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Indennità di preavviso: spetta dopo la CIGS?

Una società ha contestato il diritto di un ex dipendente all’indennità di preavviso dopo un licenziamento seguito a un lungo periodo di CIGS. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che senza una prova chiara di un accordo risolutorio o della piena consapevolezza del lavoratore sulla futura cessazione del rapporto, il diritto all’indennità di preavviso sussiste. La Cassa Integrazione e l’indennità di preavviso, infatti, hanno finalità distinte e non sono automaticamente incompatibili.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Indennità di Preavviso Dopo la CIGS: La Cassazione Conferma il Diritto del Lavoratore

L’ordinanza in esame affronta una questione cruciale nel diritto del lavoro: la cumulabilità tra il trattamento di Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS) e l’indennità di preavviso. La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza, ha chiarito che il licenziamento al termine del periodo di CIGS non esclude automaticamente il diritto del lavoratore a percepire l’indennità, a meno che il datore di lavoro non fornisca una prova rigorosa di un accordo risolutorio.

I Fatti del Caso

Un lavoratore, dopo la cessazione del rapporto di lavoro, otteneva un decreto ingiuntivo per il pagamento di circa 24.000 euro a titolo di indennità sostitutiva del preavviso. La società datrice di lavoro si opponeva, sostenendo che il lavoratore non avesse diritto a tale somma. La tesi aziendale si fondava sulla circostanza che il dipendente aveva accettato un periodo di 24 mesi di CIGS a zero ore, essendo pienamente consapevole che la crisi aziendale sarebbe sfociata in un licenziamento collettivo. Secondo l’azienda, questa consapevolezza equivaleva a un’accettazione implicita della risoluzione del rapporto, rendendo non dovuta l’indennità.

Il Tribunale di primo grado rigettava l’opposizione, affermando che le disposizioni di legge e contrattuali non consentivano l’esclusione del diritto al preavviso, poiché CIGS e preavviso hanno finalità diverse. La Corte d’Appello confermava la decisione, pur riconoscendo in astratto la correttezza dei principi giuridici richiamati dalla società. Tuttavia, evidenziava un punto fondamentale: la società non aveva fornito alcuna prova di un accordo risolutorio esplicito o implicito, né della piena consapevolezza del lavoratore che al termine della CIGS sarebbe stato inevitabilmente licenziato. Di conseguenza, il diritto all’indennità non poteva essere negato.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’Indennità di Preavviso

La società proponeva ricorso in Cassazione, lamentando principalmente due vizi: l’omessa pronuncia sulla questione della cumulabilità e un’errata valutazione delle prove riguardo a un presunto accordo simulatorio.

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, considerandolo infondato.

Analisi delle Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si articolano su due punti principali:

1. Insussistenza dell’omessa pronuncia: La Cassazione ha chiarito che la Corte d’Appello si era effettivamente pronunciata sulla questione della cumulabilità. Aveva correttamente collegato la possibilità di escludere l’indennità di preavviso alla prova della consapevolezza del lavoratore riguardo al futuro licenziamento. Poiché tale prova non era stata fornita, la Corte aveva logicamente concluso per il diritto del lavoratore a percepire l’indennità. Non si trattava quindi di un’omissione, ma di una decisione di merito basata sull’assenza di prove sufficienti.

2. Insindacabilità della valutazione di merito: Riguardo al secondo motivo, la Corte ha ribadito un principio cardine del giudizio di legittimità. L’interpretazione di un accordo tra le parti e la valutazione delle prove sono attività riservate al giudice di merito. Il ricorso per Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti. La società, in sostanza, non contestava un’errata applicazione della legge, ma la ricostruzione dei fatti operata dalla Corte d’Appello, la quale aveva ritenuto non provata l’esistenza di un accordo risolutorio. Tale valutazione, essendo adeguatamente motivata, è insindacabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni: Onere della Prova a Carico del Datore di Lavoro

La decisione della Corte di Cassazione rafforza un principio fondamentale: l’onere della prova grava sul datore di lavoro. Per negare il diritto all’indennità di preavviso al termine di un periodo di CIGS, l’azienda deve dimostrare in modo inequivocabile che il lavoratore era non solo a conoscenza della crisi, ma aveva anche acconsentito a una risoluzione concordata del rapporto che escludesse tale diritto.

In assenza di questa prova, la semplice fruizione dell’ammortizzatore sociale non può essere interpretata come una rinuncia implicita a un diritto fondamentale come quello al preavviso o alla relativa indennità sostitutiva. Questa pronuncia offre quindi una tutela importante ai lavoratori coinvolti in procedure di crisi aziendale, ribadendo che i loro diritti possono essere derogati solo sulla base di accordi chiari e provati, e non su mere presunzioni.

Il lavoratore licenziato al termine della CIGS ha sempre diritto all’indennità di preavviso?
Sì, il diritto all’indennità sostitutiva del preavviso sussiste a meno che il datore di lavoro non dimostri che vi sia stato un accordo risolutorio tra le parti o che il lavoratore fosse pienamente consapevole che alla scadenza della CIGS sarebbe stato licenziato, accettando tale esito.

Cosa deve dimostrare il datore di lavoro per escludere il diritto all’indennità di preavviso dopo la CIGS?
Il datore di lavoro deve fornire la prova concreta di un accordo risolutorio o di circostanze che dimostrino in modo inequivocabile la consapevolezza e l’accettazione da parte del lavoratore della futura cessazione del rapporto di lavoro come conseguenza diretta e concordata della CIGS.

La percezione dell’integrazione salariale (CIGS) esclude automaticamente il diritto all’indennità di preavviso?
No. La Corte ha stabilito che i due istituti (CIGS e indennità di preavviso) hanno finalità diverse. La fruizione della CIGS non implica una rinuncia automatica o implicita al diritto al preavviso o alla sua indennità sostitutiva in caso di successivo licenziamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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