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Indennità di amministrazione: esclusa dalla tredicesima

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2266/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni dipendenti del Ministero della Giustizia. I ricorrenti chiedevano l’inclusione della loro indennità di amministrazione nel calcolo della tredicesima mensilità e della quota A della pensione. La Corte ha confermato l’orientamento consolidato secondo cui tale indennità, per legge e contratto, è corrisposta per dodici mensilità e non rientra nella base di calcolo della tredicesima. Analogamente, ai fini pensionistici, concorre solo alla formazione della ‘quota B’ e non della ‘quota A’, a causa del principio di tassatività delle componenti della base pensionabile.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Indennità di Amministrazione: No a Tredicesima e Quota A della Pensione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato la questione della computabilità della indennità di amministrazione nel calcolo della tredicesima mensilità e della quota A del trattamento pensionistico per i dipendenti pubblici. La decisione conferma un orientamento giurisprudenziale consolidato, respingendo le richieste dei lavoratori e chiarendo i confini applicativi di questo specifico emolumento retributivo.

I Fatti del Caso: Il Contenzioso dei Dipendenti Pubblici

Un gruppo di dipendenti del Ministero della Giustizia si era rivolto al Tribunale del Lavoro per ottenere il riconoscimento del proprio diritto a includere l’indennità di amministrazione nella base di calcolo della tredicesima mensilità e della cosiddetta “quota A” della pensione. Chiedevano, inoltre, il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali subiti.

In primo grado, il Tribunale aveva accolto le loro domande, condannando l’Amministrazione al pagamento degli arretrati e alla ricostruzione della carriera. Tuttavia, la Corte d’Appello, su impugnazione del Ministero, aveva completamente ribaltato la decisione, rigettando tutte le istanze dei lavoratori. Contro questa sentenza, i dipendenti hanno proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione: Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso dei lavoratori inammissibile. La decisione si fonda principalmente su vizi procedurali del ricorso stesso, ma la Corte non ha mancato di ribadire la correttezza della decisione di merito della Corte d’Appello, in linea con la propria giurisprudenza costante.

La Genericità e l’Irrilevanza dei Motivi d’Appello

Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché formulato in modo eterogeneo e generico. I ricorrenti hanno citato norme non pertinenti alla materia del contendere (come quelle sulla responsabilità per lite temeraria o sulla responsabilità extracontrattuale) e non hanno sviluppato una critica puntuale e specifica contro la motivazione della sentenza impugnata. In sostanza, il ricorso non si è confrontato con le norme di legge e di contrattazione collettiva applicabili, né con la consolidata giurisprudenza di legittimità sul punto.

Le Motivazioni: L’esclusione dell’indennità di amministrazione è legittima

Pur dichiarando l’inammissibilità, la Corte ha colto l’occasione per riaffermare i principi giuridici che regolano la materia, fornendo una chiara spiegazione del perché l’indennità di amministrazione non possa essere inclusa negli emolumenti richiesti.

La Tredicesima Mensilità

Richiamando le proprie Sezioni Unite (sent. n. 14698/2005), la Corte ha spiegato che non esiste un principio generale di “onnicomprensività” della retribuzione per il calcolo della tredicesima. Le norme di legge e i contratti collettivi (CCNL) del comparto Ministeri escludono espressamente che la tredicesima debba commisurarsi alla “retribuzione individuale mensile” comprensiva di tutti gli assegni fissi e continuativi. In particolare, la contrattazione collettiva specifica che l’indennità di amministrazione viene corrisposta “per dodici mensilità”, escludendola implicitamente dalla gratifica natalizia.

Il Trattamento Pensionistico (Quota A e Quota B)

Per quanto riguarda la pensione, la Corte ha chiarito la distinzione tra “quota A” e “quota B”.
– La quota A, relativa alle anzianità contributive maturate fino al 31 dicembre 1992, è calcolata sulla base di una lista tassativa di voci retributive previste dalla legge (art. 43 del d.P.R. n. 1092/1973). L’indennità di amministrazione non rientra in questo elenco.
– La quota B, relativa alle anzianità maturate dal 1° gennaio 1993, ha una base di calcolo più ampia che include anche voci accessorie. L’indennità di amministrazione, pertanto, è parzialmente pensionabile e concorre a formare la quota B, ma non la quota A.

Le Conclusioni: Implicazioni della Sentenza

L’ordinanza della Cassazione rappresenta un’importante conferma dei principi che regolano la struttura della retribuzione nel pubblico impiego. Ribadisce che non tutte le componenti fisse e continuative dello stipendio concorrono automaticamente a formare la base di calcolo per ogni istituto retributivo o previdenziale. Per i dipendenti pubblici, ciò significa che l’indennità di amministrazione, pur essendo una parte stabile del loro trattamento economico, non incrementa l’importo della tredicesima mensilità e contribuisce solo parzialmente alla pensione, secondo le regole specifiche previste per le quote A e B. La decisione sottolinea inoltre l’importanza di formulare i ricorsi in modo tecnicamente corretto, pena la loro inammissibilità.

L’indennità di amministrazione va inclusa nel calcolo della tredicesima mensilità?
No. La Corte di Cassazione ha confermato che, in base alla legge e alla contrattazione collettiva, questa indennità è corrisposta per dodici mensilità e non rientra nella base di calcolo della tredicesima.

L’indennità di amministrazione rientra nella “quota A” interamente pensionabile del trattamento di quiescenza?
No. L’indennità concorre a formare solo la cosiddetta “quota B” della pensione. La “quota A” è calcolata su un elenco tassativo di voci retributive stabilito dalla legge, nel quale l’indennità di amministrazione non è inclusa.

Perché il ricorso dei lavoratori è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi erano formulati in modo generico ed eterogeneo, con riferimenti normativi non pertinenti. Non è stata mossa una critica specifica e puntuale alla motivazione della sentenza d’appello e alla giurisprudenza consolidata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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