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Institutio ex re certa: quando si è erede e non legatario

Un creditore ha agito per il recupero di un mutuo nei confronti degli eredi del debitore. Una beneficiaria del testamento ha sostenuto di essere legataria e non erede per non rispondere dei debiti. La Cassazione ha stabilito che l’assegnazione dei proventi della vendita di un bene che costituisce l’intero patrimonio configura una ‘institutio ex re certa’, rendendo il beneficiario un erede tenuto al pagamento dei debiti.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Institutio ex re certa: Erede o Legatario? La Cassazione fa chiarezza

Quando si riceve un bene tramite testamento, si è eredi o legatari? La domanda non è banale, perché la risposta determina una conseguenza fondamentale: la responsabilità per i debiti del defunto. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito l’importanza del principio di institutio ex re certa per risolvere questa questione. L’analisi del caso concreto ci aiuta a comprendere quando l’assegnazione di un bene specifico non configura un semplice legato, ma una vera e propria istituzione di erede, con tutti gli oneri che ne derivano.

I Fatti del Caso: un Debito Ereditario Conteso

La vicenda ha origine da un’azione giudiziaria per la restituzione di una cospicua somma di denaro, concessa a titolo di mutuo. Durante il processo, il debitore veniva a mancare e la causa proseguiva nei confronti dei suoi eredi. Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda del creditore, condannando i beneficiari del testamento e l’esecutore testamentario al pagamento del debito, ciascuno in proporzione alla propria quota ereditaria.

Contro questa decisione, veniva proposto appello. In particolare, una delle beneficiarie del testamento sosteneva di non essere erede, ma semplice legataria, e quindi di non dover rispondere del debito ereditario. La sua tesi si basava sul fatto che il testamento le assegnava una quota del ricavato della vendita di un immobile, e non una quota dell’intero patrimonio.

La Decisione della Corte d’Appello: l’Interpretazione del Testamento

La Corte d’Appello, riformando parzialmente la sentenza di primo grado, rigettava però l’argomentazione principale della beneficiaria. I giudici di secondo grado hanno analizzato attentamente il testamento olografo, concludendo che la volontà del defunto non era quella di assegnare singoli beni a titolo di legato, ma di distribuire l’intero suo patrimonio. Il testatore aveva infatti disposto della vendita dell’unico immobile di sua proprietà, che costituiva la quasi totalità dell’asse ereditario, ripartendone il ricavato tra i vari beneficiari. Questa modalità, secondo la Corte, qualificava i beneficiari come eredi.

L’Institutio ex re certa nel Ricorso in Cassazione

La beneficiaria, non soddisfatta della decisione, proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un’errata interpretazione della volontà del testatore e una violazione dell’art. 588 del codice civile. A suo avviso, i giudici di merito non avevano adeguatamente spiegato perché lei dovesse essere considerata erede e non legataria, dato che le era stata attribuita una somma di denaro derivante da un bene specifico.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, ritenendo infondati tutti i motivi di doglianza e confermando la corretta applicazione del principio di institutio ex re certa da parte della Corte d’Appello.

La Volontà del Testatore come Criterio Guida

I giudici supremi hanno ribadito che, per distinguere tra erede e legatario, è necessario accertare la reale intenzione del testatore. L’indicazione di beni determinati non esclude di per sé che la disposizione sia a titolo universale (e quindi che si tratti di un’istituzione di erede), qualora risulti che il testatore abbia inteso assegnare quei beni come quota del suo patrimonio. Questo accertamento è un’indagine di fatto, che spetta al giudice di merito e non è sindacabile in Cassazione se, come nel caso di specie, è sorretta da una motivazione logica e congrua.

Quando l’Assegnazione di un Bene Qualifica come Eredità

La Corte ha evidenziato come nel caso specifico la volontà del testatore di disporre dell’universalità dei suoi beni fosse chiara. La suddivisione del ricavato della vendita dell’unico e principale bene immobile tra i beneficiari non poteva che essere intesa come una divisione del patrimonio in quote. Avendo il testatore lasciato, pro quota, un immobile il cui valore costituiva la quasi totalità del compendio ereditario, i destinatari dovevano essere considerati eredi e non legatari.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale in materia di successioni. La qualifica di erede non dipende dalla formula sacramentale utilizzata nel testamento, ma dalla sostanza della disposizione. Chiunque riceva beni che, nell’intenzione del testatore, rappresentano una frazione dell’intero asse ereditario, sarà considerato erede e, di conseguenza, sarà chiamato a rispondere dei debiti ereditari in proporzione alla propria quota. È quindi cruciale, sia in fase di redazione del testamento sia in fase di interpretazione, porre la massima attenzione alla volontà complessiva del disponente per evitare contestazioni future e garantire il rispetto delle sue ultime volontà.

Quando l’assegnazione di un bene specifico in un testamento mi rende erede invece che legatario?
L’assegnazione di un bene specifico rende eredi, e non legatari, quando emerge che l’intenzione del testatore era quella di assegnare quel bene come una quota del suo intero patrimonio. Questo principio è noto come ‘institutio ex re certa’ e si applica, ad esempio, quando i beni assegnati esauriscono la quasi totalità del patrimonio.

Perché è così importante la distinzione tra erede e legatario?
La differenza è fondamentale perché l’erede subentra in una quota dell’intero patrimonio del defunto, rispondendo anche dei debiti in proporzione alla sua parte. Il legatario, invece, riceve solo uno o più beni specifici e, di regola, non è tenuto a pagare i debiti ereditari.

Come si interpreta la volontà del testatore per capire se si tratta di eredità o legato?
La volontà del testatore si ricostruisce attraverso un esame complessivo del testamento. Se dall’atto risulta che il testatore ha voluto distribuire l’universalità dei suoi beni, anche attraverso l’assegnazione di beni determinati o di quote di essi, i beneficiari saranno considerati eredi. L’intenzione di assegnare una quota del patrimonio prevale sull’indicazione di un bene specifico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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