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Indennità sostitutiva ferie: onere della prova del datore

Un’azienda sanitaria è stata condannata a pagare l’indennità sostitutiva per le ferie non godute a un suo dirigente medico al momento della pensione. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ribadendo che spetta al datore di lavoro dimostrare di aver messo il dipendente nelle condizioni di fruire delle ferie, anche in caso di personale dirigente.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Indennità Sostitutiva Ferie: Spetta al Datore Provare di Aver Invitato al Godimento

Il diritto alle ferie è un principio fondamentale e irrinunciabile per ogni lavoratore. Ma cosa succede quando, al termine del rapporto di lavoro, rimangono giorni di ferie non goduti? La questione dell’indennità sostitutiva ferie è spesso al centro di contenziosi, specialmente quando riguarda figure dirigenziali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto cruciale: l’onere di dimostrare di aver sollecitato il dipendente a usufruire delle ferie spetta sempre e solo al datore di lavoro.

I Fatti del Caso

Un dirigente medico, al momento della cessazione del suo rapporto di lavoro con un’Azienda Sanitaria per pensionamento, si è ritrovato con 39 giorni di ferie maturate e non godute relative agli anni 2015-2016. Il medico aveva chiesto di poterle utilizzare prima di andare in pensione, ma ciò non era avvenuto. Di conseguenza, ha citato in giudizio l’ente sanitario per ottenere il pagamento dell’indennità sostitutiva.

L’Azienda Sanitaria si è difesa sostenendo che il lavoratore, in qualità di dirigente di primo livello, avesse piena autonomia nel programmare le proprie ferie e che, quindi, la mancata fruizione fosse a lui imputabile. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione al medico, condannando l’azienda al pagamento di quasi 10.000 euro. Secondo i giudici di merito, non era stato dimostrato che il dirigente avesse il potere di auto-attribuirsi le ferie, essendo comunque sottoposto ai vertici aziendali. Inoltre, l’azienda si era attivata solo tardivamente, in prossimità della pensione, per far recuperare le ferie accumulate.

La Decisione della Corte di Cassazione

L’Azienda Sanitaria ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su quattro motivi, tra cui la presunta violazione delle norme sul divieto di monetizzazione delle ferie nel pubblico impiego e un’errata attribuzione dell’onere della prova. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le sentenze precedenti e condannando l’azienda al pagamento delle spese legali.

Le motivazioni e l’onere della prova sull’indennità sostitutiva ferie

La Corte ha ribadito un principio ormai consolidato e allineato alla giurisprudenza europea: il diritto alle ferie è fondamentale e irrinunciabile. La perdita di tale diritto, e della relativa indennità sostitutiva, può avvenire solo se il datore di lavoro fornisce la prova di aver adempiuto a specifici obblighi.

In particolare, il datore di lavoro deve dimostrare di aver:
1. Invitato formalmente il lavoratore a godere delle ferie.
2. Avvisato in modo chiaro e tempestivo che, in caso di mancata fruizione entro il periodo di riferimento, le ferie sarebbero andate perse senza possibilità di compensazione economica.

Questo onere probatorio non si inverte mai. È un errore, secondo la Corte, ritenere che spetti al lavoratore dimostrare di aver chiesto le ferie e di non averle potute godere. Al contrario, è l’azienda che deve provare di aver fatto tutto il possibile per garantire il riposo del dipendente.

L’indennità sostitutiva ferie per i dirigenti

La Corte ha anche affrontato la posizione specifica del dirigente. Se è vero che un dirigente con potere di autodeterminazione incondizionata del proprio periodo di ferie non ha diritto all’indennità se non ne fa richiesta, la situazione cambia radicalmente quando tale potere non è assoluto. Nel caso di specie, il dirigente era di primo livello e non aveva l’autonomia decisionale per auto-attribuirsi il riposo, essendo le sue decisioni soggette all’approvazione dei vertici aziendali. In queste circostanze, il dirigente è equiparato a qualsiasi altro lavoratore, e il diritto all’indennità sostitutiva sorge se il datore di lavoro non adempie al suo onere di invito e avviso.

Le conclusioni

Questa ordinanza rafforza la tutela del diritto alle ferie, sottolineando la responsabilità proattiva del datore di lavoro. Le aziende, sia pubbliche che private, non possono adottare un comportamento passivo, attendendo la richiesta del lavoratore. Devono, invece, implementare procedure chiare per invitare i dipendenti a pianificare e godere delle ferie, avvisandoli delle conseguenze in caso di mancata fruizione. Per i lavoratori, specialmente per le figure dirigenziali intermedie, questa sentenza rappresenta una garanzia importante: la mancanza di un potere decisionale assoluto sulla programmazione delle ferie non può tradursi nella perdita di un diritto fondamentale né della sua compensazione economica.

A chi spetta l’onere di provare che il lavoratore ha potuto godere delle ferie?
L’onere della prova grava sempre sul datore di lavoro. Egli deve dimostrare di aver invitato il lavoratore, in modo formale e tempestivo, a fruire delle ferie e di averlo avvisato che, in caso contrario, le avrebbe perse.

Un dirigente ha diritto all’indennità per le ferie non godute?
Sì, ha diritto all’indennità se non ha il potere di autodeterminazione incondizionata del proprio periodo di ferie. Se è soggetto all’organizzazione e alle decisioni dei vertici aziendali, il suo diritto è tutelato come quello di qualsiasi altro dipendente.

La perdita del diritto alle ferie è automatica se non vengono godute entro i termini?
No. Secondo la giurisprudenza nazionale ed europea, la perdita del diritto alle ferie e alla relativa indennità non è mai automatica. È subordinata alla prova, da parte del datore di lavoro, di aver messo il lavoratore in condizione di esercitare effettivamente il suo diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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