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Indennità forfetizzata: Cassazione sul danno da termine

In un caso di conversione di un contratto di somministrazione a termine in contratto a tempo indeterminato, la Corte di Cassazione ha stabilito che il risarcimento del danno per il lavoratore non corrisponde alle retribuzioni perse, ma deve essere liquidato tramite l’indennità forfetizzata prevista dall’art. 32 della L. 183/2010. Questa indennità, definita come una ‘penale ex lege’, è onnicomprensiva e prescinde dalla prova del danno effettivo, uniformando il criterio risarcitorio.

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Indennità Forfetizzata: La Cassazione sul Danno da Contratto a Termine Illegittimo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21959/2025, torna a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto del lavoro: la quantificazione del danno in caso di conversione di un contratto a tempo determinato illegittimo. La pronuncia chiarisce che il lavoratore ha diritto a un’indennità forfetizzata e non al risarcimento integrale delle retribuzioni perse, consolidando un principio fondamentale per la gestione del contenzioso.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dall’impugnazione di un contratto di somministrazione di lavoro a tempo determinato stipulato tra una lavoratrice e una grande società di servizi. I giudici di primo grado avevano accertato l’illegittimità del termine apposto al contratto, dichiarando la costituzione di un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Di conseguenza, il datore di lavoro era stato condannato al risarcimento del danno, calcolato in misura pari alla retribuzione globale di fatto dal momento della messa in mora fino alla data della sentenza.

La Decisione della Corte d’Appello

La società datrice di lavoro ha proposto appello, contestando, tra le altre cose, il criterio di liquidazione del danno. Tuttavia, la Corte d’Appello di Napoli ha respinto il gravame, confermando integralmente la decisione di primo grado. Secondo i giudici di secondo grado, la causale addotta per la sostituzione di lavoratori assenti era generica e non provata, giustificando la conversione del rapporto e il conseguente risarcimento pieno.

Il Ricorso in Cassazione e l’Applicazione dell’Indennità Forfetizzata

Contro la sentenza d’appello, la società ha presentato ricorso per cassazione, basandolo su due motivi. Il punto centrale, accolto dalla Suprema Corte, riguardava la violazione e falsa applicazione dell’art. 32, comma 5, della legge n. 183/2010. Questa norma introduce un’indennità forfetizzata e onnicomprensiva per risarcire il danno subito dal lavoratore nel periodo intermedio, ovvero quello che intercorre tra la scadenza del termine illegittimo e la sentenza che ordina la riammissione in servizio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il motivo di ricorso relativo all’indennità forfetizzata. Gli Ermellini hanno ribadito il loro orientamento consolidato, secondo cui l’art. 32 della L. 183/2010 configura una sorta di ‘penale ex lege’. Questo significa che il legislatore ha predeterminato l’ammontare del risarcimento, stabilendo una somma compresa tra un minimo e un massimo, per tutti i danni derivanti dalla nullità del termine.

I punti chiave della motivazione sono i seguenti:
1. Carattere Onnicomprensivo: L’indennità è ‘onnicomprensiva’, coprendo tutti i pregiudizi subiti dal lavoratore nel cosiddetto ‘periodo intermedio’.
2. Irrilevanza della Prova del Danno: La liquidazione avviene a prescindere dalla prova di un danno effettivo e senza tener conto di eventuali altri redditi percepiti dal lavoratore nel frattempo (il cosiddetto ‘aliunde perceptum’).
3. Applicazione Estensiva: Questo regime sanzionatorio si applica a qualsiasi ipotesi di conversione di un contratto da tempo determinato a tempo indeterminato, inclusi i casi di somministrazione di lavoro illegittima.

La Corte d’Appello, confermando il risarcimento basato sulle retribuzioni non percepite, ha disapplicato questa norma specifica. La Cassazione ha quindi cassato la sentenza impugnata, affermando che il giudice di merito avrebbe dovuto liquidare il danno applicando esclusivamente i criteri dell’indennità forfetizzata.

Le Conclusioni

La decisione della Suprema Corte ha importanti implicazioni pratiche. Anzitutto, fornisce certezza giuridica sia ai datori di lavoro che ai lavoratori riguardo alle conseguenze economiche di un contratto a termine illegittimo. Il risarcimento non è più legato a variabili come la durata del processo o la capacità del lavoratore di trovare un’altra occupazione, ma è ancorato a un parametro legale fisso.

Per le aziende, questo significa poter prevedere con maggiore precisione il rischio economico legato al contenzioso sui contratti a termine. Per i lavoratori, pur rappresentando un tetto al risarcimento, garantisce un indennizzo certo senza l’onere di dover provare dettagliatamente il danno subito. La Corte di Cassazione ha quindi rinviato la causa alla Corte d’Appello di Napoli, in diversa composizione, che dovrà decidere nuovamente la controversia attenendosi al principio di diritto enunciato, applicando correttamente il regime dell’indennità forfetizzata.

In caso di contratto a termine illegittimo, il lavoratore ha diritto al risarcimento del danno pari a tutte le retribuzioni non percepite?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che si applica un’indennità forfetizzata onnicomprensiva, come previsto dall’art. 32 della legge 183/2010, e non il risarcimento pieno pari alle retribuzioni per il periodo tra la scadenza del contratto e la sentenza di conversione.

L’indennità forfetizzata si applica anche ai contratti di somministrazione di lavoro?
Sì, la sentenza conferma che il regime dell’indennità forfetizzata è applicabile a qualsiasi ipotesi di conversione di un contratto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato, inclusi i casi di somministrazione di lavoro giudicata illegittima.

Per ottenere l’indennità, il lavoratore deve dimostrare di aver subito un danno effettivo?
No, l’indennità è liquidata dal giudice a prescindere dalla prova di un danno effettivamente subito dal lavoratore. Essa è concepita come una ‘penale ex lege’, che non tiene conto neppure di eventuali altri redditi percepiti dal lavoratore nel periodo intermedio (aliunde perceptum).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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