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Indennità di mobilità: domanda entro il termine

La Corte di Cassazione ha confermato che il diritto all’indennità di mobilità è subordinato alla presentazione di una specifica domanda all’ente previdenziale entro un termine di decadenza. Questo termine non viene sospeso o interrotto da eventuali cause in corso per l’impugnazione del licenziamento o per l’iscrizione nelle liste di mobilità. La mera iscrizione in tali liste è una condizione necessaria, ma non sufficiente, per ottenere la prestazione economica. Di conseguenza, il ricorso di una lavoratrice che aveva presentato la domanda oltre il termine, attendendo l’esito di un altro giudizio, è stato respinto.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Indennità di mobilità: la domanda va presentata subito, anche con causa in corso

L’ottenimento dell’indennità di mobilità richiede il rispetto di scadenze precise. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che la domanda all’ente previdenziale deve essere presentata entro un termine di decadenza, indipendentemente dal fatto che sia in corso un contenzioso sulla legittimità del licenziamento o sull’iscrizione nelle apposite liste. Attendere l’esito di un giudizio può comportare la perdita definitiva del diritto alla prestazione.

I fatti del caso

Una lavoratrice, dopo aver ottenuto in sede giudiziale il riconoscimento del suo diritto all’iscrizione nelle liste di mobilità, ha richiesto il pagamento della relativa indennità all’Ente Previdenziale. La sua domanda è stata però respinta in appello. La Corte territoriale ha ritenuto che il diritto all’indennità fosse subordinato alla presentazione di una specifica istanza entro il termine di decadenza di 60 giorni dall’inizio della disoccupazione, come previsto dalla legge. Secondo i giudici, la mera iscrizione alle liste, sebbene necessaria, non era sufficiente a far sorgere il diritto, né la pendenza di un altro giudizio poteva sospendere tale termine. La lavoratrice ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che solo dopo la sentenza che le riconosceva l’iscrizione si erano realizzati tutti i presupposti per poter esercitare il suo diritto.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della lavoratrice, confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato: per ottenere l’indennità di mobilità è necessaria la proposizione di una specifica domanda amministrativa all’Istituto previdenziale entro un termine perentorio di decadenza. Questo termine decorre dalla data di cessazione del rapporto di lavoro, momento in cui inizia lo stato di disoccupazione indennizzabile.

Le motivazioni e il principio di decadenza per l’indennità di mobilità

La motivazione della Corte si fonda sulla natura del termine di decadenza, la cui finalità è quella di garantire la certezza delle situazioni giuridiche entro un breve lasso di tempo. La legge, in particolare l’art. 2966 del Codice Civile, stabilisce che la decadenza è impedita solo dal compimento dell’atto specifico previsto, in questo caso la domanda amministrativa. Non è rilevante che tutti i presupposti del diritto (come l’iscrizione definitiva nelle liste) siano già stati accertati in via definitiva.

La Corte chiarisce che il sintagma ‘disoccupazione indennizzabile’ si riferisce alla condizione di disoccupazione in astratto, non a quella già accertata come legittima. La domanda per ottenere il trattamento di disoccupazione, infatti, non presuppone la definitività del licenziamento e non è incompatibile con la volontà di impugnarlo. Se il licenziamento venisse poi dichiarato illegittimo con ordine di reintegrazione, le indennità percepite dovrebbero essere restituite, poiché ne verrebbero meno i presupposti. Di conseguenza, il lavoratore non deve attendere l’esito di una causa per presentare la domanda; al contrario, è tenuto a farlo proprio per non perdere il diritto.

Conclusioni

La decisione della Cassazione offre un’importante lezione pratica per i lavoratori. Chi intende richiedere l’indennità di mobilità deve presentare la specifica domanda all’ente previdenziale entro i termini di legge, anche se sta contemporaneamente contestando in tribunale la legittimità del proprio licenziamento. Procrastinare la presentazione della domanda in attesa della conclusione del contenzioso giudiziario espone al rischio concreto di vedersi respingere la richiesta per intervenuta decadenza, perdendo così definitivamente il diritto alla prestazione economica.

È sufficiente essere iscritti nelle liste di mobilità per avere diritto all’indennità?
No, secondo la Corte, l’iscrizione nelle liste di mobilità è una condizione necessaria ma non sufficiente. Per ottenere l’indennità è indispensabile presentare una specifica domanda amministrativa all’ente previdenziale.

La contestazione in tribunale del licenziamento sospende il termine per chiedere l’indennità di mobilità?
No, il termine di decadenza per la presentazione della domanda non è impedito né sospeso dalla pendenza di un giudizio sulla legittimità del licenziamento o sull’iscrizione nelle liste. La domanda va presentata entro la scadenza prevista dalla legge, a partire dall’inizio della disoccupazione.

Cosa succede se la domanda per l’indennità di mobilità viene presentata dopo la scadenza del termine?
La mancata presentazione della domanda entro il termine di decadenza previsto dalla legge comporta la perdita definitiva e irrimediabile del diritto a percepire l’indennità, anche se in seguito viene accertato il diritto all’iscrizione nelle liste.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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