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Indennità di mensa e TFR: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7181/2024, ha stabilito un principio fondamentale sul calcolo del Trattamento di Fine Rapporto (TFR). Il caso riguardava la richiesta degli eredi di un infermiere di includere diverse voci retributive, tra cui l’indennità di mensa, nel TFR. Mentre i giudici di merito avevano dato ragione ai ricorrenti, la Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’ospedale datore di lavoro su un punto cruciale: l’indennità di mensa, per legge, non rientra nella base di calcolo del TFR, a meno che un contratto collettivo non lo preveda esplicitamente. La Corte ha quindi cassato la sentenza e rinviato il caso per un nuovo calcolo.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Indennità di mensa e TFR: la Cassazione fa il punto

La corretta determinazione del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) è una questione di primaria importanza nel diritto del lavoro. Un elemento spesso oggetto di contenzioso è l’inclusione o meno di alcune voci retributive, come l’indennità di mensa. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento decisivo, stabilendo che, per legge, tale indennità è esclusa dal calcolo del TFR, a meno che la contrattazione collettiva non disponga diversamente.

I Fatti di Causa

La vicenda legale ha origine dalla domanda presentata dagli eredi di un infermiere professionale, dipendente di una nota struttura ospedaliera fino al 2011. Gli eredi contestavano l’importo del TFR liquidato, sostenendo che il calcolo fosse errato per la mancata inclusione di diverse indennità percepite in modo continuativo dal lavoratore, tra cui quella di rischio ospedaliero, pronta disponibilità, e, appunto, l’indennità di mensa.

Le Decisioni dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello hanno accolto, seppur parzialmente, le richieste degli eredi. I giudici hanno ritenuto che tutte le somme corrisposte in dipendenza del rapporto di lavoro con carattere di continuità, inclusa l’indennità di mensa, dovessero rientrare nella base di calcolo del TFR, ai sensi dell’art. 2120 del codice civile. La Corte d’Appello ha quindi confermato la rideterminazione della somma spettante agli eredi.

L’analisi della Cassazione: L’indennità di mensa e il TFR

L’istituto ospedaliero ha impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, presentando sei motivi di ricorso. La Suprema Corte ha rigettato la maggior parte dei motivi, relativi a presunti vizi procedurali come l’ultrapetizione (aver concesso più di quanto richiesto) e l’errata valutazione di prove. Tuttavia, ha accolto il sesto motivo, incentrato sulla violazione di legge riguardo all’inclusione dell’indennità di mensa nel TFR.

Le motivazioni della decisione

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione sull’interpretazione dell’art. 6, comma 3, del decreto-legge n. 333 del 1992 (convertito in legge n. 359 del 1992). Secondo i giudici, questa norma, che ha valore di interpretazione autentica e quindi efficacia retroattiva, stabilisce un principio chiaro: il valore del servizio mensa e l’importo della prestazione sostitutiva (l’indennità di mensa) non fanno parte della retribuzione utile per il calcolo di istituti legali e contrattuali, come il TFR.

La Corte ha specificato che questa regola generale può essere derogata solo da una previsione esplicita dei contratti collettivi, anche aziendali. In assenza di una tale previsione, l’indennità è per definizione esclusa. La Corte d’Appello aveva errato nel considerarla computabile per il periodo antecedente al 31 dicembre 2001 (data di entrata in vigore di un nuovo CCNL), basandosi unicamente sul suo carattere continuativo. La Cassazione ha ribadito che la natura ontologica dell’emolumento, come definita dalla legge del 1992, è quella di non essere retribuzione ai fini del TFR, e questa regola prevale se non diversamente pattuito dalle parti sociali.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ospedale limitatamente alla questione dell’indennità di mensa. La sentenza della Corte d’Appello è stata cassata su questo punto e il caso è stato rinviato alla stessa Corte, in diversa composizione, per ricalcolare il TFR escludendo tale voce e per decidere sulle spese del giudizio di legittimità. Questa pronuncia riafferma un principio cruciale: per stabilire la base di calcolo del TFR, non è sufficiente guardare alla continuità di un emolumento, ma è necessario verificare la sua natura giuridica, come definita dalla legge e dalla contrattazione collettiva.

L’indennità di mensa rientra nel calcolo del Trattamento di Fine Rapporto (TFR)?
No, di regola l’indennità di mensa o il valore del servizio sostitutivo non rientrano nella base di calcolo del TFR. Fanno eccezione solo i casi in cui un contratto collettivo, nazionale o aziendale, disponga esplicitamente la sua inclusione.

Cosa si intende per norma di interpretazione autentica e che effetti ha?
Una norma di interpretazione autentica è una legge che chiarisce il significato di una legge precedente. Secondo la giurisprudenza citata nella sentenza, la legge del 1992 che esclude l’indennità di mensa dal TFR ha questa natura, e quindi i suoi effetti si applicano anche ai periodi precedenti la sua entrata in vigore (efficacia retroattiva).

Cosa succede se un giudice riconosce al lavoratore somme non specificamente elencate nella sua domanda iniziale?
La Corte ha ritenuto che non vi fosse vizio di ultrapetita (decisione oltre il richiesto) perché la domanda del lavoratore, basata sull’art. 2120 c.c., poteva essere interpretata in senso ampio, come richiesta di includere nel TFR tutte le somme non occasionali, anche quelle non elencate singolarmente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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