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Indennità occupazione abusiva: quando si applica?

Una società che gestiva un teatro su suolo pubblico si è opposta al pagamento di una ingente indennità di occupazione abusiva richiesta dal Comune dopo la scadenza delle concessioni. La società sosteneva di dover pagare un canone inferiore, basato sulla tariffa per le occupazioni permanenti, e vantava un credito da porre in compensazione. La Corte d’Appello ha respinto la richiesta di compensazione per mancanza di prove, ma ha parzialmente accolto la domanda sulla tariffa. Ha stabilito che, pur essendo l’occupazione abusiva, l’indennità deve essere calcolata usando la tariffa permanente, più vantaggiosa, data la natura stabile e duratura della struttura installata.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Indennità occupazione abusiva: quando si applica la tariffa permanente?

L’occupazione di suolo pubblico è una materia complessa, che spesso genera contenziosi tra privati e Pubblica Amministrazione. Una questione cruciale riguarda il calcolo del corrispettivo dovuto, specialmente quando l’occupazione prosegue dopo la scadenza della concessione. In questi casi, si parla di indennità occupazione abusiva. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Roma ha chiarito un punto fondamentale: anche in caso di occupazione senza titolo, la tariffa da applicare per il calcolo dell’indennità deve tenere conto della natura stabile e permanente della struttura installata. Analizziamo insieme questo interessante caso.

I Fatti del Caso: La Disputa sul “Gran Teatro”

Una società operante nel settore dello spettacolo aveva installato una grande struttura teatrale su un’area comunale a Roma sin dal 2011, sulla base di una serie di concessioni temporanee rilasciate dall’amministrazione. Alla scadenza dell’ultima concessione, la società aveva continuato ad occupare l’area.

Il Comune ha quindi emesso tre avvisi di pagamento: uno per canoni di concessione non pagati e due per una cospicua indennità occupazione abusiva per il periodo successivo alla scadenza. La società ha impugnato gli avvisi, sostenendo due tesi principali:

1. L’occupazione, per la sua durata e continuità, avrebbe dovuto essere considerata “permanente” sin dall’inizio, con l’applicazione di un canone più favorevole. Ciò avrebbe generato un credito a suo favore di oltre 236.000 euro.
2. Questo credito doveva essere usato in compensazione per estinguere i debiti richiesti dal Comune.

Il Tribunale di primo grado aveva respinto tutte le domande della società, confermando la legittimità degli atti del Comune.

I Motivi dell’Appello e l’Analisi della Corte

La società ha presentato appello, ma la Corte ha respinto la maggior parte dei motivi di gravame, confermando le conclusioni del primo giudice su diversi punti chiave.

Occupazione Temporanea o Permanente?

La Corte ha stabilito che l’amministrazione aveva correttamente qualificato l’occupazione come temporanea durante il periodo delle concessioni. I regolamenti comunali richiedono, per un’occupazione permanente, che essa conservi per almeno due anni consecutivi le stesse caratteristiche di tipologia, periodo e superficie. Nel caso di specie, le concessioni erano state emesse per periodi e superfici variabili, impedendo di configurare la stabilità richiesta dalla norma.

La Pretesa di Compensazione del Credito

Anche la richiesta di compensare il debito con un presunto credito è stata respinta. La Corte ha ricordato che la compensazione legale richiede che entrambi i crediti siano certi, liquidi ed esigibili. L’onere della prova grava su chi intende avvalersi della compensazione. La società si era limitata ad affermare di aver sostenuto costi per conto dell’amministrazione, senza fornire prove concrete e documentate. Le fatture unilaterali e i generici riferimenti a delibere non sono stati ritenuti sufficienti a dimostrare l’esistenza di un credito certo.

Il Calcolo dell’indennità occupazione abusiva: la Svolta in Appello

Il punto di svolta del giudizio è stato il quarto motivo di appello, relativo alla quantificazione dell’indennità occupazione abusiva. Su questo aspetto, la Corte ha dato parzialmente ragione alla società. I giudici hanno chiarito che, sebbene l’occupazione fosse senza titolo, la natura della struttura installata – un grande teatro, con caratteristiche di stabilità e difficile amovibilità – imponeva un criterio di calcolo diverso.

Il regolamento comunale stesso (art. 14-bis del Regolamento Cosap) consente di parametrare l’indennità per l’occupazione abusiva alle tariffe previste per le occupazioni regolari. Poiché la struttura era palesemente stabile, l’indennità doveva essere calcolata applicando la tariffa annua prevista per le occupazioni permanenti (maggiorata del 50% come previsto per i casi di abusivismo), e non quella, più onerosa, basata su un calcolo giornaliero tipico delle occupazioni temporanee.

Le Motivazioni

La decisione della Corte si fonda su una distinzione cruciale: la qualificazione giuridica dell’occupazione (abusiva) e le caratteristiche fisiche dell’installazione (stabile). Il fatto che l’occupazione sia sine titulo non impedisce di valutarne la natura ai fini del calcolo dell’indennizzo. Se l’occupazione, nei fatti, presenta le caratteristiche di stabilità e permanenza, è corretto e logico utilizzare come parametro di calcolo la tariffa corrispondente, ossia quella permanente. Questa interpretazione evita un ingiusto aggravio per l’occupante e allinea il calcolo dell’indennità alla reale natura dell’utilizzo del suolo pubblico. Inoltre, la Corte ha applicato una specifica riduzione prevista per le attività culturali e di spettacolo, riducendo ulteriormente l’importo dovuto. La motivazione della Corte, quindi, accoglie un principio di adeguatezza e proporzionalità nel determinare l’indennizzo.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte d’Appello ha parzialmente riformato la sentenza di primo grado. Ha annullato in parte due dei tre avvisi di pagamento, rideterminando l’importo dell’indennità occupazione abusiva sulla base della tariffa permanente e delle riduzioni per attività culturali. Questa sentenza offre un importante principio guida: la quantificazione dell’indennità per occupazione abusiva non deve basarsi su un automatismo, ma deve considerare la natura concreta dell’occupazione. Se una struttura è stabile e permanente, la tariffa di riferimento per il calcolo dell’indennità sarà quella permanente, anche se l’occupante non ha un titolo legittimo.

Quando un’occupazione di suolo pubblico si considera permanente ai fini del canone?
Secondo la normativa citata nella sentenza, un’occupazione si considera permanente quando, pur qualificata come temporanea, viene reiterata per almeno due anni consecutivi e conserva le stesse caratteristiche, quali la tipologia, il periodo e la superficie. In assenza di questi requisiti di stabilità, viene considerata temporanea.

È possibile compensare un debito con la Pubblica Amministrazione con un presunto credito per servizi resi?
No, non senza una prova rigorosa. La sentenza chiarisce che per avvalersi della compensazione, il credito opposto deve essere certo, liquido ed esigibile. La parte che intende far valere la compensazione ha l’onere di fornire la piena dimostrazione dell’esistenza e dell’esatto ammontare del proprio credito, cosa che nel caso di specie non è avvenuta.

Come si calcola l’indennità per un’occupazione abusiva se la struttura installata ha carattere stabile?
La sentenza stabilisce che l’indennità per un’occupazione abusiva (o sine titulo) realizzata con manufatti di carattere stabile deve essere calcolata utilizzando come parametro la tariffa prevista per le occupazioni permanenti, maggiorata delle sanzioni previste. Non si deve applicare la tariffa per le occupazioni temporanee, se la natura della struttura è palesemente permanente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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