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Indennità sostitutiva preavviso: fuori dal calcolo pensione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un lavoratore che chiedeva di includere l’indennità sostitutiva del preavviso nel calcolo della sua pensione. La Corte ha confermato che i contributi versati per periodi successivi alla data di decorrenza della pensione non possono essere utilizzati per ricalcolarla, ma possono solo dar luogo a un supplemento di pensione, previa apposita domanda. La decisione ribadisce anche l’importanza dell’onere della prova e i rigidi requisiti di specificità per i ricorsi in Cassazione.

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Indennità Sostitutiva Preavviso: Quando Non Rientra nel Calcolo della Pensione

La corretta determinazione dell’importo della pensione è una questione di fondamentale importanza per ogni lavoratore. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso complesso, chiarendo le regole per l’inclusione dell’indennità sostitutiva preavviso nella base di calcolo pensionistico. La decisione sottolinea come i contributi versati per periodi successivi alla decorrenza della pensione non possano essere usati per ricalcolare l’assegno originario, ma possano solo dar luogo a un supplemento. Analizziamo la vicenda e le conclusioni dei giudici.

I Fatti del Caso: La Richiesta del Lavoratore

Un lavoratore si era rivolto al Tribunale per ottenere l’accertamento di quarant’anni di anzianità contributiva, anche a seguito del riscatto degli anni di laurea. Chiedeva, inoltre, l’inclusione dell’indennità sostitutiva preavviso nella base di calcolo della sua pensione di anzianità e un risarcimento danni per il comportamento, a suo dire, illegittimo dell’ente previdenziale.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto le sue richieste. In particolare, i giudici di merito avevano evidenziato due punti cruciali:
1. Riscatto Laurea: Il lavoratore non aveva fornito alcuna prova di aver effettivamente presentato la domanda di riscatto, un elemento essenziale per far valere la propria pretesa.
2. Indennità di Preavviso: L’indennità si riferiva a un periodo successivo alla data di decorrenza della pensione. Pertanto, non poteva essere inclusa nel calcolo originario, ma poteva, al più, essere valorizzata tramite un supplemento di pensione, che però non era mai stato richiesto.

Insoddisfatto, il lavoratore ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile nel suo complesso, confermando la decisione dei giudici d’appello. La pronuncia si basa su ragioni sia procedurali che di merito.

Inammissibilità del Ricorso e Onere della Prova

I giudici hanno innanzitutto rilevato gravi carenze nella formulazione del ricorso. Il ricorrente non aveva rispettato l’onere di specificità, limitandosi a contestare la valutazione dei fatti senza indicare chiaramente le norme di diritto che sarebbero state violate e senza articolare un’argomentazione giuridica solida. In particolare, per la questione del riscatto della laurea, il ricorso cercava di ottenere un riesame delle prove, attività preclusa in sede di legittimità, soprattutto in presenza di una “doppia conforme” (decisioni identiche nei primi due gradi di giudizio).

Il Calcolo dell’Indennità Sostitutiva Preavviso nella Pensione

La Corte ha confermato l’interpretazione dei giudici d’appello riguardo all’indennità sostitutiva preavviso. Poiché i contributi relativi a tale indennità si collocavano in un periodo successivo alla cessazione del rapporto di lavoro e alla decorrenza della pensione, la normativa applicabile è quella dei supplementi di pensione (prevista dall’art. 7 della legge n. 155/1981).

Questi supplementi sono degli incrementi della pensione che spettano a chi continua a versare contributi dopo il pensionamento. Essi, tuttavia, non modificano l’importo originario della pensione, ma si aggiungono ad esso e possono essere richiesti solo dopo un certo periodo (due anni nel caso specifico) e tramite una domanda esplicita, che nel caso in esame non era mai stata presentata.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità evidenziando che il ricorso era generico e non riusciva a scalfire il ragionamento logico-giuridico della sentenza d’appello. Invece di confrontarsi con le norme di diritto e la loro interpretazione, il ricorrente si era concentrato su accuse di “frode” e “manomissione di documenti” da parte dell’ente previdenziale, argomenti non pertinenti per un giudizio di legittimità.

Il compito della Cassazione non è quello di riesaminare i fatti o di compiere una “ricerca esplorativa” delle norme violate, ma di valutare se il giudice di merito abbia applicato correttamente la legge. Nel caso specifico, il ricorso non ha fornito gli elementi necessari per svolgere tale valutazione, risultando così privo dei requisiti essenziali per essere accolto.

Conclusioni

L’ordinanza ribadisce due principi fondamentali in materia previdenziale e processuale. Primo, i contributi versati per periodi successivi alla data di pensionamento, come quelli derivanti dall’indennità sostitutiva del preavviso, non possono essere utilizzati per ricalcolare la pensione, ma possono solo dare diritto a un supplemento, che deve essere richiesto con un’apposita domanda. Secondo, un ricorso per cassazione deve essere formulato con estrema precisione, indicando chiaramente i vizi di legge e le ragioni a sostegno, senza limitarsi a una generica contestazione della decisione impugnata.

L’indennità sostitutiva del preavviso entra nel calcolo della pensione?
No, secondo la decisione in esame, se i contributi relativi a tale indennità si riferiscono a un periodo successivo alla data di decorrenza della pensione, non possono essere inclusi nel calcolo originario. Possono però essere valorizzati tramite un supplemento di pensione, che deve essere richiesto separatamente.

Cosa succede se non si fornisce la prova della domanda di riscatto degli anni di laurea?
La mancata prova della presentazione della domanda di riscatto è un elemento imprescindibile che impedisce di accogliere la richiesta di computare tali periodi ai fini pensionistici. L’onere di provare i fatti a fondamento della propria pretesa grava sul richiedente.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se non rispetta i requisiti di specificità richiesti dalla legge. Ad esempio, se non indica in modo chiaro e dettagliato le norme che si assumono violate, se si limita a contestare la valutazione dei fatti operata dai giudici di merito, o se non sviluppa argomentazioni giuridiche idonee a confutare le ragioni della sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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