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Indennizzo durata processo: lecita la seconda domanda

Un gruppo di dipendenti pubblici, avendo già ricevuto un indennizzo per l’eccessiva durata di una causa, ha richiesto un ulteriore risarcimento per il protrarsi del ritardo. La Corte di Cassazione ha stabilito che questa seconda richiesta di indennizzo per durata processo è legittima e non costituisce un abuso, annullando la precedente decisione della Corte d’Appello che l’aveva rigettata.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Indennizzo Durata Processo: Legittima la Seconda Domanda se il Ritardo Persiste

L’eccessiva lunghezza dei processi è una nota dolente del sistema giudiziario italiano. Per tutelare i cittadini, la legge prevede un indennizzo per la durata irragionevole del processo. Ma cosa succede se, dopo aver ottenuto un primo risarcimento, la causa principale non si conclude e il ritardo si accumula ulteriormente? È possibile presentare una seconda domanda? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20631 del 2024, ha fornito una risposta chiara e fondamentale, stabilendo che tale pratica non costituisce un abuso del processo.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un gruppo di dipendenti pubblici coinvolti in un lungo procedimento davanti al giudice amministrativo. A causa dei tempi eccessivi, avevano già presentato una prima domanda di equa riparazione, ottenendo un indennizzo per il danno subito. Tuttavia, la causa amministrativa continuava a protrarsi. Di fronte a un ulteriore ritardo di 11 mesi, i dipendenti hanno deciso di presentare una seconda domanda per ottenere un indennizzo aggiuntivo.

La Corte d’Appello, però, ha respinto questa seconda richiesta, qualificandola come un “abuso del processo”. Secondo i giudici di secondo grado, la domanda rappresentava una “parcellizzazione abusiva” della pretesa risarcitoria e non vi era prova di un ulteriore patema d’animo sofferto. Insoddisfatti, i ricorrenti si sono rivolti alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la decisione della Corte d’Appello e rinviando la causa per un nuovo esame. I giudici di legittimità hanno affermato un principio cruciale: la seconda domanda di indennizzo per il protrarsi del ritardo è un legittimo esercizio di una facoltà prevista dalla legge e non può essere considerata un abuso.

Le Motivazioni: Legittimo chiedere un secondo indennizzo durata processo

Il cuore della motivazione della Cassazione risiede nel richiamo a una fondamentale sentenza della Corte Costituzionale (n. 88 del 2018). Tale pronuncia ha dichiarato incostituzionale la norma che impediva di chiedere l’equa riparazione prima della conclusione del procedimento presupposto. Di conseguenza, è pienamente legittimo per una parte chiedere un indennizzo per il ritardo già maturato, anche se la causa è ancora in corso.

Sulla base di questo principio, la Cassazione ha chiarito che se una parte ha già ottenuto un primo indennizzo e il processo principale si prolunga ulteriormente, ha il diritto di presentare una nuova domanda per il successivo periodo di ritardo. Questa azione non costituisce un “frazionamento abusivo del credito” né una condotta contraria alla lealtà processuale. Al contrario, è l’esercizio di un diritto riconosciuto dalla legge per garantire una reintegrazione completa contro la violazione del diritto a una decisione in tempi ragionevoli, come sancito dall’articolo 6 della CEDU.

La Corte ha specificato che la violazione deve essere valutata in relazione all’intera durata del giudizio, tenendo conto anche di quanto già accertato con la prima domanda di indennizzo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un importante strumento di tutela per i cittadini. Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Tutela Continua: Chi è bloccato in un processo eccessivamente lungo non deve attendere la sua conclusione per essere risarcito. Può agire non appena il ritardo diventa irragionevole.
2. Legittimità delle Domande Successive: Se il processo continua a ritardare dopo un primo indennizzo, è possibile presentare ulteriori domande per i nuovi periodi di ritardo accumulato.
3. Nessun Abuso del Processo: La richiesta di un secondo o successivo indennizzo è un diritto e non può essere respinta come comportamento abusivo. Ciò garantisce che l’indennizzo copra effettivamente l’intera durata della violazione, offrendo una protezione concreta ed efficace contro i danni causati dalla lentezza della giustizia.

È possibile chiedere un indennizzo per la durata irragionevole di un processo prima che questo sia concluso?
Sì, la Corte di Cassazione, richiamando la sentenza della Corte Costituzionale n. 88/2018, conferma che la domanda di equa riparazione può essere proposta anche in pendenza del procedimento presupposto.

Se ho già ottenuto un indennizzo, posso chiederne un altro se il processo continua a durare troppo?
Sì, la sentenza stabilisce che chi ha già ottenuto un indennizzo può proporre una nuova domanda per ottenere un ulteriore risarcimento per il successivo ritardo maturato dopo la prima decisione. Questa azione è considerata un legittimo esercizio di una facoltà prevista dalla legge.

La richiesta di un secondo indennizzo per la durata del processo è considerata un “abuso del processo”?
No, la Corte di Cassazione chiarisce esplicitamente che proporre una seconda domanda di equa riparazione per il protrarsi dello stesso giudizio non costituisce una condotta di abusivo frazionamento del credito o contraria a lealtà processuale, ma l’esercizio di un diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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