LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Indennità di esproprio: vale l’edificabilità legale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2490/2024, ha rigettato il ricorso di alcuni proprietari terrieri che chiedevano una maggiore indennità di esproprio. I giudici hanno ribadito che la valutazione di un terreno ai fini espropriativi si basa esclusivamente sull’edificabilità legale, ovvero quella prevista dagli strumenti urbanistici vigenti, e non sulla cosiddetta edificabilità di fatto, cioè la potenziale vocazione edificatoria dell’area.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Indennità di Esproprio: la Cassazione ribadisce la prevalenza dell’Edificabilità Legale

Quando la Pubblica Amministrazione espropria un terreno per realizzare un’opera pubblica, come si determina il giusto valore della compensazione dovuta al proprietario? La questione centrale riguarda i criteri di valutazione, in particolare se debba prevalere la destinazione urbanistica ufficiale o la potenziale vocazione edificatoria di un’area. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha fornito un chiaro indirizzo sul calcolo dell’indennità di esproprio, confermando un principio consolidato: conta solo l’edificabilità legale.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla procedura di esproprio avviata da un Comune per la costruzione di una strada. I proprietari di una porzione di terreno (circa 600 mq) si sono opposti alla stima dell’indennità definitiva, sostenendo che questa non tenesse adeguatamente conto della natura edificabile del loro suolo. A loro avviso, la stima era errata perché non considerava né la vocazione edificatoria dell’area né il danno derivante dal fatto che la porzione di terreno residua, dopo l’esproprio, era diventata un “relitto” privo di valore e reddito. La Corte d’Appello aveva già respinto le loro richieste, affermando che il terreno non era classificato come edificabile nello strumento urbanistico e che, anzi, l’intervento pubblico aveva reso edificabile la parte residua, prima a destinazione agricola.

La Decisione della Corte e il calcolo dell’indennità di esproprio

I proprietari hanno presentato ricorso in Cassazione, lamentando principalmente due aspetti: la violazione dei criteri legali per la valutazione della natura edificatoria dei suoli e l’erronea applicazione delle norme sul risarcimento per il danno alla parte residua del fondo. La Suprema Corte ha esaminato congiuntamente i motivi e li ha dichiarati infondati, rigettando il ricorso.

Il fulcro della decisione risiede nella netta distinzione tra “edificabilità legale” e “edificabilità di fatto”. I giudici hanno riaffermato che, ai fini della determinazione dell’indennità di esproprio, l’unico criterio rilevante è il primo. L’indennità deve essere calcolata in base al valore venale del bene, che a sua volta dipende dalla classificazione urbanistica ufficiale al momento dell’esproprio. La cosiddetta edificabilità di fatto, ovvero l’inclusione del terreno in un comprensorio con una generale vocazione edificatoria, non ha alcun rilievo se non è supportata da una specifica previsione dello strumento urbanistico.

La questione del deprezzamento dell’area residua

Anche la censura relativa al deprezzamento dell’area non espropriata è stata respinta. I ricorrenti sostenevano che il loro fondo fosse stato diviso in due tronconi, uno dei quali inutilizzabile. Tuttavia, la Corte ha giudicato questa doglianza generica e inammissibile. In primo luogo, perché non era stato specificato perché la parte residua fosse diventata un relitto inutilizzabile. In secondo luogo, perché la stessa sentenza di secondo grado aveva accertato il contrario: la parte residua, grazie al nuovo strumento urbanistico, era divenuta edificabile, acquisendo quindi un valore superiore a quello che aveva in precedenza.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano su un principio consolidato nella giurisprudenza. L’indennità di esproprio si determina distinguendo tra suoli legalmente edificabili e non edificabili. Le possibilità di edificazione sono escluse se lo strumento urbanistico vigente vincola l’area a un utilizzo meramente pubblicistico. Nel caso specifico, le particelle espropriate erano destinate a “Attrezzature Pubbliche” e “Viabilità di Piano”, usi che precludono l’iniziativa edilizia privata. Pertanto, la Corte d’Appello aveva correttamente escluso la natura edificatoria delle aree ai fini del calcolo dell’indennità.

La Cassazione ha chiarito che non si può invocare un generico “difetto di motivazione” quando la decisione di merito, come in questo caso, si attiene ai principi di diritto e si fonda su accertamenti tecnici (la consulenza d’ufficio) che hanno verificato la classificazione urbanistica delle aree. I ricorrenti, d’altro canto, si sono limitati ad affermazioni generiche senza trascrivere le parti della consulenza tecnica che avrebbero potuto sostenere la loro tesi.

Conclusioni

La decisione riafferma con forza un caposaldo in materia di espropriazione per pubblica utilità: la valutazione economica di un terreno deve fondarsi su dati certi e ufficiali, rappresentati dagli strumenti urbanistici. La potenziale o fattuale vocazione edificatoria di un’area non può influenzare il calcolo dell’indennità di esproprio se non trova riscontro in una classificazione formale che ne consenta lo sfruttamento edilizio da parte dei privati. Questa pronuncia offre una guida chiara sia per i proprietari che affrontano un procedimento espropriativo sia per le pubbliche amministrazioni, ancorando la valutazione a criteri oggettivi e prevenendo contenziosi basati su stime soggettive del potenziale di un immobile.

Come si calcola l’indennità di esproprio per un terreno?
L’indennità di esproprio si calcola in base al valore venale del bene, determinato principalmente dalla sua “edificabilità legale”, ovvero la classificazione urbanistica ufficiale che ne permette o meno l’edificazione da parte di privati.

La vocazione edificatoria di un’area (edificabilità di fatto) incide sul valore dell’indennità?
No, secondo la Corte il criterio della cosiddetta edificabilità di fatto non ha rilievo. Ciò che conta è esclusivamente la qualificazione formale attribuita al terreno dallo strumento urbanistico vigente al momento dell’esproprio.

Ho diritto a un risarcimento se la parte del mio terreno che non viene espropriata perde valore?
Sì, ma solo se si dimostra in modo specifico che la parte residua ha subito un deprezzamento e sia diventata un “relitto” non più utilizzabile. Nel caso esaminato, questa richiesta è stata respinta perché la sentenza d’appello aveva accertato che la parte residua era anzi diventata edificabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati