LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Indennità ferie non godute: Cassazione inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’amministrazione regionale contro la condanna al pagamento dell’indennità per ferie e riposi non goduti a un ex dipendente con mansioni di custode. I motivi del ricorso sono stati respinti perché miravano a una inammissibile rivalutazione dei fatti, già accertati in appello, e presentavano vizi procedurali, confermando così il diritto del lavoratore al risarcimento.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Indennità Ferie Non Godute: La Cassazione Conferma il Diritto del Lavoratore

Il diritto alle ferie è un principio fondamentale per la tutela della salute psico-fisica del lavoratore. Quando questo diritto viene negato, sorge la questione della indennità ferie non godute, un compenso monetario che sostituisce il riposo mancato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 14934/2024) ribadisce un importante principio procedurale, dichiarando inammissibile il ricorso di una Pubblica Amministrazione e confermando, di fatto, il diritto del lavoratore al risarcimento.

I Fatti del Caso: Una Lunga Battaglia per un Diritto Fondamentale

La vicenda riguarda un ex dipendente di un’amministrazione regionale, con mansioni di custode presso un plesso di proprietà dell’ente. Per un lungo periodo, dal luglio 1998 al dicembre 2005, il lavoratore non aveva potuto godere pienamente delle ferie e dei riposi settimanali a causa delle limitazioni imposte da un regolamento regionale. Forte di una precedente sentenza passata in giudicato, che aveva già accertato l’illegittimità di tali limitazioni, il lavoratore aveva agito in giudizio per ottenere il giusto compenso.

La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, aveva dato ragione al dipendente, condannando l’ente pubblico al pagamento di oltre 36.000 euro a titolo di indennità ferie non godute. L’amministrazione, non accettando la sconfitta, ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su due motivi principali.

I Motivi del Ricorso e la Questione della Indennità Ferie Non Godute

L’ente pubblico ha tentato di ribaltare la decisione d’appello contestando sia l’applicazione delle norme sull’orario di lavoro sia i criteri di liquidazione del danno.

Primo Motivo: La Tentata Rivalutazione dei Fatti

Con il primo motivo, la ricorrente denunciava una presunta violazione delle norme sull’orario di lavoro per i custodi. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha prontamente rilevato come questa censura, apparentemente basata su una violazione di legge, celasse in realtà un tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti. Si chiedeva ai giudici di legittimità di riesaminare le prove e le circostanze già ponderate dal giudice di merito, un’operazione preclusa in sede di Cassazione. Il ricorso, pertanto, si trasformava in un inammissibile terzo grado di giudizio.

Secondo Motivo: Errata Applicazione del CCNL e Cumulo Interessi

Il secondo motivo di ricorso contestava la violazione del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) e delle norme che vietano il cumulo di interessi e rivalutazione monetaria nei crediti verso la Pubblica Amministrazione. Anche in questo caso, la Corte ha giudicato il motivo inammissibile. La censura non si confrontava con la reale motivazione della sentenza d’appello e intendeva rimettere in discussione la liquidazione del danno effettuata dal consulente tecnico d’ufficio (CTU) senza specifiche contestazioni. Riguardo al cumulo, la doglianza era infondata, poiché la Corte d’Appello aveva correttamente riconosciuto solo gli interessi legali e non la rivalutazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La decisione della Suprema Corte si fonda su principi procedurali cardine. Il ricorso per Cassazione non può essere utilizzato per ottenere una revisione del merito della controversia. I Giudici hanno sottolineato che i motivi presentati dall’amministrazione regionale erano diretti a una “surrettizia trasformazione del giudizio di legittimità in un nuovo, non consentito, grado di merito”.

Inoltre, la Corte ha evidenziato come le censure relative alla violazione del precedente giudicato fossero state formulate in modo generico, senza rispettare il “principio di specificità” che impone di indicare con precisione i termini della sentenza che si assume violata e le modalità con cui è stata introdotta nel processo. La dichiarazione di inammissibilità del ricorso è stata, quindi, una conseguenza diretta di questi vizi formali e sostanziali.

Conclusioni: Le Implicazioni della Pronuncia

Questa ordinanza, pur essendo basata su ragioni prettamente procedurali, offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, conferma che una volta accertato in giudizio il diritto del lavoratore, non è possibile rimetterlo in discussione in Cassazione attraverso una semplice rilettura degli atti. In secondo luogo, evidenzia l’importanza di formulare i ricorsi nel rispetto rigoroso delle regole processuali, pena l’inammissibilità.

Per i lavoratori, la decisione rappresenta una conferma della tutela accordata al diritto all’indennità ferie non godute, un ristoro economico essenziale quando il sacrosanto diritto al riposo viene compresso o negato dal datore di lavoro, anche se pubblico.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti di una causa già decisi in appello?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Non può effettuare una “rivalutazione dei fatti storici”. Un ricorso che mira a questo, anche se mascherato da violazione di legge, viene dichiarato inammissibile, come avvenuto nel caso di specie.

Cosa succede se un motivo di ricorso contesta un giudicato precedente senza seguire le procedure corrette?
Il motivo viene dichiarato inammissibile. Per contestare la violazione di un giudicato esterno, è necessario rispettare il principio di specificità, illustrando compiutamente la sentenza che si assume violata e indicando quando e come è stata prodotta in giudizio, adempimento che nel caso esaminato non è stato rispettato.

Può la Pubblica Amministrazione sollevare per la prima volta in Cassazione una nuova circostanza di fatto, come il fatto che il lavoratore sia ancora in servizio?
No. La Corte ha stabilito che l’allegazione di una circostanza di fatto per la prima volta nel giudizio di legittimità è inammissibile. L’accertamento dei fatti spetta esclusivamente ai giudici di merito (primo grado e appello) e deve avvenire nei limiti delle allegazioni e contestazioni delle parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati