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Informativa protezione internazionale: obbligo assoluto

La Corte di Cassazione ha stabilito che la mancata e completa informativa a un migrante sulla possibilità di richiedere protezione internazionale rende illegittimo il successivo provvedimento di trattenimento. Questo dovere dell’amministrazione è preliminare e incondizionato, anche se lo straniero non manifesta esplicitamente la volontà di chiedere asilo. La sentenza sottolinea come la violazione di questo obbligo fondamentale vizi l’intera procedura, portando all’annullamento dei decreti di convalida del trattenimento.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Informativa Protezione Internazionale: Un Obbligo Ineludibile per lo Stato

Con l’ordinanza n. 24172/2024, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cardine in materia di immigrazione: l’obbligo per le autorità di fornire una completa informativa sulla protezione internazionale a ogni straniero che arriva sul territorio nazionale. Questa pronuncia chiarisce che tale dovere è un presupposto fondamentale di legittimità per qualsiasi successiva misura, come il respingimento o il trattenimento in un CPR. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un cittadino straniero si opponeva a due provvedimenti: il primo, un decreto del Giudice di Pace che convalidava il suo trattenimento presso un Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR); il secondo, un’ordinanza del Tribunale che confermava lo stesso trattenimento a seguito della sua richiesta di protezione internazionale. Il ricorrente sosteneva che entrambi i provvedimenti fossero illegittimi perché, al momento del suo arrivo in Italia, non aveva ricevuto alcuna informazione circa la possibilità di presentare domanda di asilo. Questa omissione, a suo dire, viziava l’intera procedura e rendeva nullo il presupposto stesso del suo trattenimento.

Il Dovere di una Corretta Informativa Protezione Internazionale

Il cuore della questione legale risiede nell’interpretazione dell’art. 10-ter del D.Lgs. 286/1998 (Testo Unico Immigrazione). La Corte di Cassazione ha ribadito che questa norma impone un obbligo incondizionato per le autorità competenti. Esse devono fornire, presso i punti di crisi e al momento dell’accoglienza, informazioni complete ed effettive sulla procedura di protezione internazionale, sulle opzioni di ricollocazione e sul rimpatrio volontario assistito.

Questo dovere non dipende da una preventiva manifestazione di interesse da parte dello straniero. Anche il silenzio, o una dichiarazione generica come quella di essere venuto in Italia “per lavoro”, non esonera lo Stato da questo onere. L’informativa è un’attività funzionale a garantire un accesso effettivo al diritto di asilo, un diritto fondamentale. La sua omissione costituisce una violazione grave che non può essere sanata a posteriori.

L’Illegittimità del Trattenimento senza Informativa

La Corte ha specificato che la mancanza della preventiva informativa sulla protezione internazionale determina l’inutilizzabilità di qualsiasi successiva determinazione sulla condizione giuridica dello straniero. Di conseguenza, il decreto di respingimento e il conseguente trattenimento diventano illegittimi.

Il giudice chiamato a convalidare il trattenimento ha il dovere di verificare, anche d’ufficio, la legittimità del provvedimento amministrativo presupposto. Se emerge, come nel caso di specie, che l’informativa non è stata fornita in modo adeguato (in una lingua comprensibile e, se necessario, con l’ausilio di un mediatore), il trattenimento non può essere convalidato.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Ha affermato che l’esercizio del diritto di chiedere protezione internazionale è ostacolato di fatto se la persona non ne conosce l’esistenza e le modalità. Fornire un’informativa chiara e completa è un obbligo che assicura la correttezza delle procedure di identificazione e riduce i margini di errore. La Corte ha chiarito che non è sufficiente una generica menzione nei verbali; l’amministrazione deve essere in grado di provare di aver adempiuto a tale obbligo in modo effettivo, specificando tempi, modalità e lingua utilizzata.

La violazione di questo dovere rende illegittimo il provvedimento di espulsione e, di conseguenza, anche la misura del trattenimento, che ne è un atto consequenziale. Pertanto, la Corte ha accolto entrambi i ricorsi, annullando i provvedimenti impugnati senza rinvio, poiché il processo non poteva più proseguire essendo scaduti i termini del trattenimento.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza la tutela dei diritti fondamentali dei migranti, ponendo l’accento sulla trasparenza e la correttezza dell’azione amministrativa. La decisione stabilisce che il diritto a essere informati non è una mera formalità, ma un presupposto essenziale per l’esercizio del diritto di asilo. Per le autorità, ciò significa che la gestione dei flussi migratori deve sempre includere, come primo passo non derogabile, la fornitura di informazioni complete e accessibili. Per gli operatori legali, la sentenza fornisce un ulteriore e solido argomento per contestare la legittimità dei provvedimenti di trattenimento fondati su procedure informative carenti o assenti.

È obbligatorio informare un migrante del suo diritto a chiedere protezione internazionale anche se non lo chiede esplicitamente?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’obbligo di fornire informazioni complete ed effettive sulla procedura di protezione internazionale è incondizionato e sussiste anche se lo straniero non manifesta l’intenzione di richiederla.

Cosa succede se l’informativa sulla protezione internazionale non viene fornita correttamente?
La mancata o incompleta informativa rende nulli i conseguenti decreti di respingimento e di trattenimento. Si tratta di un vizio procedurale fondamentale che invalida l’intera procedura amministrativa.

Una dichiarazione del migrante di essere venuto in Italia per motivi di lavoro può sanare la mancata informativa?
No. La Corte ha specificato che una tale dichiarazione, fatta “al buio” (cioè senza essere stati prima informati delle alternative), è irrilevante e non sana l’omissione dell’informativa obbligatoria sulla protezione internazionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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