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Indennizzo durata irragionevole: diritto iure proprio

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30710/2024, ha stabilito un importante principio in materia di indennizzo per durata irragionevole del processo. Ha chiarito che gli eredi, se già parti in causa fin dall’origine, vantano un diritto autonomo all’indennizzo (‘iure proprio’) per l’intera durata del giudizio, che si aggiunge e non si confonde con il diritto ereditato dal defunto (‘iure successionis’). La Corte d’Appello aveva erroneamente negato tale diritto autonomo, ma la Cassazione ha annullato la decisione, rinviando il caso per una nuova valutazione che tenga conto di entrambi i titoli.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Indennizzo durata irragionevole del processo: il diritto autonomo dell’erede

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 30710 del 2024 offre un chiarimento fondamentale in tema di indennizzo per durata irragionevole del processo, specialmente in contesti successori. La Suprema Corte ha stabilito che un erede, qualora fosse già parte del giudizio fin dal suo inizio, possiede un diritto all’indennizzo iure proprio (cioè, per diritto proprio) che è distinto e autonomo rispetto a quello che acquisisce per successione (iure successionis).

I fatti del caso

La vicenda trae origine da una causa di divisione ereditaria iniziata nel 2008. Tra le parti del processo figuravano una madre e i suoi figli. Il procedimento si è protratto per molti anni, concludendosi solo nel 2016 con una conciliazione. Durante il corso della causa, la madre è deceduta.

Successivamente, i figli hanno agito in giudizio per ottenere un’equa riparazione ai sensi della Legge Pinto, lamentando la durata eccessiva del processo di divisione. Hanno richiesto l’indennizzo sia come eredi della madre, sia in proprio, essendo stati parti del giudizio fin dall’inizio.

La Corte d’Appello, chiamata a decidere sulla richiesta di indennizzo, ha riconosciuto il diritto solo in capo alla defunta, liquidando una somma in favore degli eredi iure successionis. Tuttavia, ha negato che i figli avessero diritto a un indennizzo iure proprio, sostenendo che non avessero subito un pregiudizio personale, dato che la controversia era stata conciliata.

Il ricorso in Cassazione e l’indennizzo per durata irragionevole

Contro la decisione della Corte d’Appello, i figli hanno proposto ricorso per cassazione, basandolo su un motivo principale: la violazione delle norme sull’equa riparazione. Essi hanno sostenuto che la Corte territoriale avesse errato nel non considerare la loro posizione di parti originarie del processo. La loro partecipazione non era iniziata con la morte della madre, ma era preesistente. Di conseguenza, avevano subito personalmente gli effetti della lungaggine processuale per l’intera durata del giudizio.

Il loro diritto a ottenere un indennizzo per durata irragionevole non derivava quindi solo dalla successione, ma scaturiva direttamente dalla loro posizione processuale autonoma.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la tesi dei ricorrenti, ritenendo il motivo fondato. Gli Ermellini hanno chiarito che non è in discussione il fatto che i ricorrenti avessero chiesto l’indennizzo sia in proprio che come eredi. La Corte di merito, pertanto, avrebbe dovuto compiere una duplice valutazione:

1. Valutazione iure successionis: Accertare se il processo avesse avuto una durata irragionevole fino al momento del decesso della dante causa, come in effetti aveva fatto.
2. Valutazione iure proprio: Assumere come riferimento temporale l’intero procedimento, dal suo inizio alla sua conclusione, per valutare il diritto personale dei figli, che erano parti fin dall’origine.

La Cassazione ha sottolineato che, dall’esame degli atti, risultava chiaramente che il procedimento era stato introdotto dalla madre unitamente ai figli. Questi ultimi, quindi, vantavano fin dal principio un proprio diritto, al quale si è solo aggiunto, in un secondo momento, il diritto all’indennizzo maturato dalla madre e a loro pervenuto per successione.

La posizione processuale dell’erede che è anche parte originaria non si confonde con quella del dante causa. Si tratta di due diritti distinti che devono essere analizzati separatamente. Sulla base di queste considerazioni, la Corte ha cassato la decisione impugnata.

Le conclusioni

Con questa pronuncia, la Cassazione ha annullato il decreto della Corte d’Appello e ha rinviato la causa allo stesso ufficio giudiziario, ma in diversa composizione, affinché proceda a una nuova valutazione. Il giudice del rinvio dovrà ricalcolare l’indennizzo tenendo conto del principio affermato: il diritto personale degli eredi, parti originarie del giudizio, deve essere valutato sull’intera durata del processo, separatamente dal diritto da loro acquisito per successione. Questa decisione rafforza la tutela di chi subisce le lungaggini della giustizia, anche in complesse vicende ereditarie.

Un erede che era già parte del processo ha un suo diritto autonomo all’indennizzo per la durata irragionevole, oltre a quello ereditato?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’erede, se era già parte del giudizio fin dall’inizio, vanta un diritto all’indennizzo ‘iure proprio’ (per diritto proprio) che è distinto e autonomo rispetto a quello acquisito per successione (‘iure successionis’).

Come si calcola il diritto all’indennizzo per l’erede che era già parte del processo fin dall’inizio?
Il diritto all’indennizzo ‘iure proprio’ deve essere calcolato considerando l’intera durata del procedimento, dal suo inizio fino alla sua conclusione, poiché l’erede ha subito personalmente gli effetti della lungaggine processuale per tutto tale periodo.

La conciliazione della causa impedisce di chiedere l’indennizzo per eccessiva durata del processo?
No. Come già stabilito in una precedente pronuncia della Cassazione richiamata nel provvedimento, la conciliazione non equivale a rinuncia o inattività delle parti e, pertanto, non osta alla richiesta di equa riparazione per l’irragionevole durata del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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