LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Indennità di sopraelevazione: quando è dovuta?

Il proprietario di un lastrico solare realizza una sopraelevazione, e la proprietaria dei piani inferiori agisce in giudizio per ottenere l’indennità di sopraelevazione e il risarcimento di vari danni. La Cassazione, accogliendo parzialmente il ricorso incidentale, cassa la sentenza di merito per motivazione apparente sulla quantificazione del danno per la violazione delle distanze legali, specificando che la liquidazione equitativa deve essere motivata con criteri concreti e non può essere arbitraria. Viene inoltre confermata la debenza dell’indennità, non ravvisando una rinuncia implicita in un precedente atto di donazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 29 agosto 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Indennità di Sopraelevazione e Risarcimento: La Cassazione detta le Regole

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta una complessa vicenda immobiliare, offrendo chiarimenti cruciali su temi come l’indennità di sopraelevazione, la quantificazione dei danni e l’interpretazione dei contratti. Il caso riguarda la costruzione di un nuovo piano su un edificio esistente e le conseguenti richieste risarcitorie da parte del proprietario dei piani inferiori. La decisione della Suprema Corte stabilisce principi importanti sulla necessità di una motivazione concreta nella liquidazione equitativa del danno e sulla non presunzione della rinuncia a diritti patrimoniali.

I Fatti di Causa

La controversia ha origine nel 1986, quando la proprietaria di un immobile cita in giudizio il titolare del lastrico solare dello stesso edificio, il quale aveva intrapreso lavori di sopraelevazione. La richiedente domandava il pagamento dell’indennità di sopraelevazione prevista dall’art. 1127 del codice civile, oltre al risarcimento per una serie di danni, tra cui la violazione delle distanze legali per vedute e balconi, il pregiudizio all’aspetto architettonico dell’edificio e la perdita di volumetria edificabile legata al suo giardino di proprietà esclusiva.

Il percorso giudiziario è stato lungo e articolato. Il Tribunale di primo grado aveva inizialmente riconosciuto l’obbligo di corrispondere l’indennità e un risarcimento per i danni. Successivamente, la Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la decisione, rideterminando l’importo dell’indennità ma rigettando la domanda di risarcimento per la perdita di edificabilità del giardino. Entrambe le parti hanno quindi proposto ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni di diritto.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato sia il ricorso principale degli eredi della proprietaria originaria, sia il ricorso incidentale del costruttore. La decisione finale ha accolto parzialmente il ricorso incidentale, cassando la sentenza d’appello con rinvio su un punto specifico, e ha rigettato le altre censure.

Analisi del Ricorso Incidentale e l’Indennità di Sopraelevazione

Il costruttore sosteneva, tra le altre cose, di non dover corrispondere l’indennità di sopraelevazione perché il suo dante causa l’avrebbe ricevuta tramite un atto di donazione che, a suo dire, includeva una rinuncia implicita a qualsiasi pretesa futura. La Cassazione ha ritenuto tale motivo inammissibile, confermando l’orientamento secondo cui la rinuncia a un diritto patrimoniale deve essere espressa e non può essere desunta da generiche clausole di stile.

Il punto cruciale che ha portato alla cassazione della sentenza riguarda però la liquidazione del danno per la realizzazione di vedute e balconi in violazione delle distanze legali. La Corte d’Appello aveva confermato un risarcimento di 10.000 euro liquidato in via equitativa. Secondo la Cassazione, tale liquidazione era viziata da motivazione meramente apparente.

Il Danno all’Aspetto Architettonico e la Perdita di Volumetria

La Corte ha invece rigettato le censure relative al danno all’aspetto architettonico. I giudici di merito avevano correttamente distinto il concetto di “aspetto architettonico” (art. 1127 c.c.) da quello di “decoro architettonico” (art. 1120 c.c.), ritenendo che la nuova costruzione, realizzata con intonaco bianco su una preesistente muratura in mattoni rossi, costituisse un evidente peggioramento estetico. È stata altresì respinta la domanda di risarcimento per la perdita di volumetria, poiché non era stata fornita prova della concreta possibilità di cedere tale cubatura a terzi.

Le Motivazioni

Il fulcro della decisione della Cassazione risiede nel principio secondo cui la liquidazione equitativa del danno, prevista dall’art. 1226 c.c., non può essere arbitraria. Il giudice, pur esercitando un potere discrezionale, ha l’obbligo di rendere evidente il percorso logico seguito, indicando gli elementi concreti su cui ha basato la sua valutazione del quantum.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello si era limitata a considerare la mancata reintegrazione in forma specifica (cioè la demolizione delle opere abusive), senza però specificare i criteri utilizzati per arrivare alla cifra di 10.000 euro. Mancava qualsiasi riferimento al numero e all’ubicazione delle vedute e dei balconi, alla gravità della violazione, al valore dell’immobile danneggiato o ad altri parametri reali. Questa assenza di argomentazioni ha reso la motivazione solo “apparente”, ovvero esistente solo formalmente ma priva di contenuto logico-giuridico, impedendo così un controllo sulla sua correttezza.

Per quanto riguarda l’indennità di sopraelevazione, la Corte ha ribadito che il diritto a percepirla sorge al momento della costruzione e spetta al proprietario del piano sottostante. Una rinuncia a tale diritto da parte di un precedente proprietario (in questo caso, il donante del lastrico solare) avrebbe dovuto essere esplicita e inequivocabile, cosa non avvenuta nella fattispecie.

Le Conclusioni

La sentenza offre due importanti insegnamenti pratici. In primo luogo, chi subisce un danno dalla costruzione illegittima di vedute e balconi ha diritto a un risarcimento che, se liquidato in via equitativa, deve essere ancorato a criteri oggettivi e verificabili. I giudici non possono limitarsi a stabilire una somma forfettaria, ma devono spiegare il loro ragionamento. In secondo luogo, il diritto all’indennità di sopraelevazione è un elemento patrimoniale ben definito e la sua rinuncia non si presume mai, specialmente all’interno di atti, come le donazioni, che contengono formule standard. Questa decisione rafforza le tutele per i proprietari immobiliari e impone un maggior rigore motivazionale ai giudici nella quantificazione dei danni.

Quando la liquidazione del danno da parte del giudice è considerata arbitraria?
Secondo la Corte, la liquidazione equitativa del danno è arbitraria e la motivazione è solo apparente quando il giudice non indica gli elementi concreti e i criteri logici seguiti per quantificare l’importo. Non è sufficiente una generica menzione della mancata reintegrazione in forma specifica; occorre fare riferimento a parametri reali come il numero e l’ubicazione delle opere illecite, la gravità della violazione e il valore dell’immobile danneggiato.

La rinuncia all’indennità di sopraelevazione può essere implicita in un atto di donazione?
No. La Corte ha stabilito che la rinuncia a un diritto, come quello all’indennità di sopraelevazione, deve essere espressa e non può essere desunta da clausole di stile generiche inserite in un atto di donazione, come quelle che fanno riferimento a “usi, diritti, azioni e ragioni”. La volontà di rinunciare a un futuro diritto patrimoniale deve essere inequivocabile.

Che differenza c’è tra “aspetto architettonico” e “decoro architettonico”?
La sentenza chiarisce che l'”aspetto architettonico” (art. 1127 c.c.) riguarda lo stile complessivo dell’edificio e si considera leso quando la sopraelevazione crea un evidente mutamento peggiorativo percepibile da chiunque. Il “decoro architettonico” (art. 1120 c.c.), invece, si riferisce all’armonia estetica della facciata rispetto all’originaria fisionomia impressa dal progettista, ed è un concetto più specifico legato alle innovazioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati