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Indennità zone disagiate: no a medici del 118

Un medico del servizio 118 ha richiesto l’indennità zone disagiate, tipicamente concessa ai medici di base. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che il Contratto Collettivo Nazionale (ACN) limita questo beneficio ai soli medici di assistenza primaria. La sentenza sottolinea che gli accordi regionali non possono estendere benefici oltre quanto stabilito dal contratto nazionale, riaffermando la rigida gerarchia delle fonti nella contrattazione collettiva.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità Zone Disagiate: Spetta ai Medici del 118? La Cassazione Dice No

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande interesse per il personale medico del Servizio Sanitario Nazionale: la spettanza dell’indennità zone disagiate ai medici convenzionati del servizio di emergenza territoriale 118. La questione centrale era se questo specifico compenso, previsto per i medici di assistenza primaria, potesse essere esteso anche a chi opera nell’emergenza. La risposta della Corte è stata negativa, tracciando una linea netta basata sulla gerarchia delle fonti contrattuali.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Parità di Trattamento

Una dottoressa, medico convenzionato per il servizio di emergenza 118 in un comune della fascia garganica, classificato come “zona disagiata”, aveva richiesto il riconoscimento di un’indennità economica. Tale compenso era previsto dall’Accordo Collettivo Nazionale (ACN) e dall’Accordo Integrativo Regionale (AIR) per i medici di assistenza primaria (i cosiddetti medici di base) che svolgono la loro attività in aree geografiche caratterizzate da particolari difficoltà.

La richiesta, inizialmente accolta tramite un decreto ingiuntivo, era stata poi respinta sia dal Tribunale che dalla Corte d’Appello. I giudici di merito avevano sostenuto che la normativa contrattuale distingueva chiaramente tra il ruolo del medico di assistenza primaria e quello del medico di emergenza territoriale, riservando l’indennità solo alla prima categoria. La dottoressa ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge e una disparità di trattamento.

L’Applicazione dell’Indennità Zone Disagiate e la Gerarchia delle Fonti

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, fornendo una chiara interpretazione delle fonti che regolano i rapporti di lavoro dei medici convenzionati. Il punto cruciale della decisione risiede nella rigida gerarchia tra la contrattazione nazionale e quella regionale.

Il Ruolo dell’Accordo Collettivo Nazionale (ACN)

L’ACN del 2005 per i medici di medicina generale disciplina in modo distinto quattro settori di attività: assistenza primaria, continuità assistenziale, medicina dei servizi ed emergenza sanitaria territoriale. Per ciascun settore, il contratto prevede compiti e trattamenti economici specifici.

L’articolo 59, lettera D, comma 2, dell’ACN, che istituisce l’indennità zone disagiate, è inserito nel capo che regola il trattamento economico dei soli medici di assistenza primaria. Al contrario, l’articolo 98, dedicato al trattamento economico dei medici dell’emergenza sanitaria, non prevede alcuna indennità analoga. Secondo la Corte, questa collocazione non è casuale, ma riflette la precisa volontà delle parti contrattuali di limitare il beneficio a una specifica categoria professionale.

I Limiti della Contrattazione Regionale (AIR)

La ricorrente sosteneva che l’Accordo Integrativo Regionale (AIR) della Puglia, con un generico riferimento all'”attività convenzionale”, avesse esteso il beneficio. La Cassazione ha smontato questa tesi, ribadendo un principio fondamentale: la contrattazione integrativa non può porsi in contrasto con quella nazionale, né può introdurre trattamenti economici ulteriori non previsti da quest’ultima. L’AIR può solo operare negli spazi e nei limiti definiti dall’ACN. Di conseguenza, un generico riferimento nell’accordo regionale non era sufficiente a superare la chiara e specifica previsione del contratto nazionale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La decisione della Corte si fonda su tre pilastri argomentativi principali. In primo luogo, il primato dell’Accordo Collettivo Nazionale, che stabilisce in modo tassativo quali categorie abbiano diritto a determinati compensi. In secondo luogo, l’impossibilità di una comparazione tra le diverse attività mediche convenzionate, data la loro eterogeneità in termini di compiti e responsabilità. Non è possibile, quindi, invocare una parità di trattamento per giustificare l’estensione di un beneficio. Infine, la Corte ha ritenuto irrilevante il fatto che l’Azienda Sanitaria Locale avesse, in un altro caso, concesso un’indennità simile a medici dell’emergenza. Un’attribuzione non fondata sulla contrattazione non può creare un diritto per altri lavoratori a pretendere lo stesso trattamento.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma con forza il principio della specificità dei trattamenti economici all’interno delle diverse branche della medicina convenzionata e la rigida gerarchia delle fonti contrattuali. La decisione chiarisce che i benefici economici, come l’indennità zone disagiate, sono strettamente legati alla categoria professionale definita nel contratto nazionale. Per i medici e gli operatori sanitari, ciò significa che i diritti e i compensi derivano esclusivamente da quanto esplicitamente previsto negli accordi di riferimento, e un’eventuale estensione non può essere ottenuta se non attraverso una modifica della stessa contrattazione collettiva nazionale.

Un medico del servizio di emergenza “118” che lavora in un’area disagiata ha diritto alla stessa indennità prevista per i medici di assistenza primaria?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’indennità per zone disagiate, secondo l’Accordo Collettivo Nazionale (ACN), è prevista specificamente ed esclusivamente per i medici di assistenza primaria e non può essere estesa ai medici dell’emergenza sanitaria territoriale.

Un accordo integrativo regionale (AIR) può estendere un beneficio economico, come l’indennità zone disagiate, a categorie di lavoratori non previste dall’Accordo Collettivo Nazionale (ACN)?
No. La contrattazione integrativa regionale si svolge nelle materie e nei limiti stabiliti dalla contrattazione collettiva nazionale. Pertanto, non può porsi in contrasto con essa né riconoscere un trattamento economico ulteriore che non sia previsto dalla fonte nazionale.

Se un’Azienda Sanitaria Locale (ASL) ha concesso in passato un beneficio non dovuto ad alcuni lavoratori, gli altri lavoratori della stessa categoria possono pretenderlo per parità di trattamento?
No. La Corte ha affermato che dall’attribuzione di un beneficio non fondato sulla contrattazione a determinati lavoratori non può derivare per altri lavoratori il diritto a ottenere un analogo beneficio. Un errore o una concessione non supportata da una norma contrattuale non crea un diritto per gli altri.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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