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Infortunio sportivo: obblighi di informazione e polizza

Un calciatore subisce un infortunio sportivo e cita in giudizio società, lega e assicurazione. La Corte d’Appello rigetta l’appello, confermando la validità della polizza assicurativa e l’assenza di responsabilità della società sportiva, ritenendo sufficiente la pubblicazione online delle condizioni contrattuali.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Infortunio Sportivo: Responsabilità, Polizze e Obblighi di Informazione

Un infortunio sportivo può avere conseguenze che vanno ben oltre il campo da gioco, aprendo complessi scenari legali. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Napoli offre importanti chiarimenti sulla ripartizione delle responsabilità tra atleta, società sportiva, lega e compagnia assicurativa, definendo i confini degli obblighi informativi e la validità delle clausole contrattuali. Il caso analizzato riguarda un calciatore che, a seguito di un grave infortunio, ha intrapreso un’azione legale per ottenere un risarcimento ritenuto più congruo.

I Fatti del Caso: Dall’Infortunio sul Campo alla Battaglia in Tribunale

Durante una partita del campionato della Lega Nazionale Dilettanti, un calciatore subiva un serio infortunio al ginocchio destro, che richiedeva un intervento chirurgico e comportava costi medici significativi. La compagnia assicurativa, con cui la Lega aveva stipulato una polizza collettiva a favore dei tesserati, riconosceva un indennizzo di circa 12.000 euro.

Ritenendo la somma insufficiente a coprire il danno effettivo, l’atleta citava in giudizio la compagnia assicurativa, la Lega e la propria società sportiva, sollevando diverse questioni: la presunta nullità di alcune clausole della polizza, la violazione dell’obbligo di informazione sui termini del contratto assicurativo e la responsabilità diretta della società per l’accaduto. Il Tribunale di primo grado rigettava le sue richieste, spingendo l’atleta a presentare appello.

L’Analisi della Corte d’Appello sul Tema dell’Infortunio Sportivo

La Corte d’Appello ha esaminato nel dettaglio i motivi del gravame, giungendo a confermare la decisione di primo grado. L’analisi dei giudici si è concentrata su tre pilastri fondamentali della vicenda.

La Responsabilità della Società Sportiva e il ‘Rischio Consentito’

Uno dei punti centrali era l’eventuale responsabilità della società sportiva. La Corte ha stabilito che l’incidente rientrava pienamente nel concetto di rischio consentito, tipico delle attività sportive a contatto fisico come il calcio. L’infortunio non è derivato da un atto doloso o da una violazione delle regole di gioco talmente grave da trascendere la normale dinamica competitiva. Di conseguenza, nessuna colpa poteva essere imputata alla società, che aveva adottato un comportamento diligente e conforme ai principi richiesti dalla legge.

Validità della Polizza Assicurativa: La Questione della Franchigia

L’appellante sosteneva la nullità della polizza perché la franchigia prevista (invalidità permanente fino al 5% non indennizzata) sarebbe stata contraria a un Decreto Ministeriale che indicava una soglia del 10%. La Corte ha ribaltato questa interpretazione, osservando che la polizza in questione era in realtà più favorevole per l’assicurato. Prevedendo una franchigia più bassa, il contratto innalzava la soglia di tutela, garantendo l’indennizzo per invalidità permanenti superiori al 5%, a differenza della norma che permetteva di escluderlo fino al 10%. Pertanto, nessuna violazione di legge è stata riscontrata.

L’Obbligo di Informazione e la Pubblicità Online

Forse l’aspetto più significativo della sentenza riguarda l’obbligo di informazione. L’atleta lamentava di non essere stato adeguatamente informato dalla Lega e dalla società sulle condizioni e limitazioni della polizza. La Corte ha ritenuto tale obbligo assolto. La pubblicazione del contratto assicurativo tramite Comunicato Ufficiale sul sito internet istituzionale della Lega è stata considerata una forma di pubblicità notizia sufficiente a rendere il contenuto conoscibile a tutti gli atleti tesserati. Data la vasta platea di beneficiari, questa modalità è stata giudicata idonea e corretta, escludendo qualsiasi profilo di censura per violazione della buona fede.

le motivazioni

Le motivazioni della Corte d’Appello si fondano su un’interpretazione pragmatica e consolidata dei principi che governano il diritto sportivo e assicurativo. In primo luogo, viene ribadito che la partecipazione a uno sport intrinsecamente pericoloso comporta l’accettazione dei rischi che ne derivano, a meno che il danno non sia causato da una condotta palesemente illecita e volontaria. La responsabilità oggettiva della società sportiva viene quindi esclusa quando l’evento lesivo si inserisce nella normale alea della competizione.

In secondo luogo, la Corte sottolinea che la conformità di un contratto assicurativo alla normativa non va valutata in astratto, ma guardando all’effetto concreto sulle tutele dell’assicurato. Una clausola che migliora le condizioni previste dalla legge, come una franchigia più bassa, non può essere considerata nulla. Infine, la decisione riconosce l’evoluzione dei mezzi di comunicazione, attribuendo pieno valore legale alla pubblicazione di documenti ufficiali sui siti web istituzionali come strumento idoneo a soddisfare l’obbligo di informazione verso una collettività di soggetti, come quella degli atleti tesserati.

le conclusioni

La sentenza chiarisce in modo netto i doveri e le responsabilità in caso di infortunio sportivo nel contesto dilettantistico. Per gli atleti, emerge l’importanza di un ruolo attivo nell’informarsi sulle tutele a loro disposizione, consultando i canali ufficiali delle federazioni. Per le società e le leghe sportive, viene confermato che una comunicazione trasparente e accessibile, anche tramite i moderni strumenti digitali, è sufficiente per adempiere ai propri obblighi informativi. Infine, la decisione rafforza la validità dei contratti assicurativi collettivi, a condizione che le loro clausole non peggiorino le tutele minime previste dalla legge.

Una società sportiva è sempre responsabile per l’infortunio sportivo di un suo atleta?
No. Secondo la Corte, la responsabilità della società è esclusa se l’infortunio è la conseguenza di un normale contatto di gioco e rientra nel cosiddetto ‘rischio consentito’ dell’attività sportiva praticata, senza che vi sia stata una condotta dolosa o una grave violazione delle regole da parte di terzi.

La pubblicazione online delle condizioni di una polizza assicurativa collettiva è sufficiente a informare i tesserati?
Sì. La Corte ha stabilito che la pubblicazione del contratto e delle sue condizioni sul sito internet istituzionale della lega sportiva (in questo caso, tramite Comunicato Ufficiale) equivale a una forma di ‘pubblicità notizia’ idonea a rendere conoscibile il contenuto a tutti i tesserati, assolvendo così l’obbligo di informazione.

Una franchigia in una polizza per infortunio sportivo è valida se diversa da quella indicata da una norma di legge?
Sì, a condizione che sia più favorevole per l’assicurato. Nel caso esaminato, la polizza prevedeva una franchigia del 5%, mentre la legge consentiva una franchigia fino al 10%. La Corte ha ritenuto la clausola valida proprio perché offriva una tutela maggiore all’atleta rispetto allo standard legale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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