Indennità del custode penale: 100 giorni o nessun termine?
La questione del termine per richiedere l’indennità del custode penale è al centro di un importante dibattito giuridico, tanto da richiedere l’intervento delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione. Un’ordinanza interlocutoria ha sospeso un giudizio per fare chiarezza su un punto cruciale: il custode di beni sequestrati in un procedimento penale ha solo 100 giorni per chiedere il proprio compenso, oppure la norma specifica che lo riguarda non prevede scadenze?
I Fatti di Causa
Una società di logistica, incaricata della custodia di beni sequestrati in un procedimento penale, terminava il proprio incarico il 7 marzo 2013. Successivamente, in data 4 aprile 2014, presentava istanza per la liquidazione della propria indennità. Inizialmente, il Giudice per le Indagini Preliminari liquidava l’importo richiesto.
Tuttavia, la Procura della Repubblica si opponeva a tale decisione. Il Tribunale, accogliendo l’opposizione, annullava il decreto di liquidazione. La motivazione del Tribunale si basava su un orientamento giurisprudenziale secondo cui anche il custode, in qualità di ausiliario del magistrato, è soggetto al termine di decadenza di 100 giorni previsto dall’art. 71 del d.p.r. 115/2002 per presentare la domanda di liquidazione.
La Questione Giuridica sul Termine per l’Indennità del Custode Penale
Il cuore del problema risiede nel coordinamento di due norme del Testo Unico sulle Spese di Giustizia (d.p.r. 115/2002):
* Art. 71: Stabilisce un termine di decadenza di 100 giorni per gli ausiliari del magistrato per presentare la domanda di liquidazione del compenso.
* Art. 72: Disciplina specificamente il compenso del custode, ma non menziona alcun termine di decadenza.
La società custode ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il Tribunale avesse errato. Secondo la difesa, l’art. 72 costituisce una norma speciale che deroga a quella generale dell’art. 71. Poiché le norme sulla decadenza sono di stretta interpretazione e non possono essere applicate per analogia, la mancanza di un termine esplicito nell’art. 72 dovrebbe significare che non esiste alcuna scadenza per la richiesta di compenso. In subordine, la società ha invocato il principio del prospective overruling, sostenendo che, al momento della presentazione della domanda, l’orientamento giurisprudenziale prevalente escludeva l’applicazione della decadenza, generando un legittimo affidamento che non poteva essere pregiudicato da un successivo cambiamento di interpretazione.
Le Motivazioni
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha rilevato l’esistenza di un serio contrasto giurisprudenziale sulla questione. Da un lato, un orientamento estende il termine di decadenza di 100 giorni anche al custode, considerandolo a tutti gli effetti un ausiliario del magistrato. Dall’altro, un diverso filone giurisprudenziale valorizza la specialità dell’art. 72, escludendo l’applicazione di termini non espressamente previsti.
Questa incertezza interpretativa ha un impatto significativo sulla certezza del diritto e sulla tutela dei diritti dei custodi. Per questo motivo, la Corte ha ritenuto necessario investire della questione le Sezioni Unite, l’organo supremo della Cassazione, al fine di fornire una soluzione univoca e definitiva. L’ordinanza interlocutoria non decide quindi il caso, ma lo ‘congela’ in attesa del principio di diritto che verrà formulato dalle Sezioni Unite.
Le Conclusioni
La decisione di rimettere la questione alle Sezioni Unite è di fondamentale importanza. Il pronunciamento che ne deriverà farà finalmente chiarezza su un aspetto pratico e rilevante per tutti coloro che svolgono l’attività di custode nel settore penale. Si stabilirà se la richiesta di indennità del custode penale debba essere presentata entro un termine stringente di 100 giorni, a pena di decadenza, o se la normativa speciale consenta una maggiore flessibilità. La futura sentenza avrà il compito di bilanciare le esigenze di celerità del procedimento di liquidazione con il diritto del custode a vedere remunerata la propria attività.
Entro quale termine il custode di beni sequestrati deve chiedere il proprio compenso?
Attualmente la questione è controversa. Secondo un’interpretazione, si applica il termine di decadenza di 100 giorni previsto per tutti gli ausiliari del magistrato (art. 71 d.p.r. 115/2002). Secondo un’altra, la norma specifica per i custodi (art. 72) non prevede alcun termine. La Corte di Cassazione ha rimesso la decisione alle Sezioni Unite per risolvere questo contrasto.
Perché la Corte di Cassazione non ha deciso direttamente il caso?
La Corte ha riscontrato un significativo e persistente contrasto giurisprudenziale sulla questione. Per garantire la certezza del diritto e fornire un’interpretazione uniforme e vincolante per tutti i giudici, ha ritenuto necessario rimettere la decisione al suo organo più autorevole, le Sezioni Unite.
Cosa accade ora al ricorso presentato dalla società custode?
Il procedimento è sospeso. La trattazione del ricorso è stata rinviata a un momento successivo, in attesa che le Sezioni Unite si pronuncino sulla questione di diritto. La decisione finale sul caso specifico dipenderà dal principio che verrà stabilito dalle Sezioni Unite.
Testo del provvedimento
Ordinanza interlocutoria di Cassazione Civile Sez. 2 Num. 27762 Anno 2025
Civile Ord. Sez. 2 Num. 27762 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data pubblicazione: 17/10/2025
ORDINANZA INTERLOCUTORIA
sul ricorso iscritto al n. 10474/2024 R.G. proposto da :
RAGIONE_SOCIALE, difesa da ll’avvocato COGNOME COGNOME NOME
-ricorrente-
contro
PROCURA DELLA REPUBBLICA DI TRIESTE
-intimata- avverso SENTENZA di TRIBUNALE TRIESTE n. 224/2024 depositata il 04/03/2024.
Udita la relazione svolta nella camera di consiglio del 25/09/2025 dal Consigliere NOME COGNOME.
FATTI DI CAUSA
La società RAGIONE_SOCIALE, custode di 15 balle di ritagli di misto lana sequestrate in un procedimento penale, dopo la cessazione della custodia avvenuta il 07/03/2013, presentava in data 04/04/2014 istanza per la liquidazione della relativa indennità di €
971,25. Con decreto del 25/05/2023, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trieste liquidava l’importo.
Su opposizione della Procura della Repubblica, il Tribunale di Trieste ha annullato il decreto di liquidazione, compensando le spese di lite per la novità della questione. Il Tribunale aderisce all’orientamento della giurisprudenza di legittimità che, valorizzando l’art. 3 lett. n) d.p.r. 115/2002, inquadra il custode tra gli ausiliari del magistrato, con conseguente applicazione anche al custode del termine decadenziale di 100 giorni dell’art. 71 d.p.r. 115/2002 per la domanda di liquidazione. La diversa previsione dell’art. 72 (compenso del custode) non giustifica per il Tribunale un regime diverso rispetto agli altri ausiliari. L’orientamento della giurisprudenza penale penale richiamato dalla società custode è ritenuto superato. Ne è fatta derivare l’intervenuta decadenza per tardiva presentazione dell’istanza.
Ricorre in cassazione la RAGIONE_SOCIALE con due motivi di ricorso, illustrati da memoria. La Procura della Repubblica è rimasta intimata. Il consigliere delegato ha proposto la definizione del ricorso per manifesta infondatezza. La ricorrente ne ha chiesto la decisione.
RAGIONI DELLA DECISIONE
1. – Con il primo motivo si denuncia la violazione e falsa applicazione degli artt. 71 e 72 d.p.r. 115/2002, in relazione agli artt. 12 e 14 delle preleggi. Si sostiene che il Tribunale ha errato nell’estendere in via interpretativa il termine di decadenza di cento giorni, previsto dall’art. 71, alla domanda di liquidazione dell’indennità del custode penale, la quale è invece specificamente disciplinata dal successivo art. 72, che non contempla alcun termine decadenziale. Si invoca il principio di specialità, il divieto di applicazione analogica delle norme sulla decadenza e la diversa funzione del custode penale rispetto a quello civile.
Con il secondo motivo, in via gradata, si denuncia la violazione e falsa applicazione degli artt. 71 e 72 d.p.r. 115/2002, in relazione alla tutela dell’affidamento e ai principi di certezza del diritto, garantiti dal prospective overruling. Si assume in altri termini che, al momento della presentazione dell’istanza, l’orientamento consolidato delle sezioni penali escludeva l’applicazione della decadenza, ingenerando un legittimo affidamento che il successivo mutamento di giurisprudenza non può pregiudicare.
– La questione al centro del ricorso è stata rimessa alle Sezioni unite con interlocutoria n. 15046/2025. Pertanto, si dispone il rinvio della trattazione del ricorso a nuovo ruolo.
P.Q.M.
La Corte dispone il rinvio della trattazione a nuovo ruolo.
Così deciso in Roma, il 25/09/2025.
Il Presidente NOME COGNOME