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Infezione nosocomiale: responsabilità della struttura

Una struttura sanitaria appella una condanna per il decesso di una paziente a seguito di un’infezione nosocomiale post-operatoria. La Corte d’Appello ha respinto il ricorso, confermando la piena responsabilità della struttura. La decisione si fonda sulle conclusioni della consulenza tecnica, che ha evidenziato un danno iatrogeno durante l’intervento e una successiva terapia antibiotica inadeguata come cause dirette dello stato settico fatale, confermando il risarcimento per i familiari.

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Pubblicato il 24 novembre 2024 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Infezione nosocomiale: Quando la Struttura Sanitaria Risponde del Decesso

Una recente sentenza della Corte d’Appello di Genova ha riaffermato un principio cruciale in materia di responsabilità medica: la struttura sanitaria è responsabile per il decesso di un paziente se questo è causato da un’infezione nosocomiale derivante da una catena di eventi che include un danno durante l’intervento e una successiva gestione terapeutica inadeguata. L’analisi del caso offre spunti fondamentali sulla prova del nesso causale e sulla quantificazione del danno subito dai familiari.

I Fatti del Caso: Dalla Chirurgia al Decesso per Infezione

Il caso ha origine dalla tragica vicenda di una paziente deceduta a seguito di complicazioni insorte dopo un intervento di sostituzione valvolare aortica. Durante l’operazione, si era verificato un danno cardiaco iatrogeno che aveva richiesto un secondo intervento d’urgenza e un prolungamento della degenza. Nel corso del ricovero, la paziente ha contratto un’infezione nosocomiale che, secondo i familiari, non è stata trattata in modo adeguato, portando a uno stato settico generalizzato e, infine, al decesso. In primo grado, il Tribunale aveva riconosciuto la responsabilità della struttura sanitaria, condannandola a un cospicuo risarcimento in favore degli eredi.

L’Appello della Struttura e le Sue Tesi Difensive

La struttura sanitaria ha impugnato la sentenza di primo grado, contestando la propria responsabilità su più fronti. La difesa sosteneva che il decesso fosse imputabile a un evento settico acuto e improvviso, di causa ignota, e non direttamente collegato alla gestione clinica. Inoltre, l’appellante contestava la correttezza della terapia antibiotica somministrata, affermando di aver seguito i protocolli. Infine, venivano sollevate obiezioni sulla quantificazione del danno, in particolare sulla durata del periodo di “lucida agonia” riconosciuto alla paziente (danno iure hereditatis) e sulla presunta assenza di prova del legame affettivo per il risarcimento del danno da perdita parentale (danno iure proprio).

La Decisione della Corte: Piena Conferma della Responsabilità per infezione nosocomiale

La Corte d’Appello di Genova ha rigettato integralmente l’appello, confermando la sentenza di primo grado. I giudici hanno ritenuto infondate tutte le doglianze della struttura sanitaria, basando la propria decisione sulle risultanze delle consulenze tecniche d’ufficio (CTU), che hanno ricostruito in modo chiaro e inequivocabile la catena causale degli eventi.

Le Valutazioni Tecniche: Il Cuore della Decisione

Il fulcro della sentenza risiede nell’analisi delle perizie mediche. I consulenti hanno stabilito che:
1. Danno Iatrogeno Iniziale: Il primo intervento chirurgico, pur necessario, ha provocato un danno iatrogeno che ha reso indispensabile un secondo intervento e ha indebolito la paziente.
2. Infezione Nosocomiale: La comparsa dell’infezione era direttamente collegata all’ambiente ospedaliero e alla degenza prolungata.
3. Terapia Antibiotica Inadeguata: La gestione dell’infezione è stata giudicata non conforme alle linee guida. In particolare, è stato evidenziato un uso incongruo e non mirato degli antibiotici, che ha favorito la selezione di germi multiresistenti e ha impedito di contrastare efficacemente l’infezione.
La Corte ha concluso che il decesso non fu un evento imprevedibile, ma la conseguenza diretta e prevedibile dell’inadempimento della struttura ai propri obblighi terapeutici.

La Quantificazione del Danno

Anche sulla quantificazione del danno, la Corte ha confermato le decisioni del Tribunale. Per il danno iure hereditatis, è stato riconosciuto che la paziente, nonostante i periodi di sedazione, ha vissuto un lungo periodo di sofferenza cosciente, assistendo al progressivo peggioramento delle proprie condizioni. Per il danno iure proprio, i giudici hanno ribadito il principio secondo cui, in caso di stretti congiunti (coniuge, figli, nipoti), il dolore per la perdita del rapporto parentale è presunto. Le testimonianze raccolte hanno inoltre confermato l’intensità del legame affettivo che legava la defunta ai suoi familiari, giustificando pienamente gli importi liquidati.

le motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano sul principio consolidato secondo cui la contrazione di un’infezione in ospedale non è una fatalità, ma un evento prevedibile che la struttura ha il dovere di prevenire e gestire con la massima diligenza. La sentenza sottolinea che la responsabilità non deriva solo dalla contrazione dell’infezione, ma anche e soprattutto dalla sua gestione terapeutica. Una terapia antibiotica errata, non tempestiva o non mirata costituisce un grave inadempimento che interrompe ogni possibilità di guarigione e si pone come causa diretta del danno finale. La Corte ha dato pieno credito alle conclusioni dei CTU, ritenendole logiche, coerenti e scientificamente fondate, e ha respinto i tentativi della difesa di introdurre elementi di incertezza sulla causa del decesso.

le conclusioni

Questa sentenza riafferma la severità con cui la giurisprudenza valuta la responsabilità delle strutture sanitarie in caso di infezione nosocomiale. Non è sufficiente adottare protocolli astratti; è necessario dimostrare di averli applicati correttamente e di aver gestito la situazione clinica del paziente con la massima perizia. Per i pazienti e i loro familiari, questa decisione rafforza la tutela del diritto alla salute, chiarendo che il nesso causale può essere provato attraverso una rigorosa analisi tecnica e che il dolore per la perdita di un caro trova un solido riconoscimento giuridico ed economico.

Quando una struttura sanitaria è responsabile per un’infezione nosocomiale?
Secondo la sentenza, la responsabilità della struttura sanitaria sorge non solo per la contrazione dell’infezione, ma soprattutto quando questa è aggravata o resa letale da una gestione terapeutica inadeguata, come una terapia antibiotica errata, che si pone come causa diretta del decesso del paziente.

Come viene provato il nesso causale tra la condotta medica e il decesso del paziente?
Il nesso causale viene provato attraverso una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU). Nel caso specifico, i periti hanno ricostruito la catena degli eventi, dimostrando che il danno iatrogeno iniziale, l’infezione contratta in ospedale e l’inadeguato trattamento antibiotico hanno portato in modo diretto e consequenziale allo stato settico e al decesso.

Il danno da perdita del rapporto parentale deve essere provato o si presume?
La sentenza chiarisce che, nel caso di stretti congiunti (come coniuge, figli e nipoti), la sofferenza derivante dalla perdita del rapporto parentale si presume secondo l’ id quod plerumque accidit (ciò che accade di solito). Spetta alla parte convenuta dimostrare l’eventuale assenza di un legame affettivo. In questo caso, le testimonianze hanno ulteriormente confermato l’intensità del legame.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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