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Indennità di sostituzione: no alla paga piena

Un dirigente medico ha richiesto la retribuzione piena per aver svolto mansioni superiori in sostituzione, ma la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso. La Suprema Corte ha stabilito che, anche in caso di proroga dell’incarico oltre i termini, al sostituto spetta unicamente l’indennità di sostituzione prevista dal contratto collettivo, e non il trattamento economico completo del titolare. È stato inoltre confermato che un semplice timbro di protocollo, senza firma o riscontro nei registri, non costituisce prova valida per interrompere la prescrizione dei crediti.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Indennità di Sostituzione: la Cassazione Nega la Retribuzione Piena

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale nel pubblico impiego sanitario: al dirigente medico che sostituisce un superiore, anche per un periodo prolungato, spetta la sola indennità di sostituzione e non la retribuzione completa del ruolo ricoperto. Questa ordinanza fornisce chiarimenti fondamentali sulla distinzione tra sostituzione temporanea e svolgimento di mansioni superiori, con importanti implicazioni per i diritti economici dei lavoratori.

I Fatti del Caso

Un dirigente medico, responsabile di una Unità Operativa Complessa di oculistica, ha citato in giudizio l’Azienda Sanitaria Locale (ASL) per ottenere il riconoscimento del trattamento economico superiore corrispondente al suo incarico. L’incarico, inizialmente provvisorio in attesa di un concorso pubblico, si era protratto nel tempo. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano parzialmente accolto la sua richiesta, ma solo nei limiti dell’indennità di sostituzione prevista dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) e tenendo conto della prescrizione quinquennale. Il dirigente, insoddisfatto, ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il suo non era un caso di mera sostituzione, ma di un incarico di responsabile di una struttura di nuova istituzione, e che la lunga durata dell’incarico avrebbe dovuto garantirgli la piena retribuzione.

Analisi della Corte sull’indennità di sostituzione

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi del ricorso, consolidando un orientamento giurisprudenziale ben definito. I giudici hanno chiarito che, nel contesto del pubblico impiego contrattualizzato, la sostituzione di un dirigente medico non configura uno ‘svolgimento di mansioni superiori’ come inteso dall’art. 2103 del codice civile. Si tratta, invece, di un’ipotesi specifica regolata dall’art. 18 del CCNL di settore. Questa norma prevede un’apposita indennità di sostituzione come adeguata remunerazione per l’incarico temporaneo.

La proroga dell’incarico e l’indennità di sostituzione

Uno dei punti centrali del ricorso riguardava la prosecuzione dell’incarico ben oltre i termini di sei o dodici mesi previsti. Secondo il ricorrente, superato questo limite, la sostituzione avrebbe perso la sua natura temporanea, dando diritto alla retribuzione piena. La Cassazione ha respinto questa tesi. Ha affermato che la congruità della retribuzione, stabilita dalle parti sociali attraverso l’indennità, non viene meno con il passare del tempo. La mancata conclusione della procedura concorsuale da parte dell’ASL è una violazione dei doveri della pubblica amministrazione verso tutti i potenziali candidati, ma non un inadempimento contrattuale verso il sostituto che possa trasformare il suo diritto economico.

La questione della prescrizione

La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili i motivi relativi all’interruzione della prescrizione. Il dirigente aveva prodotto due istanze con un timbro di protocollo generico, senza firma del funzionario ricevente né numero di registrazione. I giudici hanno confermato la decisione dei gradi precedenti: la semplice apposizione di un timbro non è prova sufficiente della ricezione dell’atto da parte del destinatario. Per interrompere la prescrizione, è necessaria la prova certa che l’atto sia giunto a conoscenza della controparte, prova che in questo caso mancava.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Suprema Corte si fonda sulla netta distinzione tra le norme del codice civile sulle mansioni superiori e la disciplina specifica prevista dalla contrattazione collettiva per la dirigenza sanitaria. L’art. 18 del CCNL è stato interpretato come norma speciale che definisce compiutamente il trattamento economico per il sostituto, includendo sia chi rimpiazza un titolare assente, sia chi copre un posto vacante in attesa di concorso. L’indennità prevista è stata ritenuta una remunerazione congrua e completa, escludendo la possibilità di rivendicare ulteriori emolumenti. Secondo la Corte, consentire la retribuzione piena al sostituto dopo un certo periodo significherebbe aggirare le norme imperative che impongono procedure concorsuali per la nomina dei dirigenti, violando i principi di buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione. La decisione sulla prescrizione, infine, ribadisce il principio secondo cui l’onere di provare l’avvenuta interruzione spetta a chi la invoca, e tale prova deve essere rigorosa.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione stabilisce con fermezza che, nel pubblico impiego sanitario, l’incarico di sostituzione, anche se prolungato illegittimamente, dà diritto esclusivamente all’indennità di sostituzione prevista dal CCNL. Non è possibile reclamare la retribuzione piena del titolare, poiché ciò contrasterebbe con la disciplina speciale del contratto collettivo e con le norme imperative sui concorsi pubblici. La sentenza offre anche un monito sulla necessità di formalizzare correttamente gli atti interruttivi della prescrizione, la cui prova non può basarsi su elementi incerti come un timbro non sottoscritto.

A un dirigente medico in sostituzione spetta la retribuzione piena del titolare se l’incarico si protrae oltre i termini previsti?
No. Secondo la Corte di Cassazione, anche se l’incarico provvisorio si protrae oltre i termini massimi, al dirigente sostituto spetta unicamente l’indennità di sostituzione prevista dal contratto collettivo, e non la retribuzione completa del titolare.

Cosa si intende per ‘sostituzione’ nell’incarico di dirigente medico secondo la Corte?
La ‘sostituzione’ include non solo chi subentra provvisoriamente a un titolare impedito, ma anche chi viene chiamato a coprire un posto di nuova istituzione rimasto temporaneamente vacante in attesa della nomina del titolare tramite procedura concorsuale.

Un timbro di protocollo senza firma è una prova sufficiente per interrompere la prescrizione di un diritto?
No. La Corte ha stabilito che la mera apposizione di un timbro, privo di sottoscrizione del funzionario ricevente e senza riscontro nei registri di protocollo, non è idonea a dare prova della ricezione dell’atto e, di conseguenza, non è sufficiente a interrompere la prescrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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