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Indennità per accessione: il diritto non si nega

Un promissario acquirente costruisce un immobile su un terreno in base a un contratto preliminare, successivamente risolto per suo inadempimento. La Corte di Cassazione stabilisce che il suo diritto a ricevere un’indennità per accessione sussiste anche se non ha fornito prova completa dei costi sostenuti. Il giudice ha il potere-dovere di quantificare l’indennizzo, non potendo rigettare la domanda solo per mancata prova del ‘quantum’.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Indennità per accessione: diritto garantito anche senza prova dei costi

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un principio fondamentale in materia di indennità per accessione, stabilendo che il diritto del costruttore a ricevere un compenso non può essere negato solo perché non è riuscito a provare con esattezza l’ammontare dei costi sostenuti. Questa decisione ha importanti implicazioni per chiunque si trovi a costruire su un terreno di proprietà altrui, specialmente nel contesto di contratti preliminari poi venuti meno.

I Fatti del Caso: Costruzione su suolo altrui dopo un preliminare

La vicenda trae origine da un contratto preliminare di compravendita di alcuni terreni. Il promissario acquirente, ottenuta l’immissione immediata nel possesso, aveva edificato un fabbricato a proprie spese. Successivamente, il contratto preliminare veniva dichiarato risolto per inadempimento dello stesso promissario acquirente, il quale veniva condannato a restituire i terreni.

A seguito della restituzione, l’ex promissario acquirente citava in giudizio il proprietario del fondo, chiedendo il pagamento di un’indennità per le opere realizzate, basandosi sul principio dell’accessione (art. 936 c.c.). Sia il Tribunale che la Corte d’Appello rigettavano la sua domanda, ritenendo che non avesse fornito prove sufficienti a dimostrare i costi effettivamente sostenuti per la costruzione.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’indennità per accessione

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha ribaltato le decisioni dei giudici di merito, accogliendo il ricorso del costruttore. Gli Ermellini hanno compiuto un duplice ragionamento critico verso la sentenza d’appello.

In primo luogo, è stato errato rigettare la domanda per mancata prova dei costi, una volta accertato che il costruttore aveva effettivamente commissionato e realizzato l’opera. Il diritto all’indennizzo sorge automaticamente quando il proprietario del fondo, a conoscenza dell’incorporazione, non esercita il suo diritto di chiederne la rimozione entro sei mesi. Trascorso questo termine, il proprietario è tenuto a corrispondere l’indennità.

In secondo luogo, la Corte d’Appello ha sbagliato a non considerare l’altro parametro previsto dalla legge per calcolare l’indennità: l’aumento di valore del fondo. Il proprietario ha infatti la facoltà di scegliere se pagare il valore dei materiali e della manodopera oppure la somma corrispondente all’incremento di valore del terreno.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte Suprema ha chiarito che il diritto all’indennità per accessione è un diritto sostanziale che sorge dai fatti (la costruzione e la mancata richiesta di rimozione). La difficoltà nel provare il quantum esatto non può portare alla negazione del diritto stesso. Al contrario, una volta provati i fatti costitutivi del diritto, spetta al giudice attivare i poteri istruttori d’ufficio per determinarne l’ammontare. Strumenti come la Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) o il giuramento suppletorio servono proprio a colmare eventuali lacune probatorie sulla quantificazione economica.

Nel caso specifico, non solo il diritto all’indennizzo era sorto, ma era stata anche disposta una CTU per la valutazione dei costi. Se la Corte d’Appello avesse ritenuto insoddisfacente l’esito di tale consulenza, avrebbe dovuto disporne una nuova, ma non poteva semplicemente rigettare la domanda. Pertanto, la mancata prova del quantum non è un ostacolo insormontabile, ma una questione che il giudice deve risolvere con gli strumenti processuali a sua disposizione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per costruttori e proprietari

Questa pronuncia rafforza la tutela di chi realizza opere su fondo altrui. Il principio enunciato è chiaro: il diritto all’indennizzo esiste e non può essere annullato da una difficoltà probatoria sul suo esatto valore. Per il costruttore, è fondamentale dimostrare di aver realizzato l’opera e che il proprietario non ne ha chiesto la rimozione nei termini di legge. Per il proprietario del fondo, è importante sapere che, una volta consolidato il diritto all’indennizzo, non potrà sottrarsi al pagamento, ma avrà la scelta tra i due parametri di quantificazione previsti dall’art. 936 c.c. La sentenza, cassata con rinvio, impone ora alla Corte d’Appello di procedere a una nuova valutazione che tenga conto di questi principi, liquidando finalmente l’indennità dovuta.

Chi costruisce su un terreno altrui in base a un contratto preliminare poi risolto, ha diritto a un’indennità?
Sì, secondo la Corte ha diritto all’indennità prevista dall’art. 936 c.c. se il proprietario del terreno, una volta venuto a conoscenza della costruzione, non ne chiede la rimozione entro sei mesi.

Cosa succede se chi ha costruito non riesce a provare esattamente quanto ha speso?
La sua domanda di indennizzo non può essere rigettata per questo solo motivo. È sufficiente provare i fatti che danno origine al diritto (la costruzione e la mancata richiesta di rimozione). Il giudice deve poi utilizzare i poteri istruttori a sua disposizione, come una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), per determinare il quantum dell’indennità.

Quali sono le opzioni del proprietario del terreno riguardo all’indennità da pagare?
Il proprietario del terreno ha la facoltà di scegliere se pagare un’indennità pari al valore dei materiali e al prezzo della manodopera oppure un’indennità pari all’aumento di valore che il fondo ha conseguito per effetto della costruzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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