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Indennizzo per opera pubblica: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 712/2024, ha stabilito che spetta un indennizzo per opera pubblica al proprietario di un immobile che subisce una permanente diminuzione di valore a causa della realizzazione di un’infrastruttura vicina, come un metanodotto. Tale diritto sussiste anche in assenza di esproprio o di costituzione di una servitù, basandosi sul principio di giustizia distributiva. La Corte ha confermato la condanna di una società energetica a risarcire una società immobiliare per il peggioramento architettonico, ambientale e per l’aumento del rischio che avevano ridotto il valore commerciale del suo bene.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Indennizzo per opera pubblica: Diritto al risarcimento anche senza esproprio

Quando un’opera di pubblica utilità viene costruita vicino alla nostra proprietà, sorge spontanea una domanda: se il valore del nostro immobile diminuisce, abbiamo diritto a una compensazione? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito una risposta chiara, affermando che il diritto a un indennizzo per opera pubblica sussiste anche se non vi è stata un’espropriazione diretta del terreno. Questa decisione si fonda sul principio fondamentale di giustizia distributiva, garantendo che il sacrificio economico imposto a un singolo per un vantaggio collettivo venga equamente ripartito.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore energetico realizzava un metanodotto in prossimità di un’area di proprietà di una società immobiliare. Su quest’area sorgevano due edifici, uno a uso residenziale e uno a uso opificio. La società immobiliare, ritenendo che la vicinanza del metanodotto avesse violato le normative edilizie e, soprattutto, causato una significativa svalutazione del proprio bene, citava in giudizio la società energetica. La richiesta principale era la ricollocazione dell’impianto e il risarcimento del danno o, in subordine, il pagamento di un’indennità per la perdita di valore subita.

Il Percorso Giudiziario e l’indennizzo per opera pubblica

Il Tribunale di primo grado rigettava la domanda, sostenendo che l’opera era stata realizzata nel rispetto di tutte le norme di sicurezza e che non era stata costituita alcuna servitù a carico dell’immobile della società attrice. Inoltre, non risultavano provate immissioni intollerabili (come gas o rumori) che potessero giustificare un risarcimento.

La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava la decisione. Accoglieva l’impugnazione e condannava la società energetica a pagare una cospicua somma a titolo di indennità. Secondo i giudici di secondo grado, il Tribunale aveva errato nel non considerare adeguatamente la riduzione di valore dell’immobile. La Corte d’Appello, basandosi sulle conclusioni della consulenza tecnica, riconosceva che la proprietà aveva subito “una diminuzione in conseguenza di un peggioramento architettonico e ambientale del contesto insediativo, e di un aumento del rischio di incidenti causati dalla vicinanza del gasdotto”, fattori che ne avevano compromesso la commerciabilità. La società energetica, insoddisfatta, ricorreva quindi in Cassazione.

L’Applicazione dell’Art. 44 del Testo Unico Espropriazioni

Il cuore della controversia verteva sull’interpretazione dell’art. 44 del D.P.R. 327/2001 (Testo Unico sulle Espropriazioni), che prevede il diritto a un’indennità per il proprietario di un fondo che, a seguito dell’esecuzione di un’opera pubblica, subisca una “permanente diminuzione di valore per la perdita o la ridotta possibilità di esercizio del diritto di proprietà”. La società ricorrente sosteneva che tale norma non fosse applicabile, in quanto la società immobiliare non aveva subito né un esproprio né l’imposizione di una servitù. Argomentava inoltre che il peggioramento ambientale e l’aumento del rischio non costituivano una compressione del diritto di proprietà.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno chiarito che il diritto all’indennizzo previsto dall’art. 44 si fonda sul principio di giustizia distributiva (art. 42 Cost.), secondo cui non è giusto che l’interesse generale sia soddisfatto attraverso il sacrificio economico di un singolo cittadino senza che questi ne sia indennizzato. Il diritto sorge non solo in caso di esproprio o servitù, ma in ogni situazione in cui l’opera pubblica generi un danno permanente che si concretizza in una perdita o diminuzione di un diritto. Per la Corte, ogni modifica peggiorativa e permanente al modo in cui il proprietario può godere del proprio bene, se suscettibile di valutazione economica, comporta il diritto all’indennizzo. Questo include la perdita di qualità come la luminosità, la panoramicità e la godibilità generale dell’immobile, che si traducono in una riduzione della sua appetibilità sul mercato e, di conseguenza, del suo valore commerciale.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha stabilito il seguente principio: l’indennizzo per opera pubblica spetta in ogni caso in cui l’infrastruttura comporti una “permanente modifica peggiorativa dei poteri e delle facoltà spettanti al proprietario del bene, che abbia un risvolto in termini economici e si risolva, dunque, in una diminuzione del valore del bene stesso”. Nel caso specifico, il peggioramento architettonico e ambientale e l’aumento del rischio, come accertato dal giudice di merito, costituivano proprio quella diminuzione di valore permanente che legittima la richiesta di indennizzo. La decisione rafforza la tutela della proprietà privata di fronte alla realizzazione di opere di pubblica utilità.

Quando è dovuto un indennizzo per la costruzione di un’opera pubblica su un terreno vicino?
L’indennizzo è dovuto in ogni caso in cui l’opera pubblica o di pubblica utilità comporti una permanente modifica peggiorativa dei poteri e delle facoltà spettanti al proprietario del bene, che abbia un risvolto economico e si traduca in una diminuzione del valore del bene stesso.

È necessario che il mio terreno sia stato espropriato o gravato da una servitù per avere diritto all’indennizzo?
No, non è necessario. La Corte di Cassazione ha chiarito che il diritto all’indennizzo sussiste anche in assenza di un esproprio formale o della costituzione di una servitù, purché vi sia una permanente diminuzione di valore della proprietà.

Che tipo di danno può dare diritto a questo indennizzo?
Qualsiasi danno che causi una diminuzione permanente e oggettiva del valore economico del bene. Nel caso esaminato, sono stati riconosciuti il “peggioramento architettonico e ambientale del contesto insediativo” e “un aumento del rischio di incidenti causati dalla vicinanza del gasdotto”, che insieme hanno causato una peggiore collocabilità dell’immobile sul mercato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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