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Informazione privilegiata: guida alla Cassazione

Una società holding è stata sanzionata dall’autorità di vigilanza per aver ritardato la comunicazione al mercato di un’informazione privilegiata, nello specifico stime preliminari positive sui risultati d’esercizio. L’azienda si è difesa sostenendo che la notizia non fosse ‘significativa’ poiché la sua pubblicazione era avvenuta quasi in contemporanea con un altro comunicato price sensitive, rendendo impossibile isolarne l’impatto sul prezzo del titolo. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la valutazione del carattere privilegiato di un’informazione va condotta ‘ex ante’, applicando il test dell’investitore ragionevole per ogni singola notizia. La difficoltà di misurare l’effetto sul prezzo ‘ex post’ a causa di altri eventi non esonera la società dall’obbligo di tempestiva comunicazione (disclosure).

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Quando un’informazione diventa privilegiata? La Cassazione definisce i confini

La trasparenza è il pilastro su cui si regge la fiducia nei mercati finanziari. Le società quotate hanno il dovere di comunicare tempestivamente le notizie che possono influenzare il valore dei loro titoli. Ma cosa succede quando un’informazione è potenzialmente ‘price sensitive’? Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 34376/2024, offre chiarimenti fondamentali su cosa costituisce una informazione privilegiata e sull’inderogabilità dell’obbligo di disclosure, anche in contesti di mercato complessi.

I Fatti del Caso: La Controversia sulla Comunicazione al Mercato

Una società holding veniva sanzionata dall’autorità di vigilanza dei mercati finanziari per due violazioni: la tardiva comunicazione al pubblico di stime preliminari sui risultati economici, ritenute informazioni privilegiate, e la mancata istituzione del registro delle persone che avevano accesso a tali informazioni (‘registro insider’).

La società si opponeva alla sanzione, sostenendo principalmente che le informazioni non avessero il requisito della ‘significatività’ necessario per essere classificate come privilegiate. La loro tesi si fondava su una circostanza particolare: la comunicazione delle stime era avvenuta a soli due minuti di distanza da un altro comunicato, anch’esso price sensitive, relativo a un’operazione di rafforzamento di un patto di sindacato. Secondo la società, questa concomitanza rendeva impossibile determinare quale delle due notizie avesse effettivamente influenzato il prezzo del titolo, facendo venir meno il carattere di informazione privilegiata.

L’Obbligo di Disclosure per ogni Informazione Privilegiata

La normativa europea (Regolamento MAR n. 596/2014) è molto chiara. Un’informazione è privilegiata se possiede quattro caratteristiche:

1. Precisione: riguarda un complesso di circostanze esistenti o che si può ragionevolmente prevedere che verranno a esistere.
2. Natura non pubblica: non è ancora stata resa nota al mercato.
3. Riferimento a un emittente: concerne direttamente o indirettamente la società o i suoi strumenti finanziari.
4. Significatività (price sensitivity): se resa pubblica, sarebbe idonea a influenzare in modo sensibile i prezzi degli strumenti finanziari.

Quest’ultimo punto è stato il fulcro della controversia. La legge stabilisce che la significatività va valutata secondo il ‘test dell’investitore ragionevole’: si tratta di un’informazione che un investitore medio userebbe come base per le proprie decisioni di investimento.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso della società, confermando la validità della sanzione. I giudici hanno chiarito principi fondamentali per la corretta gestione delle comunicazioni societarie.

Le Motivazioni: Il Test dell’Investitore Ragionevole è Cruciale

La Corte ha smontato la tesi difensiva della società, articolando il proprio ragionamento su alcuni punti cardine.

In primo luogo, la valutazione del carattere privilegiato di un’informazione deve essere effettuata ex ante, ovvero nel momento in cui la società ne viene a conoscenza e prima della sua diffusione. Un management competente deve essere in grado di riconoscere a priori se una notizia, come delle stime di bilancio molto positive, è capace di interessare un ‘investitore ragionevole’.

In secondo luogo, la difficoltà di misurare l’impatto sul prezzo ex post (dopo la pubblicazione) a causa della concomitanza di più notizie è irrilevante. L’obbligo di disclosure sorge per ciascuna informazione privilegiata non appena essa si materializza. Confondere il mercato con più comunicati non può diventare una scusa per eludere l’obbligo di trasparenza. La Corte ha sottolineato che l’andamento del titolo dopo la comunicazione può essere usato come conferma della sua natura price sensitive, ma non è il presupposto per la sua qualificazione.

Infine, la Corte ha respinto la richiesta di rinvio alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ritenendo la normativa comunitaria sufficientemente chiara (dottrina dell’acte clair), non necessitando di ulteriori interpretazioni.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Società Quotate

Questa sentenza ribadisce un messaggio forte e chiaro per tutte le società quotate: la gestione dell’informazione privilegiata non ammette scorciatoie. Le aziende hanno il dovere di dotarsi di procedure interne rigorose per identificare le informazioni price sensitive non appena emergono. La valutazione deve essere prudente e basata sulla prospettiva dell’investitore, non sulla convenienza della società.

Il tentativo di giustificare un ritardo nella comunicazione facendo leva sulla complessità del mercato o sulla presenza di altre notizie è destinato a fallire. La trasparenza è un obbligo assoluto e ogni informazione rilevante deve essere comunicata al mercato ‘quanto prima possibile’, come prescrive la legge, per garantire parità di condizioni a tutti gli investitori e l’integrità del mercato stesso.

Cosa definisce una ‘informazione privilegiata’ secondo la Corte?
Un’informazione è privilegiata quando è precisa, non pubblica, riguarda un emittente e, soprattutto, è ‘significativa’, ovvero sarebbe probabilmente utilizzata da un investitore ragionevole come uno degli elementi su cui basare le proprie decisioni di investimento.

Una società può ritardare la comunicazione di una notizia price sensitive se ne sta per pubblicare un’altra?
No. La Corte ha chiarito che l’obbligo di comunicare un’informazione privilegiata sorge in modo autonomo per ogni singola notizia. La pubblicazione simultanea o ravvicinata di più comunicati non giustifica il ritardo né fa venir meno il carattere privilegiato delle singole informazioni.

Come deve una società valutare se un’informazione è ‘price sensitive’?
La valutazione deve essere fatta ‘ex ante’, cioè nel momento in cui la società viene a conoscenza dell’informazione. L’azienda deve mettersi nei panni di un ‘investitore ragionevole’ e chiedersi se quella notizia potrebbe influenzare le sue scelte di comprare o vendere i titoli. L’effetto reale sul prezzo, osservato ‘ex post’, può solo confermare la correttezza di questa valutazione iniziale, ma non la costituisce.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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