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Indennità di esproprio: CIPE prevale su PGT locale

La Corte di Cassazione ha stabilito che, ai fini del calcolo dell’indennità di esproprio per un’opera pubblica strategica, la destinazione urbanistica del terreno è quella fissata dalle delibere del CIPE che approvano il progetto, e non quella derivante da un successivo piano urbanistico locale (PGT). Le delibere del CIPE, infatti, costituiscono una variante automatica e vincolante per gli enti locali. La Corte ha quindi cassato la decisione d’appello che aveva calcolato l’indennità sulla base di un PGT successivo che aveva aumentato l’area edificabile, affermando la necessità di basarsi sulla classificazione originaria del progetto strategico.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Indennità di esproprio: la delibera CIPE prevale sul piano urbanistico locale

In materia di calcolo della corretta indennità di esproprio, sorge spesso un conflitto tra la pianificazione nazionale per le opere strategiche e gli strumenti urbanistici locali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento decisivo: per le infrastrutture strategiche, le decisioni del CIPE che approvano il progetto prevalgono su qualsiasi successiva modifica apportata dai piani regolatori comunali.

I Fatti di Causa: un progetto autostradale e un piano urbanistico in conflitto

Il caso riguarda la realizzazione di un importante collegamento autostradale, qualificato come opera strategica. Il procedimento ha avuto inizio con l’approvazione del progetto preliminare da parte del CIPE nel 2005 e del progetto definitivo nel 2009. Tali delibere avevano individuato le aree da espropriare, definendo una superficie edificabile di circa 988 mq e un’area molto più vasta, pari a 6.912 mq, ricadente in fascia di rispetto stradale.

Tuttavia, nel 2017, il Comune interessato dall’opera adottava un nuovo Piano di Governo del Territorio (PGT) che modificava sostanzialmente la classificazione di queste aree. La superficie edificabile veniva aumentata a 3.555 mq, mentre quella in fascia di rispetto veniva ridotta a 4.545 mq. Poco dopo, nel 2018, veniva emesso il decreto di esproprio.

La Corte d’Appello, chiamata a determinare l’indennità, si basava sulla situazione urbanistica creata dal nuovo PGT del 2017. Contro questa decisione, la società concessionaria dell’opera e il consorzio costruttore hanno proposto ricorso in Cassazione.

La questione dell’indennità di esproprio e la prevalenza del CIPE

Il nodo centrale del ricorso era stabilire quale strumento urbanistico dovesse essere preso a riferimento per valutare i terreni e calcolare la giusta indennità di esproprio: le delibere del CIPE del 2005 e 2009 o il PGT comunale del 2017? I ricorrenti sostenevano che le delibere del CIPE, approvando un’opera strategica, avessero un effetto di variante automatica e vincolante sugli strumenti urbanistici locali, che non potevano quindi essere modificati in senso contrario.

La valutazione della fascia di rispetto stradale

Un secondo motivo di ricorso riguardava la valutazione dell’area ricadente nella fascia di rispetto. I ricorrenti chiedevano che fosse valutata al valore agricolo, data l’inedificabilità assoluta. La Corte d’Appello, seguendo le indicazioni del consulente tecnico, l’aveva invece valutata come “area a standard”, riconoscendole un valore intermedio, pari al 35% di quello dell’area edificabile, in quanto utilizzabile per opere complementari come parcheggi, verde e stazioni di servizio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il primo motivo di ricorso, ribaltando la decisione d’appello. I giudici hanno affermato un principio fondamentale basato sulla normativa speciale per le infrastrutture strategiche (in particolare il D.Lgs. 163/2006, applicabile all’epoca dei fatti). L’approvazione di un progetto preliminare e definitivo da parte del CIPE per un’opera strategica comporta “l’automatica variazione degli strumenti urbanistici vigenti e adottati”.

Questa norma speciale stabilisce una prevalenza della pianificazione nazionale su quella locale. Gli enti locali non hanno il potere di derogare o modificare la destinazione urbanistica impressa dal CIPE, ma hanno solo l’obbligo di adeguare i propri strumenti. Di conseguenza, la Corte d’Appello ha errato nel basare la propria valutazione sul PGT del 2017. L’indennità di esproprio doveva essere calcolata sulla base della destinazione urbanistica originaria, quella definita dalle delibere CIPE del 2005 e 2009, che prevedeva 988 mq di area edificabile e 6.912 mq in fascia di rispetto.

La Corte ha invece rigettato il secondo motivo di ricorso. Ha confermato che, sebbene la fascia di rispetto stradale sia soggetta a un vincolo di inedificabilità assoluta, ciò non significa che debba essere valutata al mero valore agricolo. Quando è possibile un uso intermedio, diverso da quello agricolo (come la realizzazione di parcheggi, aree a verde o servizi, definiti “standard”), è corretto attribuire a tale area un valore superiore a quello agricolo, rapportato in percentuale a quello delle aree edificabili. La decisione della Corte d’Appello su questo punto è stata quindi ritenuta corretta.

Conclusioni

La sentenza chiarisce un punto cruciale nel rapporto tra pianificazione nazionale e locale. Per le grandi opere strategiche, il procedimento di approvazione tramite delibera CIPE cristallizza la destinazione urbanistica dei terreni coinvolti. Gli enti locali non possono modificare tale destinazione con successivi atti di pianificazione. Questa prevalenza ha un impatto diretto e vincolante sul calcolo dell’indennità di esproprio, che deve essere ancorata alla situazione giuridica definita dal progetto strategico nazionale e non dalle mutevoli decisioni urbanistiche locali.

Quale atto prevale per determinare la natura di un terreno ai fini dell’indennità di esproprio per un’opera strategica?
Prevalgono le delibere del CIPE che approvano il progetto preliminare e definitivo dell’opera strategica. Tali atti comportano una variazione automatica degli strumenti urbanistici locali, che non possono essere modificati successivamente dall’ente locale.

Un Comune può modificare la classificazione urbanistica di un’area già destinata a un’opera pubblica strategica approvata dal CIPE?
No. Secondo la normativa sulle infrastrutture strategiche, l’approvazione del progetto da parte del CIPE ha un effetto vincolante e prevalente. L’ente locale ha l’obbligo di adeguare i propri strumenti urbanistici e non può derogare alla destinazione impressa dal CIPE.

Come viene valutata una fascia di rispetto stradale, soggetta a inedificabilità assoluta, ai fini dell’indennità di esproprio?
Anche se assolutamente inedificabile, una fascia di rispetto non deve essere necessariamente valutata al valore agricolo. Se è possibile un utilizzo intermedio (ad esempio per parcheggi, aree a verde, servizi, cosiddetti “standard”), le si può riconoscere un valore superiore a quello agricolo, calcolato come percentuale del valore delle aree edificabili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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