LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Indennità di sostituzione: No a stipendio superiore

Un dirigente medico, incaricato di dirigere una struttura sanitaria di nuova istituzione e priva di titolare, ha richiesto il pagamento delle differenze retributive corrispondenti al ruolo superiore. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che in questi casi non si configura lo svolgimento di mansioni superiori, ma una sostituzione su posto vacante. Pertanto, al dirigente spetta unicamente l’indennità di sostituzione prevista dal Contratto Collettivo Nazionale, e non l’intero trattamento economico del dirigente sostituito, anche se l’incarico si protrae nel tempo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Indennità di sostituzione: quando non spetta lo stipendio pieno del ruolo superiore

Un dirigente medico che assume la direzione di una struttura sanitaria su un posto vacante ha diritto alla retribuzione piena del ruolo o solo a una specifica indennità di sostituzione? Con l’ordinanza n. 31960/2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio consolidato, chiarendo i confini tra mansioni superiori e sostituzione nell’ambito della dirigenza sanitaria. La decisione sottolinea che, anche in caso di incarichi prolungati, l’unico compenso dovuto è quello previsto dal Contratto Collettivo, escludendo il diritto alle differenze retributive.

Il caso: la direzione di una nuova struttura sanitaria

Un dirigente medico veniva incaricato di dirigere una Struttura Complessa di nuova istituzione presso un’Azienda Sanitaria Locale. L’incarico, iniziato nel 2006 e proseguito fino al 2009, era finalizzato a gestire la struttura in attesa dell’espletamento di un concorso per l’assegnazione definitiva del posto.

Il medico, ritenendo di aver svolto mansioni superiori, si rivolgeva al Tribunale per ottenere il trattamento economico completo corrispondente alla posizione di Direttore. Il Tribunale di primo grado respingeva la domanda principale ma, in accoglimento della richiesta subordinata, riconosceva al dirigente il diritto all’indennità di sostituzione prevista dall’art. 18 del CCNL di settore. La decisione veniva confermata dalla Corte d’Appello, che escludeva l’applicabilità della disciplina sulle mansioni superiori alla dirigenza medica, caratterizzata da un ruolo unico.

La questione sull’indennità di sostituzione e il ruolo unico

Il cuore della controversia legale verteva sulla corretta interpretazione della normativa contrattuale e legislativa. Il ricorrente sosteneva che il suo caso non rientrasse nell’ipotesi di mera sostituzione di un collega assente, bensì nella gestione ex novo di una struttura priva di titolare, configurando di fatto lo svolgimento di mansioni superiori. A suo avviso, ciò avrebbe dovuto garantirgli il diritto alla retribuzione piena, in linea con l’art. 52 del D.Lgs. 165/2001 e l’art. 2103 del Codice Civile.

La difesa dell’Azienda Sanitaria, accolta dai giudici di merito, si basava invece sull’orientamento giurisprudenziale secondo cui la dirigenza medica opera all’interno di un ruolo unico. Di conseguenza, l’affidamento di un incarico di direzione non costituisce un passaggio a una qualifica superiore, ma l’esercizio di una funzione specifica all’interno dello stesso livello, per la quale il CCNL prevede un compenso specifico: l’indennità di sostituzione.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei gradi precedenti. I giudici hanno chiarito diversi punti fondamentali:

1. Inapplicabilità delle mansioni superiori: La Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato (a partire dalla sentenza n. 16229/2015) secondo cui la sostituzione nell’incarico di dirigente medico di struttura non si configura come svolgimento di mansioni superiori. Questo perché avviene nell’ambito del ruolo e livello unico della dirigenza sanitaria. Pertanto, non trovano applicazione né l’art. 2103 c.c. né l’art. 52 del D.Lgs. 165/2001.
2. Unico compenso previsto: L’unico trattamento economico spettante al dirigente sostituto è l’indennità di sostituzione specificamente prevista dalla disciplina collettiva (art. 18, comma 7, CCNL 8.6.2000). Questo compenso è ritenuto adeguatamente remunerativo e onnicomprensivo.
3. Irrilevanza della durata dell’incarico: La prosecuzione dell’incarico oltre i termini massimi previsti dal CCNL (sei o dodici mesi) per la copertura del posto vacante non legittima il dirigente a rivendicare l’intero trattamento economico del sostituito. Il mancato rispetto di tali termini da parte dell’amministrazione non può tradursi in un diritto retributivo maggiore per il dipendente, poiché il CCNL stesso esclude esplicitamente altri titoli di pretesa.

La Corte ha inoltre giudicato inammissibili gli altri motivi di ricorso per ragioni processuali, tra cui la mancata critica specifica alla ratio decidendi della sentenza d’appello e il mancato rispetto del principio di autosufficienza del ricorso.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un importante principio nel diritto del lavoro pubblico, in particolare per la dirigenza sanitaria. La distinzione tra lo svolgimento di mansioni superiori e l’affidamento di un incarico di sostituzione su posto vacante è netta: nel secondo caso, il quadro normativo e contrattuale prevede unicamente il diritto all’indennità di sostituzione. Questa decisione fornisce certezza giuridica alle amministrazioni sanitarie e definisce chiaramente i diritti economici dei dirigenti, stabilendo che la gestione di una struttura, anche se di nuova istituzione e per un periodo prolungato, non dà automaticamente diritto a uno stipendio superiore, ma solo al compenso specifico negoziato in sede di contrattazione collettiva.

A un dirigente medico che dirige una struttura sanitaria vacante spetta la retribuzione piena del ruolo superiore?
No. Secondo la Corte di Cassazione, al dirigente spetta solamente la specifica indennità di sostituzione prevista dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro di settore (CCNL), e non l’intero trattamento economico superiore.

Perché non si applica la disciplina sulle mansioni superiori (art. 2103 c.c.) ai dirigenti medici in questi casi?
Perché la dirigenza sanitaria opera in un “ruolo unico”. L’affidamento di un incarico di direzione di struttura non è considerato lo svolgimento di mansioni superiori, ma un’attività che rientra nel medesimo livello e ruolo. Tale incarico giustifica solo un compenso aggiuntivo specifico (l’indennità), ma non un inquadramento o una retribuzione superiore.

Il superamento dei termini previsti dal CCNL per coprire un posto vacante dà diritto a una retribuzione maggiore?
No. La Corte ha chiarito che il mancato rispetto da parte dell’amministrazione dei termini per bandire il concorso e coprire definitivamente il posto non legittima il dirigente sostituto a rivendicare l’intero trattamento economico spettante al titolare. L’unico diritto riconosciuto rimane quello all’indennità di sostituzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati