente a smentire questa interpretazione. Anzi, l’attribuzione del bene principale a una persona e di altri beni minori a soggetti diversi può proprio configurare un’ipotesi di concorso tra più eredi istituiti ex re certa.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale: la qualifica di erede può derivare non solo da una nomina espressa, ma anche dall’attribuzione di beni che, nell’intenzione del testatore, esauriscono o rappresentano una quota significativa del suo patrimonio. L’interpretazione del testamento è un’indagine di fatto, riservata ai giudici di merito, e può essere contestata in Cassazione solo se palesemente illogica o contraddittoria. Per i creditori, questa pronuncia conferma un importante strumento di tutela: se un debitore rinuncia a un’eredità che lo avrebbe arricchito, i creditori possono farsi autorizzare dal giudice ad accettarla in sua vece, per soddisfare le proprie ragioni sul patrimonio ereditario.

L’assegnazione di un singolo bene in un testamento costituisce sempre un legato?
No. Secondo la Corte, anche l’assegnazione di un singolo bene può costituire un’istituzione di erede (institutio ex re certa) se, dall’interpretazione del testamento, emerge che il testatore intendeva assegnare quel bene come quota o totalità del suo patrimonio. Elementi come il valore del bene rispetto al resto dell’asse e il suo significato affettivo sono cruciali.

Come si interpreta la volontà del testatore per distinguere tra erede e legatario?
L’interpretazione non deve limitarsi al senso letterale delle parole usate, ma deve ricostruire l’effettiva volontà del defunto. Si devono valutare congiuntamente l’elemento letterale e quello logico, considerando il comportamento del testatore, il valore dei beni e il contesto complessivo della disposizione testamentaria.

Cosa può fare un creditore se il suo debitore rinuncia a un’eredità?
Se la rinuncia all’eredità danneggia le ragioni del creditore, quest’ultimo può, ai sensi dell’art. 524 c.c., farsi autorizzare dal giudice ad accettare l’eredità in nome e per conto del debitore rinunciante. Questo permette al creditore di soddisfarsi sui beni ereditari che sarebbero spettati al debitore, ma solo fino alla concorrenza del proprio credito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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