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Indennità di custodia: le tariffe del Demanio sono usi locali

Una società custode di beni sequestrati ha contestato il compenso ridotto. La Corte di Cassazione ha stabilito che per il calcolo dell’indennità di custodia, le tariffe dell’Agenzia del Demanio devono essere considerate “usi locali”, annullando la decisione del tribunale che aveva applicato una riduzione basata sul basso valore commerciale della merce.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Indennità di custodia: la Cassazione conferma che le tariffe del Demanio sono usi locali

Come si calcola il compenso per chi custodisce beni sequestrati quando la legge non prevede tariffe specifiche? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa chiarezza su un punto cruciale per i custodi giudiziari, stabilendo un importante principio in materia di indennità di custodia. La Corte ha ribadito che, in assenza di tabelle ministeriali, le tariffe approvate dall’Agenzia del Demanio possono essere considerate a tutti gli effetti “usi locali”, un criterio residuale previsto dalla normativa.

I Fatti di Causa

Una società, nominata custode giudiziario di un’ingente quantità di merce sequestrata (oltre 850.000 articoli), si è vista liquidare dal Tribunale un compenso notevolmente inferiore a quello richiesto. La società ha quindi proposto opposizione. Il Tribunale, in sede di opposizione, ha parzialmente accolto le ragioni della società, aumentando l’importo ma comunque applicando una decurtazione significativa. La motivazione del Tribunale si basava sulla convinzione che le tariffe dell’Agenzia del Demanio, invocate dalla società, non potessero essere qualificate come usi locali. Inoltre, il giudice aveva tenuto conto del basso valore commerciale della merce per ridurre il compenso, rifacendosi a un protocollo d’intesa locale ritenuto però privo di valore giuridico.

La Decisione del Tribunale e i Motivi del Ricorso

Insoddisfatta della decisione, la società ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando due violazioni di legge:
1. L’erronea esclusione delle tariffe dell’Agenzia del Demanio dalla nozione di usi locali, criterio previsto dal D.P.R. 115/2002 per la determinazione del compenso.
2. L’illegittima applicazione del criterio del valore commerciale della merce per ridurre l’indennità, sostenendo che il compenso dovesse essere calcolato unicamente in base all’ingombro e al lavoro necessario per la custodia.

L’importanza delle tariffe del Demanio per l’indennità di custodia

La normativa sulle spese di giustizia (D.P.R. n. 115/2002) stabilisce che l’indennità per il custode è determinata sulla base di tabelle approvate con decreto ministeriale. Tuttavia, per le categorie di beni non contemplate da tali tabelle, la legge prevede che il calcolo avvenga secondo gli “usi locali”.
È proprio su questo punto che si è concentrata la controversia. Il Tribunale aveva negato che le tariffe del Demanio potessero costituire un uso locale, creando un vuoto normativo che lo ha portato ad applicare criteri diversi e riduttivi, come quello basato sul valore della merce.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente i motivi del ricorso, cassando l’ordinanza del Tribunale. I giudici supremi hanno ribadito un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato (richiamando, tra le altre, la sentenza Cass. n. 11553/2019).

In primo luogo, la Corte ha affermato che le tariffe approvate dall’Agenzia del Demanio, pur non essendo formalmente legge, si configurano proprio come quegli usi locali a cui la normativa fa riferimento. Si tratta di una consuetudo secundum legem, ovvero una consuetudine che acquista efficacia perché è la legge stessa a richiamarla.

In secondo luogo, e di fondamentale importanza, la Cassazione ha chiarito che quando si è in presenza di un rinvio della legge agli usi, non è necessario dimostrare il requisito dell’ opinio iuris ac necessitatis (la convinzione che tale prassi sia giuridicamente obbligatoria). Il rinvio normativo è di per sé sufficiente a legittimare l’applicazione di quella pratica commerciale come criterio per la determinazione del compenso.

Infine, la Corte ha definito “erroneo” e “contraddittorio” il ragionamento del Tribunale, che da un lato negava valore giuridico a un protocollo locale, ma dall’altro usava la sua (erronea) applicazione da parte di alcuni giudici come pretesto per disapplicare le tariffe del Demanio. L’applicazione di un criterio basato sul valore commerciale della merce è stata quindi ritenuta illegittima, poiché l’indennità deve remunerare il servizio di custodia, che dipende dall’ingombro e dalla gestione, non dal valore intrinseco dei beni.

Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione consolida un principio di diritto fondamentale per la tutela dei custodi giudiziari. L’indennità di custodia per beni non coperti da tariffe specifiche deve essere determinata facendo riferimento agli usi locali, e le tariffe dell’Agenzia del Demanio costituiscono il parametro più affidabile a tal fine. Viene così esclusa la possibilità per i giudici di merito di ridurre discrezionalmente i compensi sulla base di criteri non previsti dalla legge, come il valore commerciale dei beni. La decisione è stata annullata e la causa rinviata al Tribunale di Roma per una nuova valutazione conforme ai principi enunciati.

Come si calcola il compenso per il custode di beni sequestrati se mancano tariffe specifiche?
Secondo la legge (D.P.R. 115/2002), se mancano tabelle ministeriali specifiche per una data categoria di beni, il compenso va determinato in base agli usi locali.

Le tariffe dell’Agenzia del Demanio possono essere considerate “usi locali”?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che le tariffe approvate dall’Agenzia del Demanio possono essere considerate come usi locali ai fini del calcolo dell’indennità di custodia, in quanto rappresentano una prassi commerciale consolidata a cui la legge stessa fa rinvio.

Il valore commerciale dei beni sequestrati può influire sulla determinazione dell’indennità di custodia?
No. La Corte ha chiarito che il compenso per la custodia remunera il servizio di conservazione, che è legato all’ingombro fisico della merce e al lavoro necessario, non al suo valore commerciale. Pertanto, ridurre l’indennità a causa dello scarso valore dei beni è illegittimo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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