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Indennità di sostituzione: quando non è domanda nuova

Un dirigente medico ha svolto mansioni superiori chiedendo in giudizio specifiche indennità. La Corte d’Appello ha respinto la sua richiesta per la più limitata indennità di sostituzione, ritenendola una domanda nuova e inammissibile. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, stabilendo che la richiesta di un compenso minore basato sugli stessi fatti non costituisce una domanda nuova. In base al principio ‘iura novit curia’, spetta al giudice qualificare correttamente la richiesta, riconoscendo che la pretesa minore è implicitamente contenuta in quella maggiore.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Indennità di sostituzione: se richiesta in appello, non è sempre domanda nuova

Un recente intervento della Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7046/2025, offre un importante chiarimento sul processo del lavoro, in particolare sulla qualificazione delle domande giudiziali. Quando un lavoratore chiede il pagamento di specifiche e cospicue indennità per mansioni superiori e, in appello, precisa che gli spetta quantomeno la minore indennità di sostituzione, sta introducendo una domanda nuova e inammissibile? Secondo la Suprema Corte, la risposta è no. Vediamo perché.

I Fatti di Causa: Il Dirigente Medico e le Mansioni Superiori

Il caso riguarda un dirigente medico di un’Azienda Sanitaria Pubblica che, per un periodo di quattro anni (dal 2011 al 2015), ha svolto di fatto le funzioni di direttore di struttura complessa sulla base di un ordine di servizio del Direttore Generale.

Il dirigente ha quindi agito in giudizio per ottenere il riconoscimento delle differenze retributive corrispondenti a tale incarico superiore, chiedendo specificamente l’indennità di esclusività, l’indennità di direzione di struttura complessa e la retribuzione di posizione minima unificata. In subordine, aveva richiesto un indennizzo per ingiustificato arricchimento ai sensi dell’art. 2041 c.c.

La Decisione dei Giudici di Merito: La Domanda è “Nuova”

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte di Appello hanno respinto le richieste del dirigente. In particolare, la Corte territoriale ha ritenuto che la domanda relativa all’indennità di sostituzione, introdotta dal lavoratore nel corso del giudizio, costituisse una ‘domanda nuova’ rispetto a quelle originarie. Secondo i giudici d’appello, questa nuova richiesta modificava sia il petitum (ciò che si chiede) sia la causa petendi (i fatti e le norme a fondamento della richiesta), e come tale era inammissibile nel secondo grado di giudizio, caratterizzato da rigide preclusioni.

L’indennità di sostituzione e la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente la decisione d’appello, accogliendo il ricorso del dirigente. Il fulcro della decisione risiede nel corretto bilanciamento tra il divieto di domande nuove in appello e il potere-dovere del giudice di qualificare giuridicamente i fatti di causa.

Il Principio “Iura Novit Curia” nel Pubblico Impiego

La Suprema Corte ha ribadito con forza che nel settore del pubblico impiego contrattualizzato vige il principio iura novit curia (il giudice conosce le leggi) anche in relazione ai contratti collettivi nazionali. Ciò significa che è compito del giudice individuare e applicare la corretta disciplina contrattuale prevista dal CCNL ai fatti allegati e provati dalle parti, indipendentemente da un’errata o incompleta indicazione normativa da parte del lavoratore.

La Domanda Minore è Contenuta in Quella Maggiore

Il punto cruciale è che il lavoratore non ha introdotto nuovi fatti. La causa petendi è rimasta la stessa: lo svolgimento di mansioni dirigenziali superiori. Anche il petitum mediato (il bene della vita richiesto), ossia il pagamento di differenze retributive, è rimasto invariato.

La richiesta dell’indennità di sostituzione non è altro che una pretesa minore, economicamente inferiore, che deve considerarsi virtualmente ricompresa nella domanda originaria, più ampia. Vige il principio per cui “nel più sta il meno”. Di conseguenza, il giudice, pur negando il diritto alle maggiori indennità richieste, avrebbe dovuto verificare se, sulla base degli stessi fatti, spettasse al lavoratore un compenso diverso e inferiore, come appunto quello previsto per la sostituzione.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Cassazione si fondano sull’articolo 112 del codice di procedura civile, che impone la corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato. Violare questo principio non significa solo decidere su qualcosa che non è stato chiesto (ultrapetizione), ma anche omettere di pronunciarsi su una parte della domanda. La Corte ha chiarito che accogliere una domanda in misura inferiore non costituisce una violazione, ma un corretto esercizio della funzione giurisdizionale. La Corte d’Appello, nel ritenere nuova la domanda, ha erroneamente omesso di pronunciarsi nel merito della richiesta, violando così l’art. 112 c.p.c. e disapplicando il principio iura novit curia.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche per i lavoratori, specialmente nel pubblico impiego. Stabilisce che un lavoratore che agisce per ottenere il massimo riconoscimento economico per mansioni superiori non si preclude la possibilità di ottenere un compenso minore (come l’indennità di sostituzione) se i fatti lo giustificano. La domanda non va intesa in modo rigido e formalistico, ma interpretata dal giudice che ha il dovere di inquadrarla nel corretto alveo normativo e contrattuale, garantendo al lavoratore la tutela che gli spetta, anche se in misura inferiore a quella inizialmente pretesa.

Se un lavoratore chiede in giudizio il pagamento di determinate indennità per mansioni superiori, può in appello chiedere la diversa e minore indennità di sostituzione?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che questa non è una ‘domanda nuova’, ma una specificazione della pretesa originaria. Il giudice può accogliere la domanda per un importo inferiore (‘il minus’) rispetto a quello richiesto (‘il maius’), inquadrando correttamente i fatti nella giusta disciplina contrattuale.

Il principio ‘iura novit curia’ (il giudice conosce le leggi) si applica ai contratti collettivi del pubblico impiego?
Sì. La sentenza ribadisce che, a differenza dei contratti collettivi privati, quelli del pubblico impiego sono conoscibili d’ufficio dal giudice. Pertanto, è compito del giudice applicare la corretta disposizione del contratto collettivo nazionale (CCNL) ai fatti di causa, anche se non specificamente invocata dalla parte.

Quando una modifica della domanda viene considerata una ‘domanda nuova’ inammissibile?
Una domanda è considerata ‘nuova’ quando altera gli elementi oggettivi dell’azione, ovvero il ‘petitum’ (il bene della vita richiesto) o la ‘causa petendi’ (i fatti costitutivi del diritto). In questo caso, siccome i fatti (svolgimento di mansioni superiori) e la richiesta di un compenso economico non sono cambiati, la richiesta di un importo minore basato su una diversa qualificazione giuridica non costituisce una domanda nuova.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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