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Indennità di custodia: gli usi locali prevalgono

La Corte di Cassazione ha stabilito che per calcolare l’indennità di custodia di beni sequestrati non previsti da tariffe nazionali, si deve fare riferimento agli ‘usi locali’. Questi possono includere le tabelle prefettizie per i sequestri amministrativi, senza necessità di riduzioni equitative. Il caso riguardava la custodia di materiale contraffatto. Il Ministero della Giustizia, che proponeva un importo inferiore, ha visto il suo ricorso respinto, confermando la decisione del Tribunale di merito che aveva aumentato significativamente l’indennità basandosi proprio su tali usi locali, provati in giudizio dalla società custode.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Indennità di custodia: la Cassazione chiarisce i criteri di calcolo

La corretta determinazione dell’indennità di custodia per i beni sottoposti a sequestro giudiziario rappresenta una questione di notevole importanza pratica, specialmente quando i beni non rientrano nelle categorie standardizzate. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un’importante interpretazione, stabilendo che in assenza di tariffe specifiche, il compenso del custode deve essere liquidato sulla base degli ‘usi locali’, i quali possono legittimamente coincidere con le tabelle prefettizie utilizzate per i sequestri amministrativi.

I Fatti del Caso: Dai CD Contraffatti alla Disputa sul Compenso

La vicenda ha origine dalla liquidazione di un’indennità di custodia per 18 colli contenenti materiale contraffatto (CD, DVD e locandine) sequestrati penalmente. Inizialmente, il Tribunale penale aveva liquidato un importo molto basso, circa 1.745 euro, sostenendo che i beni non rientrassero in categorie tariffarie predefinite e che la custodia non avesse richiesto un impegno particolare. La società incaricata della custodia, ritenendo il compenso inadeguato per un periodo di oltre 4.500 giorni, ha proposto opposizione.

La Decisione del Tribunale e l’Applicazione degli Usi Locali

In sede di opposizione, il Tribunale di Napoli ha radicalmente cambiato la valutazione. Accogliendo la richiesta della società custode, ha aumentato l’indennità di custodia a oltre 13.800 euro. La decisione si è basata sull’applicazione di un Decreto prefettizio e delle relative tabelle, considerati come espressione degli ‘usi locali’ ai sensi dell’art. 58 del D.P.R. 115/2002 (Testo Unico sulle spese di giustizia). Il Tribunale ha ritenuto che la società avesse correttamente provato l’esistenza di tali usi depositando la documentazione pertinente.

Il Ricorso in Cassazione del Ministero della Giustizia

Contro questa decisione, il Ministero della Giustizia ha presentato ricorso per cassazione, sollevando diverse obiezioni. In primo luogo, ha sostenuto che una parte del credito fosse prescritta. In secondo luogo, e più centralmente, ha criticato l’applicazione diretta delle tariffe prefettizie per sequestri amministrativi, ritenendo che il giudice avrebbe dovuto applicare dei correttivi, come riduzioni basate sullo stato di conservazione e la durata della custodia, o ricorrere all’applicazione analogica di tariffe previste per beni simili (es. veicoli).

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente il ricorso del Ministero. I giudici hanno chiarito che, per la liquidazione dell’indennità di custodia di beni non espressamente contemplati dal D.M. 265/2006, la normativa (art. 58, comma 2, D.P.R. 115/2002) indica come criterio residuale proprio quello degli ‘usi locali’.

La Corte ha specificato che:
1. Prova degli Usi Locali: Spetta alla parte che richiede il compenso, ovvero il custode, provare l’esistenza di tali usi. In questo caso, la società aveva soddisfatto l’onere depositando le tabelle prefettizie.
2. Valore delle Tabelle Prefettizie: Le tariffe stabilite dalle Prefetture per i sequestri amministrativi possono essere considerate a tutti gli effetti ‘usi locali’, poiché rappresentano una prassi consolidata per la determinazione dei corrispettivi in quel territorio. Non è necessaria una verifica della cosiddetta opinio iuris ac necessitatis (la convinzione che tale prassi sia giuridicamente obbligatoria), poiché il loro valore deriva direttamente dal rinvio operato dalla legge.
3. Inapplicabilità delle Riduzioni: Le riduzioni percentuali previste per altre categorie di beni (come i veicoli) non si applicano quando il compenso è determinato sulla base degli usi locali, come nel caso di specie.

La Corte ha anche respinto le altre doglianze, confermando che la questione della prescrizione era stata correttamente superata in sede di opposizione e che la condanna alle spese del Ministero era giustificata dalla sua soccombenza nel merito della causa.

Le Conclusioni

Questa pronuncia consolida un principio fondamentale per tutti gli operatori che svolgono attività di custodia giudiziaria. Quando si ha a che fare con beni per i quali non esistono tariffe ministeriali specifiche, il riferimento primario per la determinazione del compenso sono gli usi locali. Il custode diligente dovrà quindi attivarsi per reperire e produrre in giudizio le tabelle prefettizie o altre prove documentali che attestino le prassi tariffarie del luogo, al fine di vedersi riconosciuta una giusta indennità di custodia. La decisione rafforza la tutela dei custodi, garantendo che il loro compenso sia ancorato a criteri oggettivi e territorialmente riconosciuti, piuttosto che a valutazioni puramente equitative.

Come si calcola l’indennità di custodia per beni sequestrati non previsti da tabelle ministeriali?
L’indennità deve essere determinata sulla base degli ‘usi locali’, come previsto dall’art. 58, comma 2, del D.P.R. 115/2002. La parte che richiede il compenso ha l’onere di provare quali siano tali usi.

Le tabelle delle Prefetture per i sequestri amministrativi possono essere considerate ‘usi locali’ per un sequestro giudiziario?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che le tabelle prefettizie possono essere utilizzate come riferimento per gli ‘usi locali’ anche in ambito giudiziario, in quanto rappresentano prassi consolidate per la determinazione dei compensi in un dato territorio.

Quando si applicano gli usi locali per calcolare il compenso, è necessario applicare anche le riduzioni previste per altre categorie di beni?
No. La sentenza chiarisce che se il compenso è stabilito in base agli usi locali, non si applicano le riduzioni percentuali previste specificamente per altre categorie di beni (come quelle per i veicoli in base allo stato di conservazione o al tempo trascorso).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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