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Indennità di funzione dimezzata: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’indennità di funzione per un sindaco che sia anche lavoratore dipendente e non abbia richiesto l’aspettativa deve essere obbligatoriamente dimezzata. Questa riduzione, definita indennità di funzione dimezzata, deriva direttamente dalla legge (art. 82 TUEL) e non necessita di una specifica delibera comunale per essere applicata. Di conseguenza, un ex sindaco è stato condannato a restituire le somme percepite in eccesso, poiché la norma opera automaticamente.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità di Funzione Dimezzata: Quando la Legge Prevale sulle Delibere Comunali

La recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale per gli amministratori locali: l’applicazione dell’indennità di funzione dimezzata per i sindaci che sono anche lavoratori dipendenti. La pronuncia sottolinea come tale riduzione sia un obbligo di legge che non ammette deroghe basate su delibere comunali, riaffermando un principio di rigore e legalità nella gestione dei compensi pubblici.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Restituzione del Comune

Un Ente locale ha citato in giudizio il suo ex Sindaco per ottenere la restituzione di circa 17.700 euro. La somma corrispondeva alla metà degli emolumenti che il Comune gli aveva versato durante il suo mandato. La ragione della richiesta risiedeva nel fatto che l’ex amministratore, durante l’esercizio delle sue funzioni, era anche un lavoratore dipendente e non aveva richiesto di essere collocato in aspettativa. Secondo il Comune, in questa specifica situazione, la legge imponeva un dimezzamento del compenso.

L’Iter Giudiziario: Dal Tribunale alla Corte d’Appello

In primo grado, il Tribunale aveva respinto la domanda del Comune, ritenendo non provato l’effettivo versamento delle somme e incerti i criteri di calcolo per la restituzione. L’Ente locale ha però impugnato la decisione e la Corte d’Appello ha ribaltato la sentenza. I giudici di secondo grado hanno accolto la richiesta del Comune, condannando l’ex Sindaco alla restituzione dell’importo, sulla base del chiaro dettato dell’art. 82 del Testo Unico degli Enti Locali (TUEL), che disciplina i compensi degli amministratori.

Il Ricorso in Cassazione e l’indennità di funzione dimezzata

L’ex Sindaco ha quindi presentato ricorso in Cassazione, basandosi su un unico motivo: l’errata interpretazione dell’efficacia temporale delle delibere comunali. Secondo il ricorrente, i compensi da lui percepiti erano legittimi perché basati su una delibera del 2000. Una delibera successiva, del 2005, che avrebbe determinato l’indennità, non poteva, a suo dire, avere efficacia retroattiva. La questione centrale, dunque, era stabilire se la riduzione del compenso dipendesse dalle decisioni della giunta comunale o da un obbligo di legge superiore.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello, sebbene con alcune precisazioni sulla motivazione. Gli Ermellini hanno chiarito che il principio dell’indennità di funzione dimezzata non deriva da una scelta discrezionale del Comune, ma discende direttamente e obbligatoriamente dalla legge.

L’art. 82, primo comma, del d.lgs. n. 267/2000 (TUEL) stabilisce in modo inequivocabile che “Tale indennità è dimezzata per i lavoratori dipendenti che non abbiano richiesto l’aspettativa”. Questa norma, in vigore durante tutto il mandato dell’ex Sindaco, impone una riduzione automatica del compenso.

La Corte ha specificato che la dimidiazione obbligatoria doveva essere applicata a prescindere da quanto previsto nelle delibere comunali. Anche se la Corte d’Appello aveva commesso alcune imprecisioni nel citare i riferimenti normativi, il risultato finale era giuridicamente corretto. La riduzione non era una facoltà dell’Ente, ma un dovere imposto dalla normativa nazionale per bilanciare l’impegno dell’amministratore che mantiene contestualmente la propria attività lavorativa.

Le Conclusioni: Un Principio di Diritto Chiaro

La decisione della Cassazione rafforza un principio fondamentale: le norme di legge prevalgono sulle determinazioni locali. L’obbligo di applicare l’indennità di funzione dimezzata è automatico e non subordinato a delibere di giunta. Qualsiasi somma percepita in più rispetto a quanto previsto dalla legge è da considerarsi illegittima e deve essere restituita. Questa pronuncia serve da monito per tutti gli amministratori pubblici, ricordando loro che il cumulo di cariche e impieghi è regolato da precise e inderogabili disposizioni normative a tutela delle finanze pubbliche.

Quando l’indennità di un Sindaco lavoratore dipendente deve essere dimezzata?
L’indennità è dimezzata per legge quando il Sindaco, essendo un lavoratore dipendente, non richiede di essere collocato in aspettativa dal proprio impiego.

La riduzione dell’indennità dipende da una delibera del Comune?
No, la riduzione è obbligatoria e discende direttamente dall’art. 82 del Testo Unico degli Enti Locali (TUEL). Si applica automaticamente per legge, indipendentemente da specifiche delibere comunali che la prevedano.

È possibile sanare la percezione di un’indennità intera non dovuta con una delibera successiva?
No, una delibera comunale non può avere efficacia retroattiva per legittimare compensi percepiti in violazione di una norma di legge imperativa come quella che impone il dimezzamento dell’indennità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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