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Inquadramento previdenziale consorzi: la Cassazione

Un consorzio di installatori ha contestato la sua riclassificazione da parte dell’ente previdenziale dal settore artigiano a quello commerciale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che per l’inquadramento previdenziale dei consorzi come artigiani, questi devono essere composti esclusivamente da imprese artigiane. La Corte ha sottolineato che la legislazione regionale, che può ammettere una composizione mista per altri fini, non può derogare alla normativa nazionale in materia di previdenza sociale.

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Inquadramento previdenziale consorzi: solo imprese artigiane

L’ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, n. 603/2024, affronta una questione cruciale per l’inquadramento previdenziale dei consorzi, stabilendo un principio netto: per essere classificato nel settore artigiano ai fini contributivi, un consorzio deve essere composto esclusivamente da imprese artigiane. Questa pronuncia chiarisce il rapporto tra normativa nazionale e legislazione regionale, ribadendo la preminenza della prima in materia di previdenza.

I fatti del caso

Un consorzio di installatori termoidraulici si è visto notificare un verbale di accertamento da parte dell’ente previdenziale nazionale, con cui veniva disconosciuta la sua natura di impresa artigiana e, di conseguenza, veniva riclassificato nel settore commerciale. Tale modifica comportava la richiesta di pagamento di maggiori contributi.
Il consorzio ha impugnato il provvedimento, ma sia il Tribunale in primo grado sia la Corte d’Appello hanno confermato la legittimità dell’operato dell’ente. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, con il consorzio che ha basato il proprio ricorso su due motivi principali: l’errata applicazione delle norme di settore e l’omesso esame di un fatto decisivo.

La questione giuridica: i requisiti per l’inquadramento previdenziale dei consorzi

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione della normativa che definisce i requisiti per l’iscrizione di un consorzio nell’albo delle imprese artigiane ai fini previdenziali. Il ricorrente sosteneva che una legge della Regione Toscana consentisse ai consorzi di mantenere la qualifica artigiana anche in presenza di soci non artigiani, purché questi non superassero un terzo del totale e le imprese artigiane detenessero la maggioranza negli organi deliberanti.
La Corte di Cassazione è stata chiamata a decidere se una legge regionale potesse influenzare l’inquadramento previdenziale dei consorzi, una materia di competenza nazionale, o se dovessero applicarsi unicamente i criteri stabiliti dalla legislazione statale.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha dichiarato infondato il primo motivo di ricorso. I giudici hanno chiarito che l’art. 49 della Legge n. 88/1989, che regola la classificazione dei datori di lavoro, rinvia alla legge-quadro sull’artigianato (Legge n. 443/1985) per definire l’appartenenza al settore. La giurisprudenza costante della stessa Corte ha già affermato che, per l’iscrizione nella sezione separata dell’albo delle imprese artigiane, i consorzi devono essere costituiti esclusivamente da imprese di tale natura.

La Corte ha specificato che il sistema previdenziale ha carattere nazionale, come sancito anche dalla Corte Costituzionale (sent. n. 336/1989). Di conseguenza, le Regioni non hanno il potere di incidere sui rapporti previdenziali. La norma regionale invocata dal consorzio, pur consentendo una composizione mista, ha efficacia limitata alla concessione di agevolazioni a livello regionale e non può derogare alla più stringente normativa statale ai fini dell’inquadramento contributivo.

Quanto al secondo motivo, relativo all’omesso esame del fatturato e di una verifica ministeriale favorevole, la Corte lo ha giudicato inammissibile. Tale motivo, infatti, mirava a un riesame del merito della vicenda, attività preclusa al giudice di legittimità. La valutazione delle prove e dei fatti è di competenza esclusiva dei giudici di primo e secondo grado, e la Corte di Cassazione non può sostituire il proprio giudizio a quello già espresso, a meno di vizi logici o giuridici che in questo caso non sono stati riscontrati.

Le conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: la disciplina dell’inquadramento previdenziale dei consorzi è di esclusiva competenza statale. Le leggi regionali che prevedono criteri meno restrittivi per la qualifica di ‘consorzio artigiano’ non possono essere applicate per determinare la classificazione ai fini contributivi. Per beneficiare del regime previdenziale artigiano, un consorzio deve essere composto unicamente da imprese che possiedono tale qualifica secondo la legge nazionale. La decisione finale è stata quindi il rigetto del ricorso e la condanna del consorzio al pagamento delle spese legali.

Un consorzio con soci non artigiani può ottenere l’inquadramento previdenziale come artigiano?
No. Secondo la Corte di Cassazione, ai fini dell’inquadramento previdenziale, un consorzio deve essere composto esclusivamente da imprese artigiane, come previsto dalla normativa nazionale.

Una legge regionale può stabilire requisiti diversi per la qualifica di ‘consorzio artigiano’ ai fini previdenziali?
No. La Corte ha stabilito che la materia previdenziale è di competenza nazionale. Una legge regionale può prevedere criteri diversi solo per la concessione di benefici e agevolazioni regionali, ma non può modificare i requisiti per la classificazione previdenziale nazionale.

Perché la Corte non ha considerato la valutazione del fatturato del consorzio?
La Corte ha ritenuto inammissibile questo motivo perché implicava un riesame dei fatti già valutati dai giudici di merito (primo e secondo grado). La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità e non può riesaminare le prove, se non in casi eccezionali di vizio logico o giuridico non presenti nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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