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Infiltrazioni da terrazzo: chi paga i danni?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1421/2024, ha stabilito che per i danni da infiltrazioni da terrazzo di proprietà esclusiva, la responsabilità ricade unicamente sul proprietario e non sul condominio. Il caso riguardava infiltrazioni provenienti da un giardino e terrazzo privato che avevano danneggiato il box sottostante. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso del proprietario del terrazzo, confermando che la responsabilità per i danni da cose in custodia (art. 2051 c.c.) non si estende al condominio se la fonte del danno non è una parte comune.

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Infiltrazioni da Terrazzo Privato: Quando il Condominio Non Paga i Danni

Le infiltrazioni da terrazzo o giardino privato rappresentano una delle cause più comuni di contenzioso in ambito condominiale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito, ancora una volta, i confini della responsabilità, specificando quando a rispondere dei danni è esclusivamente il proprietario dell’area e non l’intero condominio. Analizziamo insieme questa importante decisione per capire le implicazioni pratiche.

I fatti del caso: Infiltrazioni dal giardino pensile al box sottostante

La vicenda ha origine a Napoli, all’interno di un complesso residenziale. Il proprietario e l’usufruttuaria di un box interrato citavano in giudizio il proprietario del terrazzo e del giardino sovrastanti, chiedendo il risarcimento per i danni causati da continue infiltrazioni d’acqua. Un accertamento tecnico preventivo (ATP) aveva già stabilito le cause del problema: il deterioramento dell’impermeabilizzazione del solaio, l’uso di un materiale non idoneo per un giardino e l’ostruzione delle canaline di scolo.
La Corte d’Appello di Napoli, confermando la decisione di primo grado, condannava il proprietario del terrazzo al risarcimento, escludendo qualsiasi responsabilità del Condominio. La Corte territoriale specificava che le cause delle infiltrazioni provenivano da beni di proprietà esclusiva e non da parti comuni dell’edificio.

I motivi del ricorso e il problema delle infiltrazioni da terrazzo

Insoddisfatto della sentenza, il proprietario del terrazzo ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali, tutti finalizzati a coinvolgere il Condominio nella responsabilità.

Primo motivo: l’omesso esame di un fatto decisivo

Il ricorrente lamentava che la Corte d’Appello non avesse considerato una presunta decisione del Condominio di riparare altri box, un fatto che, a suo dire, dimostrava un riconoscimento di responsabilità condominiale. La Cassazione ha respinto questo motivo, qualificandolo come inammissibile. I giudici hanno ricordato che l'”omesso esame” deve riguardare un fatto storico preciso e decisivo, non argomentazioni o questioni generali. Il ricorrente non è riuscito a indicare un fatto specifico e provato che, se esaminato, avrebbe cambiato l’esito della lite.

Secondo motivo: la richiesta di una nuova consulenza tecnica

Il secondo motivo si basava sul rifiuto della Corte d’Appello di disporre una nuova consulenza tecnica per integrare l’accertamento preventivo già effettuato. Secondo il ricorrente, una nuova perizia avrebbe dimostrato la responsabilità del Condominio. Anche questo motivo è stato giudicato inammissibile. La Corte Suprema ha ribadito che la decisione di disporre o meno una consulenza tecnica rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e non è sindacabile in Cassazione, specialmente quando la richiesta non è supportata da critiche concrete alle conclusioni del perito precedente.

Terzo motivo: la presunta responsabilità del condominio

Con il terzo motivo, il proprietario del terrazzo contestava la violazione dell’art. 2051 c.c. (danno da cose in custodia), sostenendo che, provenendo le infiltrazioni anche da solai e scale condominiali, la Corte d’Appello avrebbe errato a escludere la responsabilità del Condominio.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili tutti i motivi del ricorso. I giudici hanno spiegato che il ricorrente, sotto la veste di violazione di legge o di omesso esame, stava in realtà tentando di ottenere una nuova valutazione dei fatti, cosa preclusa in sede di legittimità.
Il punto centrale della decisione è che la Corte d’Appello aveva correttamente stabilito, sulla base delle prove e della consulenza tecnica, che la fonte delle infiltrazioni era localizzata esclusivamente in beni di proprietà privata (il terrazzo e il giardino del ricorrente). Di conseguenza, non era possibile applicare l’art. 2051 c.c. al Condominio, poiché quest’ultimo è custode e responsabile solo delle parti comuni dell’edificio. Il tentativo di affermare una diversa realtà fattuale, senza contestare errori di diritto, non può trovare accoglimento in Cassazione.

Le conclusioni: la responsabilità esclusiva del proprietario

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la responsabilità per i danni derivanti da infiltrazioni da terrazzo o lastrico solare di proprietà o uso esclusivo ricade sul proprietario o utilizzatore esclusivo, a meno che non si dimostri che il danno derivi da difetti strutturali imputabili all’intero condominio. In questo caso, essendo state accertate cause legate alla manutenzione e alle caratteristiche della proprietà privata (impermeabilizzazione, piante, ostruzione scarichi), la responsabilità è stata correttamente attribuita in via esclusiva al suo titolare. La decisione serve da monito sull’importanza di una corretta formulazione dei motivi di ricorso in Cassazione, che devono concentrarsi su errori di diritto e non su un riesame del merito della controversia.

Chi è responsabile per i danni da infiltrazioni provenienti da un terrazzo o giardino di proprietà esclusiva?
Secondo la decisione, la responsabilità per i danni da cose in custodia (art. 2051 c.c.) ricade interamente sul proprietario esclusivo del terrazzo o giardino da cui originano le infiltrazioni, qualora sia accertato che la causa del danno non provenga da parti comuni dell’edificio.

È possibile chiedere in Cassazione una nuova valutazione dei fatti o nuove perizie tecniche?
No. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione delle norme di diritto, non riesaminare i fatti del caso o le risultanze delle perizie. Un ricorso che tenta di ottenere una nuova valutazione fattuale è dichiarato inammissibile.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i motivi del ricorso in questo caso?
I motivi sono stati dichiarati inammissibili perché non erano formulati correttamente secondo le regole processuali. Il ricorrente, invece di denunciare specifici errori di diritto o l’omissione di un fatto storico decisivo e provato, ha cercato di contestare la ricostruzione dei fatti operata dal giudice di merito, proponendo una propria versione e chiedendo, di fatto, un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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