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Indennità di occupazione: chi paga se cambia il gestore?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 22487/2025, ha stabilito un importante principio in materia di espropriazione per pubblica utilità. In un caso di successione tra due società concessionarie per la realizzazione di un’opera autostradale, la Corte ha chiarito che la responsabilità per il pagamento dell’indennità di occupazione legittima ricade esclusivamente sul concessionario che ha gestito tale fase. Il concessionario subentrante, che ha poi regolarizzato l’occupazione illegittima tramite ‘acquisizione sanante’, non è solidalmente responsabile per le indennità maturate nel periodo precedente al suo subentro. La Corte ha inoltre ribadito che le domande di manleva tra i soggetti coobbligati sono inammissibili nel giudizio speciale di determinazione dell’indennità.

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Indennità di occupazione: chi paga in caso di successione tra concessionari?

La gestione delle procedure di esproprio per pubblica utilità può diventare particolarmente complessa quando, nel corso del tempo, si verifica un cambio del soggetto concessionario dell’opera. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta proprio questo scenario, delineando con precisione i confini della responsabilità per il pagamento dell’indennità di occupazione. Il principio chiave emerso è che la responsabilità per il periodo di occupazione legittima non si trasferisce automaticamente al nuovo concessionario, specialmente se quest’ultimo interviene solo in una fase successiva per sanare un’occupazione divenuta illegittima.

I Fatti di Causa

La vicenda riguarda i proprietari di alcuni terreni agricoli, oggetto di una procedura di occupazione d’urgenza avviata da una prima società (la ‘Concessionaria A’), concessionaria per la realizzazione di un raccordo autostradale. Il periodo di occupazione legittima si protraeva per diversi anni, dal 2006 al 2012. Successivamente, la concessione veniva trasferita a una seconda società (la ‘Concessionaria B’), che, trovandosi di fronte a un’occupazione ormai priva di titolo, provvedeva a regolarizzare la situazione emettendo un decreto di ‘acquisizione sanante’ nel 2021, come previsto dall’art. 42-bis del Testo Unico Espropri.

I proprietari dei fondi citavano in giudizio entrambe le società per ottenere il pagamento dell’indennità dovuta sia per il periodo di occupazione legittima sia per quello successivo. La Corte d’Appello condannava entrambe le società in solido al pagamento dell’indennità per l’occupazione legittima. Contro questa decisione, entrambe le società proponevano ricorso in Cassazione: la Concessionaria A per negare la propria responsabilità e la Concessionaria B per escludere il proprio coinvolgimento nel debito relativo al periodo precedente al suo subentro.

La Decisione della Corte: una responsabilità per fasi

La Corte di Cassazione ha analizzato separatamente le posizioni delle due società, giungendo a una soluzione che distingue nettamente le responsabilità in base alla fase procedurale.

La responsabilità del primo concessionario: La Corte ha rigettato il ricorso della Concessionaria A, confermando la sua piena responsabilità per il pagamento dell’indennità di occupazione legittima. Il motivo è semplice: è stata questa società a dare avvio alla procedura, a essere indicata come beneficiaria nei decreti di occupazione e a detenere materialmente i terreni durante tutto il periodo di occupazione legittima. La sua obbligazione è sorta e maturata anno per anno durante la sua gestione, e il successivo trasferimento della concessione non la libera da debiti già consolidati.

L’esclusione di responsabilità del nuovo concessionario: Accogliendo il ricorso della Concessionaria B, la Corte ha invece stabilito che questa non può essere ritenuta responsabile per l’indennità relativa al periodo di occupazione legittima. I giudici hanno chiarito che l’istituto dell’acquisizione sanante (art. 42-bis) è un procedimento autonomo, volto a rimediare a una situazione di illecito (l’occupazione sine titulo) con effetti non retroattivi (ex nunc). Non rappresenta una continuazione della precedente procedura espropriativa. Di conseguenza, l’obbligo di risarcimento previsto dall’acquisizione sanante copre il danno per la perdita della proprietà e per l’occupazione illegittima, ma non si estende alle obbligazioni sorte in una fase precedente e legittima, gestita da un altro soggetto.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha basato la sua decisione sulla netta distinzione tra la procedura di occupazione d’urgenza, finalizzata all’esproprio, e il rimedio eccezionale dell’acquisizione sanante. La prima genera un’obbligazione indennitaria a carico del soggetto che la attua e ne beneficia in quel preciso momento. La seconda, invece, è un nuovo procedimento che serve a ripristinare la legalità violata, i cui effetti giuridici ed economici sono limitati al periodo di illecita occupazione che intende sanare.
La responsabilità per l’indennità di occupazione è quindi legata non al beneficiario finale dell’opera, ma al soggetto che ha concretamente esercitato i poteri pubblici e ha detenuto il bene durante il periodo in cui tale indennità è maturata. La successione nel rapporto di concessione, in assenza di specifiche clausole di accollo del debito con efficacia verso i terzi, non comporta un trasferimento automatico delle obbligazioni pregresse.
Inoltre, la Corte ha confermato l’inammissibilità della domanda di manleva proposta dalla Concessionaria A contro la Concessionaria B all’interno del giudizio speciale di determinazione dell’indennità. Tali questioni, che attengono ai rapporti interni tra i coobbligati, esulano dall’oggetto di questo specifico procedimento e devono essere affrontate in un separato giudizio ordinario.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre un importante chiarimento per tutti i casi di opere pubbliche caratterizzate da lunghi iter e possibili cambi di gestione. Il principio affermato è che la responsabilità segue l’azione: chi gestisce una determinata fase della procedura espropriativa è tenuto ad adempiere alle obbligazioni che sorgono in quella fase. Un soggetto che subentra successivamente per sanare un’irregolarità non diventa automaticamente responsabile per i debiti del suo predecessore. Questo garantisce una maggiore certezza del diritto e una più chiara attribuzione delle responsabilità, tutelando sia i proprietari espropriati sia gli operatori che intervengono in momenti diversi nella realizzazione di un’opera pubblica.

Chi è responsabile per il pagamento dell’indennità di occupazione legittima se il concessionario dell’opera pubblica cambia?
La responsabilità ricade sul concessionario che ha avviato e gestito la procedura di occupazione d’urgenza e che era titolare della concessione durante il periodo in cui l’indennità è maturata. Il subentro di un nuovo concessionario non trasferisce automaticamente questa obbligazione pregressa.

Il nuovo concessionario che regolarizza un’occupazione illegittima tramite ‘acquisizione sanante’ è responsabile anche per la precedente indennità di occupazione legittima?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’acquisizione sanante (art. 42-bis) è un procedimento autonomo e non retroattivo, distinto dalla procedura espropriativa originaria. Pertanto, il concessionario che la attua non è tenuto a rispondere delle indennità maturate durante la precedente fase di occupazione legittima, gestita da un altro soggetto.

È possibile chiedere di essere tenuti indenni da un altro soggetto (domanda di manleva) all’interno del giudizio speciale per la determinazione dell’indennità di esproprio?
No, la Corte ha ribadito che tale domanda è inammissibile. Il giudizio di opposizione alla stima ha un oggetto limitato alla determinazione delle indennità dovute al proprietario. Le questioni relative ai rapporti interni tra i vari soggetti obbligati (come le domande di manleva o regresso) devono essere decise in un separato giudizio ordinario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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