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Indennizzo da acquisizione sanante: no al termine breve

Una società ha contestato l’importo di un indennizzo da acquisizione sanante stabilito da un ente comunale. L’ente sosteneva che l’impugnazione fosse tardiva. La Corte di Cassazione ha confermato che il termine breve di 30 giorni, previsto per l’opposizione alla stima nell’esproprio ordinario, non si applica in caso di acquisizione sanante, per la quale vale il termine di prescrizione ordinario. La Corte ha inoltre corretto la liquidazione delle spese legali decisa in appello.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Indennizzo da Acquisizione Sanante: La Cassazione Conferma i Termini per l’Opposizione

L’indennizzo da acquisizione sanante rappresenta un punto cruciale nel diritto immobiliare e amministrativo, bilanciando l’interesse pubblico con la tutela della proprietà privata. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale sui termini per contestare tale indennizzo, consolidando un orientamento che offre maggiori tutele al cittadino espropriato. La questione centrale è: il proprietario ha solo 30 giorni per opporsi alla somma offerta, o gode di un termine più lungo?

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un contenzioso tra una società e un ente comunale. Il Comune, dopo aver occupato e trasformato irreversibilmente un terreno di proprietà della società, aveva emesso un provvedimento di acquisizione sanante ai sensi dell’art. 42-bis del Testo Unico Espropri. La società, ritenendo inadeguato l’indennizzo proposto nel provvedimento, aveva adito le vie legali per ottenerne la corretta determinazione.

In sede di giudizio, il Comune aveva eccepito la tardività dell’azione, sostenendo che la società avrebbe dovuto rispettare il termine perentorio di 30 giorni previsto dall’art. 29 del D.Lgs. 150/2011 per l’opposizione alla stima nelle procedure di esproprio ordinarie. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva respinto tale eccezione, dando ragione alla società. Di conseguenza, il Comune ha presentato ricorso in Cassazione, mentre la società ha risposto con un ricorso incidentale per questioni relative alla liquidazione delle spese legali.

L’Ordinanza della Corte di Cassazione e l’indennizzo da acquisizione sanante

La Suprema Corte ha affrontato distintamente i due ricorsi, giungendo a una decisione che chiarisce in modo definitivo la disciplina applicabile.

Il Rigetto del Ricorso Principale del Comune

Il motivo principale del ricorso del Comune è stato respinto. La Cassazione ha confermato il principio di diritto, già sancito in una precedente pronuncia (Cass. n. 35287/2023) che aveva risolto un contrasto giurisprudenziale sul punto. Il termine perentorio di 30 giorni previsto per l’opposizione alla stima dell’indennità di esproprio non è applicabile alla contestazione relativa all’indennizzo contenuto in un provvedimento di acquisizione sanante. Per quest’ultima fattispecie, vale il termine ordinario di prescrizione.

L’Accoglimento Parziale del Ricorso Incidentale della Società

La società, con il suo ricorso incidentale, lamentava che la Corte d’Appello avesse omesso di liquidare alcune voci delle spese legali. La Cassazione ha accolto parzialmente queste doglianze, stabilendo che:

1. Il compenso per la fase istruttoria del giudizio doveva essere riconosciuto e liquidato.
2. Anche il rimborso del contributo unificato e della marca di iscrizione a ruolo, in quanto spese vive sostenute dalla parte vittoriosa, doveva essere accordato.

È stata invece dichiarata inammissibile la richiesta di rimborso delle spese di consulenza tecnica di parte (CTP), poiché la società aveva prodotto solo la fattura e non la quietanza di pagamento, rendendo la questione un accertamento di fatto non consentito in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sulla base delle differenze strutturali tra il procedimento di esproprio ordinario e quello di acquisizione sanante. Sebbene entrambi conducano al pagamento di un ristoro economico per la perdita della proprietà, i percorsi amministrativi sono distinti.

L’articolo 29 del D.Lgs. 150/2011, che impone il termine breve, si riferisce specificamente all’opposizione alla stima definitiva nell’ambito della procedura espropriativa classica. L’articolo 42-bis del Testo Unico Espropri, che disciplina l’acquisizione sanante, non contiene alcun rinvio a tale termine. Secondo la Corte, le norme che impongono termini di decadenza, limitando il diritto di agire in giudizio, non possono essere interpretate in modo estensivo o analogico. Pertanto, in assenza di una previsione specifica, si applica la regola generale della prescrizione ordinaria.

Per quanto riguarda le spese legali, la motivazione si fonda sul principio di soccombenza (art. 91 c.p.c.). La parte vincitrice ha diritto al rimborso integrale delle spese sostenute e documentate, incluse le fasi processuali effettivamente svolte (come quella istruttoria) e gli esborsi necessari per avviare il giudizio (contributo unificato).

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un importante principio a tutela dei proprietari i cui beni vengono acquisiti dalla Pubblica Amministrazione tramite il meccanismo dell’acquisizione sanante. La decisione offre una maggiore certezza giuridica: il cittadino non è costretto a rispettare il termine restrittivo di 30 giorni per contestare l’indennizzo, ma può farlo entro il più ampio termine di prescrizione. Ciò garantisce un tempo adeguato per valutare la congruità della somma offerta e, se necessario, per avviare un’azione legale.

Per le Pubbliche Amministrazioni, la sentenza rappresenta un monito a determinare con attenzione e correttezza l’indennizzo, consapevoli che la possibilità di contestazione si estende per un periodo di tempo significativo. Infine, la pronuncia sulle spese legali ribadisce l’importanza di documentare scrupolosamente ogni esborso per poterne ottenere il rimborso in caso di vittoria.

Qual è il termine per contestare l’indennizzo da acquisizione sanante?
Per contestare l’indennizzo determinato in un provvedimento di acquisizione sanante ai sensi dell’art. 42-bis TUE, si applica il termine ordinario di prescrizione e non il termine di decadenza di 30 giorni previsto per l’opposizione alla stima nell’esproprio ordinario.

Le spese per la fase istruttoria del processo devono essere rimborsate alla parte vincitrice?
Sì, la Corte ha stabilito che il compenso per la fase istruttoria, se effettivamente svoltasi, deve essere riconosciuto e liquidato a carico della parte soccombente, insieme alle altre spese legali.

Per ottenere il rimborso delle spese del consulente tecnico di parte (CTP) è sufficiente presentare la sua fattura?
No. La Corte ha ritenuto inammissibile la richiesta di rimborso basata sulla sola fattura, in assenza della quietanza o di un’altra prova dell’effettivo pagamento. La dimostrazione del pagamento è un accertamento di fatto che non può essere svolto in sede di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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