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Indennità di esproprio: a chi spetta il pagamento?

Il caso analizza una complessa vicenda legata al pagamento di una indennità di esproprio. Un ente pubblico ha versato la somma al soggetto risultante come proprietario nei registri catastali (creditore apparente), anziché al proprietario effettivo, subentrato a seguito di operazioni societarie non trascritte. Le corti di merito hanno ritenuto legittimo il pagamento, data la buona fede dell’ente. La Corte di Cassazione, infine, ha dichiarato l’estinzione del giudizio per cessata materia del contendere a seguito di un accordo tra le parti, chiudendo la disputa.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Indennità di esproprio: a chi pagare se il proprietario reale non è quello catastale?

La corretta individuazione del soggetto a cui versare l’indennità di esproprio è un tema cruciale che può generare complessi contenziosi. Un’ordinanza della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per analizzare il caso di un pagamento effettuato all’intestatario catastale anziché al proprietario effettivo, mettendo in luce il valore della buona fede della Pubblica Amministrazione e l’importanza di mantenere aggiornati i registri immobiliari.

I Fatti del Caso: Un Pagamento Conteso

Una società costruttrice, effettiva proprietaria di alcuni terreni, si è trovata privata della relativa indennità di esproprio a seguito di una procedura avviata da un Ente Pubblico. Il problema è sorto perché l’indennità è stata liquidata a favore di un’altra società, la quale, pur avendo ceduto anni prima la proprietà dei terreni attraverso complesse operazioni societarie (conferimento di ramo d’azienda e successiva fusione), risultava ancora come intestataria nei registri catastali.

La società costruttrice, ritenendosi danneggiata, ha avviato un’azione legale contro l’Ente Pubblico, accusandolo di aver agito con negligenza per aver pagato il soggetto sbagliato, e chiedendo il risarcimento del danno, quantificato in una somma ingente.

Il Percorso Giudiziario e l’Indennità di Esproprio

Sia in primo grado che in appello, le richieste della società costruttrice sono state respinte. I giudici di merito hanno stabilito che l’Ente Pubblico aveva agito correttamente e in buona fede. La normativa in materia di espropriazione (in particolare la Legge n. 865 del 1971) prevede che la procedura si svolga nei confronti dell’intestatario catastale.

La Corte d’Appello ha sottolineato come quest’ultimo dovesse essere considerato un “creditore apparente” ai sensi dell’art. 1189 del Codice Civile. L’amministrazione, basandosi sulla documentazione fornita dalla società intestataria (inclusa una relazione ventennale senza trascrizioni pregiudizievoli), non aveva elementi per sospettare che la proprietà fosse nel frattempo passata ad altri. Secondo i giudici, l’onere di verificare la proprietà effettiva sorge solo in una fase successiva, ovvero al momento dello svincolo delle somme depositate, e non durante la liquidazione iniziale. La colpa, semmai, era da attribuire alla società proprietaria per non aver provveduto alla voltura catastale, un adempimento essenziale per rendere noto il trasferimento di proprietà.

L’Epilogo in Cassazione: Estinzione del Giudizio

La vicenda è giunta dinanzi alla Corte di Cassazione. Tuttavia, prima che i giudici potessero pronunciarsi nel merito dei vari motivi di ricorso, le parti in causa hanno raggiunto un accordo. Hanno quindi chiesto congiuntamente alla Corte di dichiarare la “cessazione della materia del contendere”.

La Suprema Corte, prendendo atto della volontà delle parti, ha dichiarato estinto il giudizio, compensando le spese legali come da loro richiesto. Di conseguenza, l’ordinanza non entra nel merito della questione, ma chiude formalmente il contenzioso.

Le Motivazioni

Sebbene la Cassazione non si sia espressa, le motivazioni delle sentenze di merito offrono principi giuridici di grande rilevanza. Il punto centrale è la tutela della buona fede della Pubblica Amministrazione nel procedimento espropriativo. La legge individua nell’intestatario catastale il primo e legittimo interlocutore. Affidarsi a tali risultanze ufficiali, in assenza di segnali di allarme evidenti, non costituisce una condotta negligente. La complessità delle operazioni societarie che avevano portato al trasferimento di proprietà, non riflesse nei pubblici registri, rendeva difficile, se non impossibile, per l’ente espropriante venire a conoscenza della reale situazione proprietaria. La responsabilità viene quindi spostata sul proprietario effettivo, che ha l’onere di rendere pubblici i suoi diritti attraverso gli strumenti previsti dalla legge, come la trascrizione e la voltura catastale. L’omissione di tali adempimenti costituisce una condotta che può contribuire al verificarsi del danno, limitando o escludendo il diritto al risarcimento.

Conclusioni

La vicenda, pur concludendosi con un accordo transattivo, lascia un insegnamento fondamentale: l’aggiornamento dei registri immobiliari e catastali non è una mera formalità burocratica, ma un adempimento cruciale per la tutela dei propri diritti reali. Per la Pubblica Amministrazione, la decisione conferma la legittimità di fare affidamento sulle risultanze catastali nella fase iniziale del pagamento dell’indennità di esproprio. Per i proprietari di immobili, emerge chiaramente che la mancata voltura catastale può comportare il rischio concreto di vedere l’indennità liquidata a un soggetto non più titolare del diritto, con la conseguente necessità di avviare complesse e incerte azioni di recupero nei confronti di quest’ultimo.

A chi deve essere pagata l’indennità di esproprio se il proprietario reale è diverso da quello registrato al catasto?
Secondo i giudici di merito, la procedura espropriativa si svolge nei confronti dell’intestatario catastale, che viene considerato ‘creditore apparente’. Pertanto, l’ente pubblico è liberato dal suo obbligo se paga in buona fede a chi risulta proprietario dai registri catastali.

L’ente pubblico è considerato negligente se paga l’indennità al proprietario catastale senza ulteriori indagini?
No. La Corte d’Appello ha stabilito che l’ente non è tenuto a svolgere complesse indagini sulla proprietà effettiva, specialmente in presenza di operazioni societarie non trascritte. L’affidamento sulle risultanze catastali, in assenza di evidenti segnali di allarme, è considerato un comportamento in buona fede e non negligente.

Cosa succede se il vero proprietario di un immobile non aggiorna i dati catastali dopo un acquisto?
Il vero proprietario corre il rischio che l’indennità di esproprio venga legittimamente pagata al precedente proprietario (intestatario catastale). La sua omissione nell’aggiornare i registri può essere considerata una condotta colposa che contribuisce a causare il proprio danno, limitando la possibilità di chiedere un risarcimento all’ente pubblico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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