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Indennità di occupazione: il calcolo degli interessi

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18679/2024, si è pronunciata sul calcolo dell’indennità di espropriazione. Ha rigettato i motivi relativi alla stima del valore del bene, ritenendoli una valutazione di fatto non sindacabile in sede di legittimità. Ha però accolto il ricorso sul calcolo degli interessi relativi all’indennità di occupazione, stabilendo che questi decorrono dal decreto di occupazione fino al deposito effettivo della somma presso la Cassa Depositi e Prestiti.

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Indennità di occupazione: la Cassazione chiarisce il calcolo degli interessi

In materia di espropriazione per pubblica utilità, la corretta determinazione delle somme dovute al proprietario espropriato è spesso fonte di contenzioso. Un aspetto cruciale riguarda l’indennità di occupazione, ovvero il compenso per il periodo in cui l’ente pubblico utilizza il bene prima del trasferimento definitivo della proprietà. Con l’ordinanza n. 18679 del 9 luglio 2024, la Corte di Cassazione ha fornito un’importante precisazione sulle regole di calcolo degli interessi legali su tale indennità, definendone con esattezza il momento iniziale e finale.

I Fatti del Caso

Una società immobiliare si opponeva alla decisione della Corte d’Appello che aveva determinato le indennità dovute da una società concessionaria per l’espropriazione di un’area destinata alla realizzazione di un’infrastruttura stradale. La società ricorrente lamentava tre principali vizi nella sentenza di merito:
1. Un’errata valutazione del valore del terreno espropriato, basata su un atto di compravendita risalente a sei anni prima dell’esproprio e senza considerare adeguatamente le potenzialità edificatorie ‘intermedie’ del fondo.
2. Un’applicazione erronea dei criteri per calcolare il deprezzamento dell’area residua, utilizzando un accordo quadro previsto per terreni agricoli e non per aree con vocazione edificatoria specifica.
3. Un calcolo scorretto della decorrenza degli interessi sull’indennità di occupazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili i primi due motivi di ricorso, ma ha accolto il terzo, fornendo chiarimenti decisivi sul calcolo degli interessi.

L’inammissibilità dei motivi sulla stima del valore

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: la valutazione del valore di un immobile e del suo deprezzamento rientra nell’apprezzamento di fatto del giudice di merito. Tale valutazione non è sindacabile in sede di legittimità, a meno che non venga dedotto un vizio di motivazione nei ristretti limiti previsti dalla legge (art. 360, n. 5 c.p.c.), cosa che nel caso di specie non era avvenuta. La Corte d’Appello aveva, secondo i giudici, adeguatamente motivato la propria scelta di triplicare il Valore Agricolo Medio (VAM) per tener conto delle specifiche ma limitate possibilità edificatorie del terreno, quali aree verdi e strutture ricreative.

Indennità di occupazione: il motivo accolto sul calcolo degli interessi

Il cuore della pronuncia risiede nell’accoglimento del terzo motivo. La società ricorrente contestava sia la data di inizio (dies a quo) sia quella di fine (dies ad quem) del periodo per cui calcolare gli interessi. La Corte di Cassazione ha concordato, cassando la sentenza impugnata su questo punto e decidendo direttamente nel merito.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha spiegato che gli interessi sull’indennità di occupazione hanno una funzione compensativa: servono a risarcire il proprietario per la mancata disponibilità dei frutti del bene. Questo pregiudizio sorge nel momento in cui viene emesso il decreto di occupazione d’urgenza, poiché è da quell’istante che il diritto di proprietà viene compresso, indipendentemente dalla successiva immissione materiale nel possesso.
Di conseguenza, il dies a quo per il calcolo degli interessi non è la data di effettiva presa di possesso, ma il giorno in cui viene emesso il decreto di occupazione.
Per quanto riguarda il dies ad quem, la Corte ha chiarito che il periodo di occupazione e il relativo obbligo di corrispondere gli interessi si concludono solo con il momento che perfeziona l’acquisizione della proprietà da parte dell’ente pubblico. Questo momento non coincide con l’emissione del decreto di esproprio, ma con l’effettivo deposito dell’indennità definitiva presso la Cassa Depositi e Prestiti. Solo con il deposito della somma, infatti, si completa la fattispecie complessa che porta al trasferimento della proprietà.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte stabilisce due principi fondamentali per il calcolo degli interessi sull’indennità di occupazione:
1. La decorrenza inizia dal giorno di emissione del decreto di occupazione.
2. La decorrenza termina con la data dell’effettivo deposito dell’indennità di esproprio presso la Cassa Depositi e Prestiti.
Questa pronuncia offre un criterio certo e tutela in modo più efficace il diritto del proprietario a essere pienamente compensato per il sacrificio subito, garantendo che il ristoro copra l’intero periodo di indisponibilità del bene, fino al momento in cui l’indennizzo diventa concretamente accessibile.

A partire da quale momento decorrono gli interessi sull’indennità di occupazione?
Secondo la Corte di Cassazione, gli interessi sull’indennità di occupazione decorrono dal giorno in cui viene emesso il decreto di occupazione, e non dalla successiva data di immissione nel possesso del bene, poiché è l’emissione del decreto a comprimere il diritto di proprietà.

Fino a quando devono essere calcolati gli interessi sull’indennità di occupazione?
Gli interessi devono essere calcolati fino alla data dell’effettivo deposito dell’indennità di esproprio presso la Cassa Depositi e Prestiti. Questo momento conclude la procedura di acquisizione della proprietà da parte dell’ente pubblico e, di conseguenza, l’obbligo di compensare il proprietario per l’occupazione.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione del valore di un terreno fatta dalla Corte d’Appello in un giudizio di esproprio?
No, di norma non è possibile. La quantificazione dell’indennità è una valutazione di fatto riservata al giudice di merito. Può essere contestata in Cassazione solo per vizio di motivazione, entro i limiti molto ristretti definiti dall’art. 360, comma 1, n. 5 del codice di procedura civile, e non per una semplice divergenza sulla stima del valore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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