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Indennità di mensa TFR: quando va calcolata?

La Cassazione chiarisce che l’indennità di mensa TFR non rientra nel calcolo del trattamento di fine rapporto, a meno che un contratto collettivo non lo preveda espressamente. La sua natura non è intrinsecamente retributiva. La Corte ha cassato la decisione d’appello che l’aveva inclusa per la sua erogazione continuativa, rinviando per un nuovo esame basato sulla normativa contrattuale.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Indennità di mensa TFR: quando va calcolata? La Cassazione fa chiarezza

L’inclusione dell’indennità di mensa TFR nella base di calcolo del trattamento di fine rapporto è una questione dibattuta. Con l’ordinanza n. 8090/2024, la Corte di Cassazione ha fornito un’interpretazione decisiva, stabilendo che la sua natura non è automaticamente retributiva e la sua computabilità dipende esclusivamente dalle previsioni dei contratti collettivi.

I Fatti del Caso

Un ex dipendente di una struttura ospedaliera, impiegato per oltre quarant’anni, ha citato in giudizio il suo ex datore di lavoro per ottenere il ricalcolo del Trattamento di Fine Rapporto (TFR). Il lavoratore sosteneva che alcune voci retributive, tra cui l’indennità di mensa percepita in modo continuativo, non erano state correttamente incluse nella base di calcolo della sua liquidazione.

La Corte d’Appello, pur riducendo la somma inizialmente riconosciuta dal Tribunale, aveva dato parzialmente ragione al lavoratore. I giudici di secondo grado avevano ritenuto che l’indennità di mensa, per il periodo precedente all’entrata in vigore di uno specifico contratto collettivo (31.12.2001), dovesse essere inclusa nel calcolo del TFR in quanto corrisposta in modo continuativo e non occasionale. La struttura sanitaria ha quindi presentato ricorso in Cassazione per contestare questa interpretazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’impatto sull’indennità di mensa TFR

La Corte di Cassazione ha accolto il motivo di ricorso relativo all’indennità di mensa TFR. Ha annullato la sentenza della Corte d’Appello su questo punto specifico e ha rinviato il caso a quest’ultima per una nuova valutazione.

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione della normativa di riferimento, in particolare la legge n. 359 del 1992. Secondo la Suprema Corte, questa legge ha chiarito, con valore retroattivo, che l’indennità di mensa (o il valore del servizio sostitutivo) non ha una natura intrinsecamente retributiva. Di conseguenza, non rientra automaticamente nella base di calcolo di istituti come il TFR.

Altri motivi di ricorso

La Cassazione ha invece rigettato gli altri motivi di ricorso presentati dall’azienda, tra cui quelli relativi a un presunto giudicato esterno su altre voci retributive e alla modalità di calcolo delle differenze al lordo delle imposte, confermando su questi punti i principi già consolidati in giurisprudenza.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione è netta: la Corte d’Appello ha commesso un errore nell’interpretare la legge. Ha ritenuto che la continuità nell’erogazione dell’indennità di mensa fosse sufficiente a conferirle natura retributiva ai fini del TFR per il periodo antecedente al 2001. Tuttavia, la Suprema Corte ha ribadito che la legge n. 359/1992 ha una funzione di interpretazione autentica, stabilendo una regola generale di esclusione.

Secondo i giudici di legittimità, l’unica eccezione a questa regola si verifica quando la contrattazione collettiva (nazionale, territoriale o aziendale) dispone diversamente, stabilendo esplicitamente che la mensa o l’indennità sostitutiva debbano essere considerate retribuzione. In assenza di una tale previsione contrattuale, l’indennità di mensa non deve essere computata nel TFR, indipendentemente dalla sua erogazione continuativa.

La Corte ha specificato che la legge del 1992 ha proprio lo scopo di riaffermare la validità degli accordi sindacali, anche precedenti, che escludevano tale voce dalla retribuzione, superando la precedente giurisprudenza che li considerava nulli. Pertanto, è rimessa esclusivamente alla fonte contrattuale, e non alla prassi aziendale, l’individuazione delle voci da includere nella base di calcolo del TFR.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale per datori di lavoro e dipendenti: la natura dell’indennità di mensa non è retributiva “per ontologia”, ma lo diventa solo se una fonte contrattuale lo prevede. La semplice erogazione costante e continuativa non è sufficiente a trasformarla in un elemento della retribuzione utile ai fini del calcolo del TFR. Di conseguenza, per determinare la corretta base di calcolo della liquidazione, è indispensabile fare riferimento non alle modalità di fatto dell’erogazione, ma a quanto specificamente stabilito dai Contratti Collettivi applicabili al rapporto di lavoro.

L’indennità di mensa deve essere sempre inclusa nel calcolo del TFR?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’indennità di mensa è esclusa dalla base di calcolo del TFR, a meno che un contratto collettivo (nazionale, territoriale o aziendale) non preveda esplicitamente il contrario.

Quale legge stabilisce le regole per l’inclusione dell’indennità di mensa nel TFR?
La norma di riferimento è la legge n. 359 del 1992, che ha convertito il decreto legge n. 333/1992. Questa legge ha un valore di interpretazione autentica e retroattiva, stabilendo che il servizio mensa o l’indennità sostitutiva non fanno parte della retribuzione utile per gli istituti legali e contrattuali, salva diversa volontà delle parti collettive.

Cosa succede se un datore di lavoro ha pagato l’indennità di mensa in modo continuativo per anni?
La sola continuità dell’erogazione non è sufficiente a rendere l’indennità di mensa parte della retribuzione utile ai fini del TFR. La sua inclusione dipende esclusivamente da una specifica previsione della contrattazione collettiva e non dalla prassi aziendale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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