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Inespellibilità straniero: il giudice deve decidere

Un cittadino straniero, convivente con la figlia italiana, impugna un decreto di espulsione. La Cassazione annulla la decisione del Giudice di Pace che aveva omesso di valutare la condizione di inespellibilità dello straniero, violando il principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Inespellibilità Straniero: La Cassazione Annulla l’Ordinanza del Giudice di Pace

Il tema della inespellibilità dello straniero convivente con parenti italiani è cruciale nel diritto dell’immigrazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio procedurale fondamentale: il giudice ha l’obbligo di rispondere a ogni specifica doglianza sollevata dalla parte. L’omissione su un punto così determinante, come la condizione di inespellibilità, vizia l’intero provvedimento e ne comporta l’annullamento. Analizziamo insieme questo caso emblematico.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda un cittadino straniero, giunto in Italia decenni fa e padre di tre figli, di cui una divenuta cittadina italiana. In passato, l’uomo aveva ottenuto un permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo, successivamente revocato a seguito di una condanna penale. Scontata la pena, si era trasferito a vivere presso l’abitazione della figlia italiana.

Nonostante i tentativi di regolarizzare la sua posizione, veniva raggiunto da un provvedimento di espulsione e da un ordine di trattenimento presso un Centro di Permanenza per il Rimpatrio (C.P.R.). Contro questi atti, proponeva ricorso al Giudice di Pace, sostenendo, tra le altre cose, la sua condizione di inespellibilità ai sensi dell’art. 19, comma 2, lettera c) del Testo Unico sull’Immigrazione, proprio in virtù della sua convivenza con la figlia, parente di primo grado di nazionalità italiana.

La Decisione del Giudice di Pace

Il Giudice di Pace rigettava il ricorso, basando la sua decisione su due argomenti principali:
1. La legittimità del provvedimento basata sul soggiorno illegale del ricorrente.
2. Una valutazione sulla condotta di vita del ricorrente, ritenuta tale da classificarlo tra i soggetti “abitualmente dediti alla commissione di reati”.

Tuttavia, nell’ordinanza del Giudice di Pace non vi era alcun riferimento alla specifica questione sollevata dal ricorrente, ovvero la sua presunta inespellibilità dello straniero per convivenza con la figlia italiana. Questo silenzio è stato il fulcro del successivo ricorso in Cassazione.

L’Omissione Decisiva

Il ricorrente, nel suo appello alla Corte Suprema, ha lamentato proprio la violazione del principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato (art. 112 c.p.c.). In pratica, il giudice di primo grado aveva completamente ignorato l’argomento difensivo più importante, che, se accolto, avrebbe potuto determinare l’illegittimità dell’espulsione. Questa omissione ha dato luogo a una “motivazione apparente”, ovvero una motivazione che non affronta i punti nevralgici della controversia.

La Decisione della Cassazione sulla inespellibilità dello straniero

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato e assorbente rispetto al secondo. Gli Ermellini hanno evidenziato come il ricorrente avesse chiaramente e sufficientemente dimostrato di aver posto la questione della sua condizione di soggetto non espellibile in primo grado. Non avendo ricevuto alcuna risposta argomentativa dal Giudice di Pace su questo punto, si è configurata una palese violazione dell’art. 112 c.p.c.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito che il giudice ha il dovere di pronunciarsi su ogni domanda ed eccezione proposta dalle parti. Omettere di esaminare un argomento difensivo rilevante e determinante per la decisione della causa equivale a non decidere su quel punto, rendendo il provvedimento nullo. La questione della convivenza con un parente italiano non è un dettaglio marginale, ma una specifica causa di inespellibilità dello straniero prevista dalla legge, che deve essere attentamente vagliata. Il silenzio del giudice su tale aspetto costituisce un vizio insanabile che impone la cassazione della decisione.

Le Conclusioni

La Suprema Corte ha cassato l’ordinanza impugnata e ha rinviato la causa al Giudice di Pace di Monza, in persona di un diverso magistrato, affinché si pronunci nuovamente sulla questione, tenendo conto del motivo di ricorso accolto. Questa decisione rafforza la tutela dei diritti processuali e sostanziali degli individui, ricordando a tutti gli organi giudicanti l’obbligo di fornire risposte complete ed esaustive alle argomentazioni difensive. Per i cittadini e i loro legali, ciò sottolinea l’importanza di articolare chiaramente ogni punto a sostegno delle proprie tesi, sapendo che il giudice è tenuto a prenderlo in considerazione.

Cosa succede se un giudice non si pronuncia su un argomento specifico sollevato dalla difesa?
Secondo la Corte di Cassazione, se il giudice omette di pronunciarsi su un argomento difensivo rilevante e determinante per la decisione, incorre nel vizio di violazione del principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato (art. 112 c.p.c.). Questo rende il provvedimento nullo e può portare al suo annullamento.

Un cittadino straniero che convive con un parente italiano può essere espulso?
L’art. 19, comma 2, lett. c) del Testo Unico sull’Immigrazione prevede che non sia consentita l’espulsione, salvo casi specifici di pericolosità sociale, nei confronti degli stranieri conviventi con parenti italiani entro il secondo grado. La sussistenza di questa condizione deve essere valutata dal giudice.

Perché la motivazione del Giudice di Pace è stata considerata ‘apparente’?
La motivazione è stata considerata ‘apparente’ perché, pur esistendo formalmente, non ha affrontato la questione cruciale e specifica sollevata dal ricorrente, ovvero la sua condizione di inespellibilità per convivenza con la figlia cittadina italiana. In sostanza, ha eluso il nucleo centrale della difesa, rendendo la decisione ingiustificata su quel punto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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