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Indennità del custode penale: il termine di decadenza

Una società, custode di beni in un procedimento penale, ha richiesto la liquidazione della propria indennità oltre il termine di 100 giorni dalla cessazione dell’incarico. Il Tribunale ha dichiarato la decadenza del diritto, applicando una norma generale prevista per gli ausiliari del magistrato. La società ha fatto ricorso in Cassazione, sostenendo che la norma specifica per l’indennità del custode penale non prevede alcun termine di decadenza. Data la presenza di un contrasto giurisprudenziale, la Corte di Cassazione ha sospeso la decisione e ha rimesso la questione alle Sezioni Unite per un pronunciamento definitivo.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Indennità del custode penale: 100 giorni o nessun termine?

La questione del termine per richiedere l’indennità del custode penale è al centro di un importante dibattito giuridico, tanto da richiedere l’intervento delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione. Un’ordinanza interlocutoria ha sospeso un giudizio per fare chiarezza su un punto cruciale: il custode di beni sequestrati in un procedimento penale ha solo 100 giorni per chiedere il proprio compenso, oppure la norma specifica che lo riguarda non prevede scadenze?

I Fatti di Causa

Una società di logistica, incaricata della custodia di beni sequestrati in un procedimento penale, terminava il proprio incarico il 7 marzo 2013. Successivamente, in data 4 aprile 2014, presentava istanza per la liquidazione della propria indennità. Inizialmente, il Giudice per le Indagini Preliminari liquidava l’importo richiesto.

Tuttavia, la Procura della Repubblica si opponeva a tale decisione. Il Tribunale, accogliendo l’opposizione, annullava il decreto di liquidazione. La motivazione del Tribunale si basava su un orientamento giurisprudenziale secondo cui anche il custode, in qualità di ausiliario del magistrato, è soggetto al termine di decadenza di 100 giorni previsto dall’art. 71 del d.p.r. 115/2002 per presentare la domanda di liquidazione.

La Questione Giuridica sul Termine per l’Indennità del Custode Penale

Il cuore del problema risiede nel coordinamento di due norme del Testo Unico sulle Spese di Giustizia (d.p.r. 115/2002):

* Art. 71: Stabilisce un termine di decadenza di 100 giorni per gli ausiliari del magistrato per presentare la domanda di liquidazione del compenso.
* Art. 72: Disciplina specificamente il compenso del custode, ma non menziona alcun termine di decadenza.

La società custode ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il Tribunale avesse errato. Secondo la difesa, l’art. 72 costituisce una norma speciale che deroga a quella generale dell’art. 71. Poiché le norme sulla decadenza sono di stretta interpretazione e non possono essere applicate per analogia, la mancanza di un termine esplicito nell’art. 72 dovrebbe significare che non esiste alcuna scadenza per la richiesta di compenso. In subordine, la società ha invocato il principio del prospective overruling, sostenendo che, al momento della presentazione della domanda, l’orientamento giurisprudenziale prevalente escludeva l’applicazione della decadenza, generando un legittimo affidamento che non poteva essere pregiudicato da un successivo cambiamento di interpretazione.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha rilevato l’esistenza di un serio contrasto giurisprudenziale sulla questione. Da un lato, un orientamento estende il termine di decadenza di 100 giorni anche al custode, considerandolo a tutti gli effetti un ausiliario del magistrato. Dall’altro, un diverso filone giurisprudenziale valorizza la specialità dell’art. 72, escludendo l’applicazione di termini non espressamente previsti.

Questa incertezza interpretativa ha un impatto significativo sulla certezza del diritto e sulla tutela dei diritti dei custodi. Per questo motivo, la Corte ha ritenuto necessario investire della questione le Sezioni Unite, l’organo supremo della Cassazione, al fine di fornire una soluzione univoca e definitiva. L’ordinanza interlocutoria non decide quindi il caso, ma lo ‘congela’ in attesa del principio di diritto che verrà formulato dalle Sezioni Unite.

Le Conclusioni

La decisione di rimettere la questione alle Sezioni Unite è di fondamentale importanza. Il pronunciamento che ne deriverà farà finalmente chiarezza su un aspetto pratico e rilevante per tutti coloro che svolgono l’attività di custode nel settore penale. Si stabilirà se la richiesta di indennità del custode penale debba essere presentata entro un termine stringente di 100 giorni, a pena di decadenza, o se la normativa speciale consenta una maggiore flessibilità. La futura sentenza avrà il compito di bilanciare le esigenze di celerità del procedimento di liquidazione con il diritto del custode a vedere remunerata la propria attività.

Entro quale termine il custode di beni sequestrati deve chiedere il proprio compenso?
Attualmente la questione è controversa. Secondo un’interpretazione, si applica il termine di decadenza di 100 giorni previsto per tutti gli ausiliari del magistrato (art. 71 d.p.r. 115/2002). Secondo un’altra, la norma specifica per i custodi (art. 72) non prevede alcun termine. La Corte di Cassazione ha rimesso la decisione alle Sezioni Unite per risolvere questo contrasto.

Perché la Corte di Cassazione non ha deciso direttamente il caso?
La Corte ha riscontrato un significativo e persistente contrasto giurisprudenziale sulla questione. Per garantire la certezza del diritto e fornire un’interpretazione uniforme e vincolante per tutti i giudici, ha ritenuto necessario rimettere la decisione al suo organo più autorevole, le Sezioni Unite.

Cosa accade ora al ricorso presentato dalla società custode?
Il procedimento è sospeso. La trattazione del ricorso è stata rinviata a un momento successivo, in attesa che le Sezioni Unite si pronuncino sulla questione di diritto. La decisione finale sul caso specifico dipenderà dal principio che verrà stabilito dalle Sezioni Unite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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