LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Indennità di preavviso agenti: la guida completa

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12860/2024, ha affrontato il caso di un’agente di commercio licenziata per un presunto storno di clienti. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito sull’insussistenza della giusta causa, ma ha accolto il ricorso dell’agente riguardo al calcolo dell’indennità di preavviso. È stato stabilito che tale indennità deve essere calcolata su una base diversa rispetto a quella di fine rapporto (ex art. 1751 c.c.), correggendo così un errore della Corte d’Appello e rinviando per la corretta quantificazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Indennità di preavviso per agenti: la Cassazione fa chiarezza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 12860/2024) offre spunti fondamentali sul rapporto di agenzia, toccando due temi cruciali: la prova della concorrenza sleale per storno e, soprattutto, il corretto metodo di calcolo dell’indennità di preavviso. Quest’ultimo punto, in particolare, è stato oggetto di una precisa correzione da parte della Suprema Corte, che ha ribadito la netta distinzione tra questa indennità e quella di cessazione del rapporto. Analizziamo la vicenda per comprendere le implicazioni pratiche per aziende e agenti di commercio.

Il caso: recesso per giusta causa e la questione delle indennità

Una società preponente recedeva dal contratto di agenzia per giusta causa, accusando una sua agente di aver posto in essere un’attività di storno, ovvero di aver tentato di deviare clienti e collaboratori a favore di un’altra realtà imprenditoriale. L’agente contestava l’addebito e si rivolgeva al Tribunale per ottenere il pagamento delle indennità di fine rapporto.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello respingevano la tesi della società, non ritenendo provata l’attività di concorrenza sleale. Di conseguenza, condannavano l’azienda al pagamento dell’indennità sostitutiva del preavviso e di quella di cessazione del rapporto. La Corte d’Appello, tuttavia, nel ricalcolare gli importi, utilizzava la stessa base di calcolo per entrambe le voci, suscitando la reazione dell’agente che proponeva ricorso in Cassazione proprio su questo specifico punto.

La prova dello storno e i limiti del ricorso in Cassazione

La società, con il suo ricorso principale, insisteva sulla tesi dello storno, sostenendo che l’attività concorrenziale fosse di per sé dannosa. La Cassazione, tuttavia, ha dichiarato inammissibile questa censura sotto il profilo della valutazione dei fatti, in virtù del principio della “doppia conforme”: quando due giudici di merito giungono alla stessa conclusione fattuale, la rivalutazione in sede di legittimità è preclusa.

Nel merito, la Corte ha ribadito un principio consolidato: per configurare un atto di concorrenza sleale tramite storno, non è sufficiente un mero tentativo o una semplice intenzione. È necessario che l’attività di distrazione delle risorse sia effettiva e posta in essere con modalità tali da recare un pregiudizio concreto all’organizzazione del concorrente. In questo caso, tale prova non era stata raggiunta.

L’errore nel calcolo dell’indennità di preavviso

Il cuore della decisione, però, risiede nell’accoglimento del ricorso incidentale dell’agente. La professionista lamentava che la Corte d’Appello avesse erroneamente calcolato l’indennità di preavviso utilizzando la stessa base di calcolo prevista per l’indennità di cessazione del rapporto (cd. indennità europea, ex art. 1751 c.c.).

La Cassazione ha dato piena ragione all’agente, chiarendo in modo definitivo la distinzione tra le due voci.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione sulla base di una chiara interpretazione delle norme di riferimento. L’art. 1750 c.c. e gli Accordi Economici Collettivi (AEC) di settore stabiliscono criteri specifici per la determinazione dell’indennità di preavviso. In particolare, l’AEC del 2009 fa riferimento alle “provvigioni di competenza dell’anno solare precedente” per quantificare l’importo dovuto.

Questa base di calcolo è autonoma e distinta da quella prevista dall’art. 1751 c.c. per l’indennità di cessazione del rapporto, che si fonda su parametri differenti legati all’incremento degli affari procurati dall’agente e all’equità del compenso. L’errore della Corte d’Appello era stato proprio quello di applicare i criteri di una norma (l’art. 1751 c.c.) per liquidare un’indennità disciplinata da un’altra (l’art. 1750 c.c. e l’AEC), con un risultato economico inferiore per l’agente.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società e ha accolto quello dell’agente. Ha cassato la sentenza d’appello nella parte relativa al calcolo dell’indennità di preavviso, rinviando la causa a una diversa sezione della stessa Corte d’Appello per la corretta quantificazione dell’importo secondo i criteri indicati. Questa pronuncia riafferma due principi fondamentali: primo, l’onere della prova per la concorrenza sleale è rigoroso e non si basa su mere supposizioni; secondo, le diverse indennità spettanti all’agente alla fine del rapporto hanno natura e criteri di calcolo distinti, che non possono essere confusi o sovrapposti.

Cosa deve dimostrare un’azienda per provare lo storno da parte di un agente?
L’azienda deve provare che l’attività di distrazione di clienti o collaboratori sia stata effettiva e posta in essere con modalità tali da disgregare in modo traumatico l’organizzazione aziendale, procurando un vantaggio competitivo indebito. Un semplice tentativo o la mera intenzione non sono sufficienti.

Come si calcola l’indennità di preavviso per un agente di commercio?
Secondo la Cassazione, l’indennità di preavviso si calcola sulla base di criteri specifici definiti dall’art. 1750 c.c. e dagli Accordi Economici Collettivi di settore. In particolare, si fa riferimento alle provvigioni di competenza dell’anno solare precedente il recesso, per un numero di mesi pari a quelli del preavviso dovuto.

È possibile confondere la base di calcolo dell’indennità di preavviso con quella di fine rapporto?
No. La sentenza chiarisce che la base di calcolo per l’indennità di preavviso (ex art. 1750 c.c. e AEC) è diversa e autonoma da quella per l’indennità di cessazione del rapporto (ex art. 1751 c.c.). Utilizzare la seconda per calcolare la prima costituisce un errore di diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati