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Ingiustificato arricchimento: no senza convenzione

Un Comune ha richiesto a una società di gestione del servizio idrico un indennizzo per i costi di gestione di nuovi impianti di depurazione e altri servizi, basando la richiesta sull’ingiustificato arricchimento. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso del Comune, stabilendo che, in assenza di una specifica convenzione che trasferisse la gestione dei nuovi impianti, non sorgeva alcun obbligo per la società. Di conseguenza, mancando un’obbligazione a monte, non poteva sussistere un ingiustificato arricchimento a carico della società di gestione.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ingiustificato Arricchimento: No all’Indennizzo Senza un Contratto Chiaro

L’azione di ingiustificato arricchimento è uno strumento cruciale nel nostro ordinamento, ma la sua applicazione richiede presupposti ben precisi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che non si può chiedere un indennizzo per la gestione di beni e servizi se questi non sono stati formalmente trasferiti tramite una convenzione specifica. Il caso in esame ha visto contrapposti un Ente Locale e la Società concessionaria del servizio idrico integrato, in una disputa nata dalla gestione di nuovi impianti di depurazione.

I Fatti di Causa

Un Comune otteneva un decreto ingiuntivo di oltre 5 milioni di euro contro la Società di Gestione del Servizio Idrico Integrato (SII). La somma era richiesta a titolo di corrispettivo per una serie di attività svolte dal Comune, tra cui:
1. La gestione provvisoria di due nuovi impianti di depurazione.
2. Servizi complementari di autospurgo e autobotte.
3. La gestione della rete comunale delle acque meteoriche.

La Società di gestione si opponeva, contestando la fondatezza della richiesta e sostenendo che non vi fosse una fonte contrattuale che la obbligasse a tali pagamenti. In corso di causa, il Comune qualificava la propria domanda come azione per ingiustificato arricchimento (art. 2041 c.c.).

Il Tribunale di primo grado revocava il decreto ingiuntivo ma condannava la Società a pagare una somma ridotta (circa 2,7 milioni di euro) a titolo di indennizzo per ingiustificato arricchimento, escludendo però i costi per la gestione delle acque bianche. La Corte d’Appello, in riforma della prima sentenza, rigettava completamente la domanda del Comune, accogliendo l’appello della Società.

Le motivazioni sull’ingiustificato arricchimento della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’Appello, respingendo il ricorso del Comune. Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su un’attenta interpretazione della Convenzione di affidamento stipulata nel 2004 tra l’Autorità d’Ambito e il Gestore unico.

1. La Distinzione tra Servizio e Beni Strumentali

Il punto centrale della decisione è la distinzione tra l’affidamento in esclusiva della gestione del servizio e l’affidamento dei beni strumentali necessari per erogarlo. La Cassazione ha chiarito che, sebbene la Società avesse la gestione esclusiva del Servizio Idrico Integrato, ciò non comportava un automatico obbligo di prendere in carico tutti gli impianti, specialmente quelli realizzati successivamente alla stipula della convenzione.

La Convenzione del 2004 prevedeva espressamente che gli impianti esistenti fossero affidati in concessione d’uso al Gestore. Per le “eventuali opere attinenti al SII realizzate successivamente”, l’art. 11 della stessa convenzione stabiliva che queste sarebbero state affidate al Gestore solo “previa opportuna convenzione”.

Poiché i due depuratori oggetto della controversia erano stati realizzati dopo il 2004 e non era mai stata stipulata una convenzione successiva per il loro trasferimento, la Società non aveva alcun obbligo di gestirli. Mancando questo obbligo, non poteva esserci un ingiustificato arricchimento, poiché la Società non si era arricchita “senza giusta causa” a danno del Comune. Il Comune ha gestito gli impianti non in sostituzione di un obbligato, ma perché nessun obbligo era ancora sorto in capo al Gestore.

2. L’irrilevanza delle Ordinanze Sindacali

Il Comune aveva sostenuto che le ordinanze sindacali contingibili e urgenti emesse per l’attivazione di uno dei depuratori avrebbero dovuto essere considerate. La Corte ha ritenuto questo argomento irrilevante. La decisione si basava sull’assenza di un obbligo contrattuale in capo alla Società, e le ordinanze sindacali non potevano creare tale obbligo né modificare i termini della Convenzione di affidamento.

3. Esclusione degli Altri Servizi

Anche le richieste relative agli altri servizi sono state respinte per ragioni analoghe:
* Acque meteoriche: La Convenzione e la normativa di settore distinguevano le acque reflue urbane (di competenza del SII) dalle acque meteoriche non ancora convogliate in fognatura (di competenza comunale). Il loro affidamento al Gestore avrebbe richiesto una convenzione separata, mai stipulata.
Servizi di autobotte e autospurgo: La Corte d’Appello aveva ritenuto che il Comune non avesse provato che tali servizi fossero stati resi a favore di utenti allacciati alla rete fognaria, unico caso in cui sarebbero potuti rientrare nelle competenze del Gestore del SII. La Cassazione ha ritenuto inammissibile il motivo di ricorso su questo punto, in quanto non affrontava la ratio decidendi* della sentenza impugnata (cioè la mancanza di prova).

Le conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale nei rapporti tra pubblica amministrazione e concessionari di servizi pubblici: la chiarezza e la completezza degli accordi contrattuali sono essenziali. La sola esistenza di una concessione esclusiva per un servizio non implica un trasferimento automatico di tutti i beni e le opere, presenti e future, connesse a quel servizio. Ogni trasferimento di gestione deve essere formalizzato con atti specifici, come previsto dalla convenzione stessa. In assenza di un obbligo formale, non è possibile invocare l’ingiustificato arricchimento per recuperare i costi sostenuti, poiché manca il presupposto fondamentale dell’assenza di una giusta causa dell’arricchimento della controparte.

Se una società ha la gestione esclusiva di un servizio pubblico, è obbligata a gestire anche le nuove infrastrutture realizzate successivamente?
No. Secondo la Cassazione, l’affidamento del servizio è distinto da quello dei beni strumentali. Se la convenzione originaria non include le nuove opere e prevede la necessità di un accordo specifico per il loro trasferimento, la società concessionaria non ha alcun obbligo di prenderle in carico fino alla stipula di tale accordo.

È possibile chiedere un indennizzo per ingiustificato arricchimento se si gestisce un servizio che spetterebbe a un altro soggetto?
Sì, ma solo se l’altro soggetto aveva un obbligo giuridico di svolgere quel servizio. Nel caso specifico, la Corte ha stabilito che la società di gestione non aveva alcun obbligo contrattuale di gestire i nuovi impianti. Di conseguenza, il Comune non ha agito in sostituzione di un soggetto obbligato, e non può quindi sussistere un ingiustificato arricchimento.

Perché la richiesta di rimborso per la gestione delle acque meteoriche è stata respinta?
La richiesta è stata respinta perché la normativa e la Convenzione di affidamento distinguevano tra le acque reflue (di competenza del Gestore del Servizio Idrico Integrato) e le acque meteoriche o bianche prima del loro convogliamento nella rete fognaria (di competenza del Comune). La loro gestione poteva essere affidata al Gestore solo tramite una convenzione separata, che nel caso di specie non era mai stata stipulata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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