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Indennità di mobilità: la domanda va fatta subito

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 33707/2024, ha ribadito un principio fondamentale in materia di indennità di mobilità: la domanda all’INPS deve essere presentata entro il termine di decadenza di 60 giorni, anche se è in corso un contenzioso per il riconoscimento del diritto all’iscrizione nelle apposite liste. La Corte ha chiarito che attendere l’esito del giudizio prima di presentare la domanda comporta la perdita definitiva del diritto alla prestazione.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Indennità di Mobilità: La Domanda a INPS non Ammette Ritardi

L’accesso alle prestazioni previdenziali è spesso legato a scadenze precise e inderogabili. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato l’importanza di rispettare i termini per la richiesta dell’indennità di mobilità, chiarendo che eventuali contenziosi in corso non sospendono l’obbligo di presentare la domanda. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi di diritto applicati.

I Fatti di Causa

Un lavoratore, dopo aver ottenuto in sede giudiziale il riconoscimento del proprio diritto all’iscrizione nelle liste di mobilità, si era visto negare dall’INPS la corrispondente indennità. Il motivo del diniego era semplice: la domanda per la prestazione era stata presentata oltre il termine di decadenza di 60 giorni previsto dalla legge.

Il Tribunale di primo grado aveva dato ragione al lavoratore, ritenendo che il suo diritto fosse sorto solo con la sentenza che ne accertava i presupposti. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva ribaltato la decisione, accogliendo la tesi dell’INPS. Secondo i giudici di secondo grado, la legge impone la presentazione di una specifica domanda amministrativa entro un termine perentorio, e la sola iscrizione nelle liste (anche se ottenuta giudizialmente) non è sufficiente a far sorgere il diritto alla prestazione economica se la domanda non è tempestiva.

Il lavoratore ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il diritto all’indennità potesse essere esercitato solo dopo il definitivo accertamento dei suoi presupposti e che la presentazione di una domanda di disoccupazione avesse interrotto il termine di decadenza.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del lavoratore, confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno ribadito il proprio orientamento consolidato, secondo cui il diritto all’indennità di mobilità è subordinato alla presentazione di una specifica domanda all’ente previdenziale entro un termine di decadenza.

Le Motivazioni: la Decadenza e l’Onere della Domanda per l’Indennità di Mobilità

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione della disciplina sulla decadenza. La Corte ha spiegato che il termine perentorio per la presentazione della domanda risponde a un’esigenza di certezza dei rapporti giuridici. L’ordinamento vuole evitare che situazioni di incertezza si protraggano a lungo.

La Cassazione ha chiarito i seguenti punti cruciali:

1. Necessità della Domanda Specifica: Per ottenere l’indennità di mobilità, non basta essere iscritti nelle relative liste. È indispensabile un atto di impulso del lavoratore, ovvero una domanda amministrativa rivolta all’INPS. L’iscrizione è una condizione necessaria, ma non sufficiente.
2. Inderogabilità del Termine di Decadenza: Il termine di 60 giorni per presentare la domanda decorre dalla cessazione del rapporto di lavoro. Questo termine non è sospeso né interrotto dalla pendenza di un giudizio volto a contestare il licenziamento o a ottenere il diritto all’iscrizione nelle liste.
3. Irrilevanza dell’Incertezza del Diritto: Il lavoratore deve presentare la domanda anche se il suo diritto è ancora sub iudice. L’articolo 2966 del codice civile stabilisce che la decadenza non è impedita se non dal compimento dell’atto previsto dalla legge. L’atto previsto è la domanda, non l’effettiva sussistenza di tutti i presupposti del diritto. In altre parole, la domanda serve a ‘preservare’ il diritto, che verrà poi accertato dall’INPS o, in caso di contenzioso, dal giudice.
4. Compatibilità tra Domanda e Impugnazione: Presentare la domanda di indennità non significa accettare il licenziamento. La Corte ha ribadito che la richiesta di una prestazione di disoccupazione non è incompatibile con la volontà di impugnare il recesso del datore di lavoro.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica per i lavoratori e i loro consulenti. La perdita del posto di lavoro, specialmente in un contesto di crisi aziendale, apre scenari complessi. La decisione della Cassazione sottolinea che la tutela dei propri diritti previdenziali richiede un’azione proattiva e tempestiva.

Il messaggio è inequivocabile: il lavoratore che intende richiedere l’indennità di mobilità deve presentare la domanda all’INPS entro 60 giorni dalla fine del rapporto di lavoro, senza attendere l’esito di eventuali cause. Agire diversamente, aspettando una sentenza definitiva che accerti il diritto, significa esporsi al rischio concreto e quasi certo di perdere la prestazione economica per sempre a causa della decadenza.

È necessario presentare una domanda specifica all’INPS per ottenere l’indennità di mobilità o basta essere iscritti nelle liste di mobilità?
Sì, secondo la Corte, è indispensabile presentare una specifica domanda amministrativa all’INPS. La sola iscrizione nelle liste di mobilità è una condizione necessaria ma non sufficiente per ottenere il beneficio.

Il termine di decadenza per richiedere l’indennità di mobilità si interrompe se è in corso una causa per il riconoscimento del diritto?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il termine di decadenza non è impedito né interrotto dalla pendenza di un giudizio. La domanda va presentata entro il termine previsto dalla legge, a prescindere da contenziosi in corso.

Presentare la domanda per l’indennità di mobilità è incompatibile con l’impugnazione del licenziamento?
No, non è incompatibile. La Corte ha chiarito che la domanda per ottenere il trattamento di disoccupazione non presuppone l’accettazione del licenziamento e non impedisce di contestarlo in sede giudiziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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