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Indennità di mensa nel TFR: la Cassazione decide

Una lavoratrice del settore sanitario ha contestato il calcolo del suo TFR, sostenendo la mancata inclusione di diverse voci retributive, tra cui l’indennità di mensa. La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha chiarito che la natura retributiva dell’indennità di mensa, e quindi la sua inclusione nel TFR, dipende dalla contrattazione collettiva applicabile nel tempo. La Corte ha cassato la sentenza d’appello, rinviando il caso per un nuovo calcolo che tenga conto di questo principio, sottolineando l’importanza di verificare gli accordi sindacali vigenti prima delle riforme legislative.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Indennità di Mensa nel TFR: La Cassazione Stabilisce i Criteri di Calcolo

L’inclusione dell’indennità di mensa nella base di calcolo del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) è una questione complessa, spesso al centro di contenziosi tra lavoratori e datori di lavoro. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, sottolineando come la soluzione dipenda dall’analisi della contrattazione collettiva vigente nel corso del rapporto di lavoro, specialmente per i periodi antecedenti alle riforme legislative degli anni ’90.

I Fatti di Causa

Una collaboratrice sanitaria, dipendente di una struttura ospedaliera dal 1986 al 2015, adiva il Tribunale lamentando un errato calcolo del TFR accantonato dal datore di lavoro. Secondo la lavoratrice, l’importo era inferiore al dovuto poiché non teneva conto di tutti gli emolumenti fissi e continuativi percepiti, in violazione dell’art. 2120 del Codice Civile. In particolare, per il periodo fino al 2001 non erano state considerate diverse voci, mentre per il periodo successivo l’azienda aveva applicato le limitazioni previste dal CCNL di comparto.

L’Iter Giudiziario: Dal Tribunale alla Corte d’Appello

Il Tribunale di primo grado, avvalendosi di una consulenza tecnica, accoglieva la domanda, riconoscendo il diritto della lavoratrice a un TFR maggiore. La sentenza includeva nella base di calcolo somme come lavoro straordinario, indennità di mensa, indennità di turno e premi di produttività, considerandole non occasionali.

In secondo grado, la Corte d’Appello riformava parzialmente la decisione. I giudici d’appello ritenevano che, a partire dal 31 dicembre 2001, data di entrata in vigore dell’art. 46 del CCNL Sanità, le voci retributive da includere nel TFR fossero tassativamente quelle indicate dal contratto collettivo. Tale contratto non menzionava l’indennità di mensa, il compenso per lavoro straordinario, l’indennità di turno e altre voci simili, che venivano quindi escluse dal calcolo per il periodo successivo al 2001. La Corte rideterminava così il credito della lavoratrice in una somma inferiore.

L’Analisi della Cassazione sull’indennità di mensa e il TFR

L’ospedale ricorreva in Cassazione, sollevando diversi motivi di censura. La Corte Suprema ha ritenuto fondato il motivo relativo alla violazione della normativa sull’indennità di mensa (art. 6, co. 3, d.l. n. 333/1992).

La Cassazione ha ricordato il suo orientamento consolidato, secondo cui il servizio mensa, o l’indennità sostitutiva, ha per legge una natura non retributiva. Tuttavia, ha precisato che questa regola generale può essere derogata dalla contrattazione collettiva. Se un contratto collettivo prevede l’erogazione di un’indennità sostitutiva per chi non fruisce del servizio mensa, tale indennità assume natura retributiva e deve essere computata nel TFR, sebbene limitatamente al suo valore convenzionale.

La questione della contrattazione collettiva anteriore al 1992

Il punto cruciale della decisione risiede nell’analisi dei periodi di lavoro antecedenti alla legge del 1992. La Corte ha stabilito che il giudice di merito non può limitarsi a constatare la natura non retributiva dell’indennità di mensa per legge, ma ha il dovere di verificare l’assetto della contrattazione collettiva applicabile all’epoca. Nel caso del pubblico impiego, e per estensione ai rapporti di lavoro ad esso equiparati come quello in esame, gli accordi sindacali erano recepiti in appositi D.P.R. con valore di fonte normativa. Questi accordi, se prevedevano un’indennità di mensa, potevano attribuirle carattere retributivo, e tale previsione era fatta salva dalla stessa legge del 1992.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sulla base di un’interpretazione sistematica della normativa e della giurisprudenza. Il fulcro del ragionamento è che la legge n. 333/1992, pur stabilendo la natura non retributiva del servizio mensa, ha espressamente fatto salve le diverse previsioni della contrattazione collettiva. La Corte d’Appello ha errato perché non ha compiuto questo accertamento fondamentale. Si è limitata a includere l’indennità nel calcolo fino al 31/12/2001 basandosi sulla sua continuità, senza però verificare se la fonte di tale erogazione (il contratto collettivo) le attribuisse o meno natura retributiva. Questo passaggio è indispensabile perché solo una previsione contrattuale specifica può trasformare un’erogazione assistenziale in un elemento della retribuzione utile ai fini del TFR. La Corte territoriale, quindi, non ha applicato correttamente i principi stabiliti dalla giurisprudenza di legittimità, omettendo un’indagine cruciale sull’assetto contrattuale che regolava il rapporto di lavoro nei suoi primi anni. Di conseguenza, la sua decisione è stata cassata perché basata su un presupposto giuridico incompleto.

le conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello di Bari, in diversa composizione, per un nuovo esame. Il giudice del rinvio dovrà procedere a un nuovo calcolo del TFR, accertando preliminarmente se la contrattazione collettiva applicabile al rapporto di lavoro, sin dal 1986, prevedesse un’indennità di mensa con natura retributiva. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: per il corretto calcolo del TFR, soprattutto per i rapporti di lunga data, è imprescindibile un’attenta ricostruzione delle fonti normative e contrattuali che si sono succedute nel tempo, poiché esse possono derogare alla disciplina legale generale. Per i datori di lavoro, ciò significa dover conservare e analizzare storici contrattuali; per i lavoratori, rappresenta la conferma che i diritti acquisiti tramite la contrattazione collettiva possono essere tutelati anche a distanza di decenni.

L’indennità di mensa va sempre inclusa nel calcolo del TFR?
No, non sempre. Secondo la Cassazione, la legge (d.l. n. 333/1992) stabilisce che il servizio mensa ha natura non retributiva. Tuttavia, può assumere natura retributiva ed essere inclusa nel TFR se la contrattazione collettiva lo prevede espressamente, ad esempio istituendo un’indennità sostitutiva.

Perché una precedente sentenza del Tribunale su un caso simile non è stata considerata vincolante?
La sentenza non è stata considerata vincolante (non ha avuto efficacia di giudicato) perché riguardava una controversia tra l’ospedale e l’INPS, a cui la lavoratrice del presente giudizio non aveva partecipato. Il principio del giudicato vale solo tra le parti del processo, i loro eredi e aventi causa.

Qual è stato l’errore principale della Corte d’Appello secondo la Cassazione?
L’errore è stato non aver verificato l’assetto della contrattazione collettiva applicabile al rapporto di lavoro prima del 1992. La Corte d’Appello si è limitata a considerare la continuità dell’erogazione, ma non ha accertato se la fonte contrattuale originaria qualificasse l’indennità di mensa come retribuzione, un passaggio necessario per includerla correttamente nel calcolo del TFR per quel periodo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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